Netanyahu all’Onu: “L’ampliamento della cerchia della pace non rende la pace tra Israele e palestinesi meno, ma più probabile”

Rivelando siti di armi Hezbollah nel cuore di Beirut, il primo ministro israeliano ha chiesto alla comunità internazionale di fermare l’Iran: “Quando arabi e israeliani concordano su qualcosa, gli altri farebbero bene a prestare attenzione”

Di Benjamin Netanyahu

Durante il suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu mostra l’ingresso di un deposito di armi di Hezbollah vicino a una stazione di servizio nel quartiere Janah di Beirut

Riportiamo il testo integrale del discorso rivolto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu martedì 29 settembre 2020

Il Medio Oriente non è proprio famoso per la produzione di buone notizie e pochi si aspettavano che quest’anno sarebbe stato diverso. La pandemia sta devastando la nostra parte del mondo come ogni altra. E tuttavia, sono lieto di informarvi che quest’anno posso portarvi buone notizie dal Medio Oriente. Posso infatti riportare due buone notizie.

Questo stesso mese, in una cerimonia alla Casa Bianca ospitata dal presidente Trump, Israele ha firmato degli accordi storici con gli Emirati Arabi Uniti e il Regno del Bahrein. E’ il primo trattato di pace tra Israele e un paese arabo dopo più di un quarto di secolo. Ed è la prima volta che due accordi di pace tra Israele e paesi arabi vengono firmati nello stesso giorno. Questi nuovi accordi porteranno ai nostri popoli le benedizioni della pace e gli enormi vantaggi che derivano da maggiori scambi, maggiori investimenti, maggiori commercio, trasporti, turismo e una maggiore cooperazione in tanti altri campi. E non ho dubbi che altri paesi arabi e musulmani si uniranno presto,molto presto, alla cerchia della pace.

Questa buona notizia sulla pace è arrivata grazie a una chiara rottura rispetto alle strategie fallimentari del passato. Per troppo tempo i palestinesi hanno esercitato di fatto un potere di veto sulla pace tra Israele e il mondo arabo in generale. Per decenni, ogni progresso è stato bloccato e tenuto in ostaggio da richieste palestinesi completamente irrealistiche, come la pretesa che Israele si ritirasse sulle linee indifendibili del 1967 e mettesse la propria sicurezza nelle mani di altri, o la pretesa che Israele espellesse decine di migliaia di ebrei dalle loro case commettendo in pratica una pulizia etnica, o la pretesa che Israele assorbisse milioni di palestinesi, discendenti dei profughi di una guerra scatenata dai palestinesi contro Israele più di mezzo secolo fa. Naturalmente queste richieste, insieme a molte altre, sono del tutto irricevibili per qualsiasi governo israeliano responsabile. Eppure per anni, molti nella comunità internazionale hanno assecondato queste assurde pretese palestinesi e, di conseguenza, hanno perso tempo nel cercare di promuovere un’illusione che non si avvererà, anziché adoperarsi per una soluzione realistica che possa concretizzarsi.

Immagini dal discorso di Benjamin Netanyahu all’Assemblea Generale dell’Onu

Fortunatamente il presidente Trump ha scelto un percorso diverso per la pace, un percorso ancorato alla realtà. Ha riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele, ha riconosciuto la sovranità di Israele sulle alture del Golan e ha presentato un piano di pace realistico che riconosce i diritti di Israele, fa i conti con le vitali esigenze di sicurezza d’Israele e offre ai palestinesi un percorso in avanti realistico e dignitoso, se fanno la pace con Israele. I critici hanno sostenuto che ciascuno di questi passaggi del presidente Trump avrebbe ucciso ogni possibilità di pace. Beh, si sbagliavano. E di grosso. Quei passi hanno promosso la pace. Ora, due stati arabi hanno deciso di fare la pace con Israele. E altri seguiranno. L’ampliarsi della cerchia della pace non renderà un accordo tra Israele e palestinesi meno probabile: renderà la pace tra israeliani e palestinesi più probabile. I dirigenti palestinesi si renderanno conto sempre più di non avere più il potere di veto sulla pace e sul progresso nella nostra regione e, c’è da sperare, decideranno infine di fare la pace con lo stato ebraico. E quando questo accadrà, Israele sarà pronto. Io sarò pronto e disponibile a negoziare sulla base del piano Trump, per porre fine una volta per tutte al nostro conflitto con i palestinesi.

Israele e stati del mondo arabo non solo sono uniti nel promuovere la pace. Siamo uniti nell’affrontare il più grande nemico della pace in Medio Oriente: l’Iran. L’Iran attacca arbitrariamente e ripetutamente i suoi vicini, e i suoi gregari terroristici sono direttamente implicati nelle violenze in tutto il Medio Oriente, dall’Iraq alla Siria, allo Yemen, a Gaza e, naturalmente, in Libano. Abbiamo visto tutti la terribile esplosione al porto di Beirut il mese scorso. L’esplosione è avvenuta qui [mostrando una foto satellitare ndr]. Questo è il porto di Beirut. Duecento persone sono morte, migliaia di persone sono rimaste ferite e un quarto di milione di persone sono rimaste senza casa. Ed ecco qui dove potrebbe avvenire la prossima esplosione. Proprio qui. Questo è il quartiere Janah di Beirut. È proprio accanto all’aeroporto internazionale. E qui Hezbollah tiene un deposito segreto di armi. Questo deposito segreto di armi, esattamente qui, è adiacente, a un metro di distanza, da un’azienda del gas. Queste sono bombole di gas, esattamente qui. È a pochi metri da una stazione di servizio. Dista cinquanta metri dall’azienda del gas. Qui ci sono altri camion di gas. E’ incuneato fra abitazioni civili, qui e qui. Per gli abitanti del quartiere Janah, ecco qua le coordinate esatte. Ora voglio mostrarvi l’ingresso alla fabbrica di missili di Hezbollah. Perché di questo si tratta. Ecco qui. Questa è l’azienda del gas e questo è il deposito di esplosivi missilistici. Io dico alla gente di Janah: dovete agire adesso, dovete protestare per questo. Perché se questa cosa esplode, è un’altra tragedia. E dico al popolo del Libano: Israele non intende farvi del male, ma l’Iran sì. L’Iran e Hezbollah hanno deliberatamente messo voi e le vostre famiglie in grave pericolo. E quello che dovreste mettere in chiaro è che ciò che hanno fatto è inaccettabile. Dovreste dirglielo, e demolire questi depositi. Solo pochi giorni fa uno di questi depositi è esploso ad Ain Qana, nel sud del Libano. Ecco perché la comunità internazionale deve insistere affinché Hezbollah la smetta di usare il Libano e i civili libanesi come scudi umani.

Tre siti di produzione di missili Hezbollah segnalati dalle Forze di Difesa israeliane a Beirut, non lontano dal luogo dell’esplosione del porto del 4 agosto

Dobbiamo tutti opporci all’Iran e il presidente Trump merita il plauso per aver fatto esattamente questo. Innanzitutto, lodo il presidente Trump per essersi ritirato dall’errato accordo nucleare con l’Iran. Nel 2015 ero solo, tra i leader mondiali, ad oppormi al vergognoso accordo sul nucleare fatto con l’Iran. Mi opponevo perché l’accordo nucleare non bloccava l’iter dell’Iran verso la bomba: in realtà gli apriva la strada. Mi opponevo perché le restrizioni al programma nucleare iraniano previste dall’accordo erano solo temporanee e non erano in alcun modo legate a un cambiamento di comportamento da parte dell’Iran. Ora l’Iran ha violato anche quelle restrizioni temporanee. A causa di queste violazioni, in pochi mesi l’Iran avrà abbastanza uranio arricchito per due bombe nucleari. E l’Iran ha anche lavorato a una nuova generazione di centrifughe, chiamata IR9, che moltiplicherà di cinquanta volte le sue capacità di arricchimento. Non c’è dubbio che l’Iran sta perseguendo armi nucleari. L’archivio nucleare, un tempo segreto, di cui gli agenti israeliani sono venuti in possesso nel cuore di Teheran lo dimostra senza ombra di dubbio. Mentre ci si muoveva verso l’accordo sul nucleare, a Israele veniva detto, soprattutto dai nostri amici europei, che qualsiasi violazione iraniana avrebbe incontrato una risposta rapida e severa. Ma di fronte alle sfrontate violazioni dell’Iran, di fronte alle prove inconfutabili dell’archivio nucleare, il Consiglio di Sicurezza non ha fatto assolutamente nulla.

Insieme col fallimento dell’accordo nucleare, il Consiglio di Sicurezza si rifiuta ancora di vedere ciò che era ovvio per chiunque capisse qualcosa di Medio Oriente. Anziché frenare l’aggressività dell’Iran, l’accordo sul nucleare l’ha alimentata e finanziata. Cinque anni fa, rimuovendo le sanzioni contro l’Iran le principali potenze mondiali hanno aperto la gabbia di una tigre, limitandosi semplicemente a sperare per il meglio. Invece, esattamente come avevo avvertito cinque anni fa, adesso noi che viviamo in Medio Oriente stiamo subendo le conseguenze di quell’accordo irresponsabile. Un Iran più ricco e incentivato ha utilizzato i miliardi che sono affluiti nelle sue casse per alimentare la sua campagna di carneficina e di conquista in tutta la regione. Per fortuna il presidente Trump ha identificato il disastroso accordo nucleare per quello che era, e ha agito. Ha ripristinato le sanzioni statunitensi, ha costretto i paesi a scegliere tra fare affari con l’America o fare affari con l’Iran, ha eliminato il terrorista più pericoloso del mondo, Qassem Suleimani. E il mese scorso, quando il Consiglio di Sicurezza si è rifiutato di estendere un embargo sulle armi all’Iran, gli Stati Uniti hanno reintrodotto le sanzioni.

Se il Consiglio di Sicurezza è diviso, noi nella regione siamo uniti. Sia gli arabi che gli israeliani sollecitano insieme un’azione dura contro l’Iran. E quando arabi e israeliani sono d’accordo, gli altri dovrebbero prestare attenzione. Israele esorta tutti i membri del Consiglio di Sicurezza a schierarsi con gli Stati Uniti contro l’aggressione dell’Iran, a schierarsi al loro fianco nell’esigere che l’Iran metta fine una volta per tutte al suo programma di armi nucleari, a schierarsi a fianco degli Stati Uniti nel fronteggiare il più grande pericolo per la pace nella nostra regione. Se lo farete, ho fiducia che negli anni a venire potremo festeggiare altre buone notizie dal Medio Oriente. Buone notizie per Israele. Buone notizie per i nostri vicini arabi. E buone notizie per il mondo, per tutti coloro che desiderano pace, sicurezza e prosperità.

(Da: MFA, Prime Minister’s Media Adviser, 29.9.20)