Netanyahu: “Il Consiglio Onu per i diritti umani indaghi i crimini di guerra dei veri terroristi”

Dopo le dimissioni del presidente della Commissione Onu pregiudizialmente schierato contro Israele

I veri crimini di guerra: Muath al-Kasaesbeh, pilota giordano, bruciato vivo dagli jihadisti dell’ISIS

I veri crimini di guerra: Muath al-Kasaesbeh, pilota giordano, bruciato vivo dagli jihadisti dell’ISIS

La Commissione delle Nazioni Unite incaricata di indagare presunti crimini di guerra di Israele a Gaza dovrebbe essere “accantonata” ora che il suo presidente si è dimesso per l’accusa, rivelatasi fondata, che non era imparziale bensì prevenuto contro Israele. Lo ha detto martedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a proposito della Commissione istituita la scorsa estate dal Consiglio Onu per i diritti umani: un organismo pregiudizialmente anti-israeliano, ha sottolineato Netanyahu, “le cui decisioni rivelano come non abbia nulla a che fare con i diritti umani”. Netanyahu ha ricordato che, solo nel 2014, il Consiglio Onu per i diritti umani ha approvato più risoluzioni contro Israele di quante ne abbia approvate contro Iran, Siria e Corea del Nord messi insieme. “Sono Hamas, le altre organizzazioni terroristiche e i regimi terroristici intorno a noi quelli che dovrebbero essere indagati – ha detto il primo ministro israeliano – e non Israele, che la scorsa estate ha agito in conformità al diritto internazionale, difendendosi dai criminali di guerra di Hamas che utilizzavano i residenti di Gaza come scudi umani per sparare sui cittadini israeliani. Israele continuerà a difendersi contro il terrorismo diretto contro di noi da tutti i fronti”.

La dichiarazione di Netanyahu giunge a seguito della notizia che il giurista canadese William Schabas si è dimesso da presidente della Commissione d’indagine istituita lo scorso luglio su richiesta palestinese. Sin dall’inizio Israele non ha cooperato con i lavori di questa Commissione, a differenza di quanto fa con altri organismi internazionali, perché affermava che il suo stesso mandato e la sua composizione, a partire dalla scelta del presidente, erano pregiudizialmente ostili a Israele, e che le sue conclusioni erano di fatto già decise e note in anticipo.

“Immagina come sarebbe stata diversa la storia se avessimo avuto le Forze di Difesa israeliane durante la Shoà. Avremmo fatto intervenire unità dell’esercito per fermare i nazisti” – “Vero. Naturalmente gli europei avrebbero condannato le nostre azioni…” – “…e ci avrebbero accusato di crimini di guerra!”

All’indomani stesso della nomina a presidente della Commissione, Schabas si trovò al centro delle critiche. “Già al momento della decisione del 23 luglio di istituire la Commissione, il primo ministro e il ministro degli esteri avevano dichiarato che il Consiglio Onu dei diritti dell’uomo era stato da tempo trasformato in un ‘Consiglio per i diritti del terrorismo’ e in un tribunale-farsa le cui indagini sono pre-determinate – ha spiegato il portavoce del ministero degli esteri israeliano Yigal Palmor in un comunicato – Poco dopo, la nomina del presidente della Commissione, le cui opinioni pregiudizialmente anti-israeliane erano note a tutti, dimostrava al di là di ogni dubbio, se mai ce ne fosse stato bisogno, che Israele non poteva aspettarsi nessuna vera giustizia da questo organismo, il cui rapporto era di fatto già scritto e tutto ciò che restava da fare era decidere chi dovesse firmarlo”.

Israele, con una lettera del suo ambasciatore presso le Nazioni Unite a Ginevra Eviatar Manor indirizzata al Presidente del Consiglio dei Diritti Umani Joachim Ruecker, aveva denunciato quello che definiva “un palese conflitto di interessi” di Schabas, chiedendone le dimissioni.

Nella lettera di dimissioni dello scorso 30 gennaio, divulgata martedì dalla Reuters, Schabas ammette d’essere stato pagato dall’Olp 1.300 dollari, nell’ottobre 2012, per un parere legale, ma sostiene d’aver agito come presidente della Commissione in piena “indipendenza e imparzialità”.

Secondo fonti diplomatiche, la ex-Commissione Schabas produrrà comunque il suo rapporto il mese prossimo, come previsto, nonostante le dimissioni del presidente.

(Da: YnetNews, Israel HaYom, 3.2.15)