Netanyahu: “Israele non ripeterà mai più l’errore di non prevenire un attacco nemico”
45 anni fa, nel giorno di Kippur, l’aggressione siro-egiziana che costò la vita a 2.700 israeliani
Alla vigilia del 45esimo anniversario della guerra di Yom Kippur, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che Israele non ripeterà mai più l’errore commesso nel 1973 di non aver anticipato l’attacco nemico.
Quell’anno, Siria ed Egitto attaccarono a sorpresa Israele da nord e da sud proprio nella solenne giornata di digiuno del calendario ebraico (che quest’anno ricorre dalla sera di martedì 18 alla sera di mercoledì 19 settembre, ma nel 1973 cadeva il 6 ottobre).
“Quarantacinque anni fa la nostra intelligence interpretò male le intenzioni di guerra di Egitto e Siria – ha detto Netanyahu domenica, aprendo la riunione settimanale del governo – Quando quelle intenzioni divennero chiare oltre ogni dubbio, e il pericolo era ormai incombente, il quadro politico commise un grave errore perché non approvò il lancio di un attacco preventivo. Non ripeteremo mai quell’errore”.
Secondo i verbali della riunione del governo israeliano che si tenne sei ore prima dell’attacco simultaneo siro-egiziano nel giorno di Kippur del 1973, il primo ministro Golda Meir e il ministro della difesa Moshe Dayan si opposero a un attacco preventivo, anche se a quel punto Israele aveva informazioni inequivocabili sull’imminente aggressione di Egitto e Siria.
Dai verbali della riunione, la cui pubblicazione integrale è stata autorizzata otto anni fa, risulta che il capo di stato maggiore David “Dado” Elazar aveva avanzato l’idea di un attacco preventivo, spiegando che avrebbe dato a Israele “un enorme vantaggio e salvato molte vite umane”. “Potremmo spazzare via l’intera forza aerea siriana per mezzogiorno – disse nella riunione Elazar – Poi abbiamo bisogno di altre 30 ore per distruggere i loro missili. Se hanno in programma di sferrare l’attacco alle 17:00, la nostra forza aerea potrà operare liberamente contro l’esercito siriano. E’ una cosa che possiamo fare”.

Ospedale di Safed: un soldato israeliano ferito nei primi giorni della guerra di Yom Kippur, ottobre 1973
Golda Meir disse che era “tentata” da questa opzione, ma che la decisione avrebbe dovuto attendere un certo numero di ore fino a quando non vi fosse stato un dialogo con gli americani. Dayan si oppose categoricamente a un attacco in anticipo anche solo “di cinque minuti”. Si oppose anche alla proposta di Elazar di procedere al richiamo dei riservisti, affermando che era importante che il mondo non incolpasse Israele per l’inizio della guerra.
Quando l’attacco arabo arrivò, in piena giornata di Kippur, le Forze di Difesa israeliane furono costrette ad affrontare in posizione di estrema vulnerabilità una delle più pericolose e sanguinose offensive della loro storia, e riuscirono a fermare e respingere lo sfondamento siro-egiziano sui fronti del Golan e del Sinai, che metteva l’intero paese a rischio di annientamento, solo a prezzo di venti giorni di durissimi combattimenti.
Facendo un evidente, anche se implicito, riferimento alle azioni militari israeliane che vengono da tempo segnalate in Siria, volte a impedire il trinceramento militare in quel paese di forze iraniane e filo-iraniane e il trasferimento di armi sofisticate a Hezbollah in Libano, Netanyahu ha detto che oggi “Israele agisce costantemente per impedire ai nemici di armarsi con armi avanzate: le invalicabili linee rosse del nostro paese sono più chiare che mai, e la nostra determinazione a farle rispettare è più forte che mai”.
Ricordando i 2.700 israeliani morti nella guerra dello Yom Kippur, Netanyahu ha detto che Israele “deve fare tutto il possibile per prevenire la guerra: le vittime della guerra lasciano famiglie distrutte e sono una ferita aperta nel cuore della nazione. Allo stesso tempo però – ha concluso Netanyahu – se la guerra ci viene imposta, dobbiamo fare di tutto per vincerla, e con il minimo numero di perdite possibile”.
(Da: Jerusalem Post, 16.9.18)