Netanyahu: “La vera domanda è: cosa sarà lo stato palestinese? Un Costa Rica o un Iran?”

Prima del suo intervento all’Assemblea Generale dell’Onu, il premier israeliano fissa alcuni punti fermi su stato palestinese e Unesco. Poi, nel discorso, svela nuovi segreti atomici iraniani

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente Usa Donald Trump durante la conferenza stampa di mercoledì all’Onu

Durante gli incontri con la stampa alla vigilia del suo discorso all’Assemblea Generale, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha precisato la propria posizione rispetto alle recenti dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Mercoledì scorso, infatti, dopo un incontro con Netanyahu, Trump aveva espresso per la prima volta un esplicito sostegno per la soluzione “a due stati” del conflitto israelo-palestinese. Rispondendo ai giornalisti, Trump aveva detto di ritenere che una soluzione “a due stati”, Israele accanto a uno stato palestinese, “funziona meglio”. Nelle precedenti occasioni Trump non aveva mai manifestato una preferenza precisa, dicendo che avrebbe appoggiato qualsiasi accordo venisse sottoscritto dalle due parti. Poco più tardi, durante una conferenza stampa, Trump ha precisato che a suo parere una soluzione a due stati è “più difficile” da conseguire, ma potrebbe funzionare meglio perché con essa “la gente si autogoverna”. Riafferrando la sua posizione tradizionale, Trump ha aggiunto che in ogni caso sosterrà la decisione che vorranno prendere insieme israeliani e palestinesi. “In conclusione – ha detto – se israeliani e palestinesi vogliono due stati, per me va bene. Se vogliono uno stato solo, per me va bene lo stesso. Sono contento se loro sono contenti”.

Dal canto suo, Netanyahu ha detto di non essere sorpreso dalle parole del presidente Donald Trump. “Stiamo conducendo trattative – ha spiegato in conferenza stampa – Sono pronto ad accettare che i palestinesi abbiano tutti i poteri per governare se stessi, purché non abbiano il potere di minacciarci o nuocerci. A parte Gaza, il controllo generale della sicurezza a ovest del fiume Giordano deve rimanere nelle nostre mani. Questo punto è fuori discussione fintanto che sarò primo ministro. Sono fiducioso che qualsiasi iniziativa americana includerà questo principio”. Netanyahu ha aggiunto d’aver detto a Trump, durante il loro incontro, che “stato palestinese” di per sé non vuol dire molto. “Ci sono molte possibilità – ha detto Netanyahu – e a me interessa la sostanza, non l’etichetta. La vera domanda è: cosa si intende per stato palestinese? Sarà un Costa Rica o un Iran? Chi avrà il controllo sulla sicurezza?”.

(Da: YnetNews, Times of Israel, Jerusalem Post, 27.9.18)

La Direttrice Generale dell’Unesco Audrey Azoulay e il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, alla conferenza Unesco contro l’antisemitismo

I tentativi di delegittimare Israele sono una forma di antisemitismo. Lo ha detto mercoledì il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in un forum contro l’odio pregiudiziale anti-ebraico organizzato dall’Unesco a margine dell’Assemblea Generale. Il moderno antisemitismo, ha affermato Guterres, si esprime “nel tentativo di delegittimare il diritto d’Israele di esistere, come il fatto di invocarne la distruzione, usando come pretesto la situazione in Medio Oriente per attaccare ebrei e simboli ebraici”. Da quando si è insediata, lo scorso anno, la nuova Direttrice Generale dell’Unesco Audrey Azoulay ha sottolineato l’importanza di combattere l’antisemitismo: l’evento di mercoledì rientra in questo sforzo.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha tuttavia declinato l’invito a partecipare alla conferenza, spiegando che proprio il trattamento riservato dall’Unesco allo stato d’Israele equivale a una forma di antisemitismo. “Pur apprezzando gli sforzi in corso per combattere l’antisemitismo – ha dichiarato Netanyahu – ho deciso di non partecipare a questa conferenza dell’Unesco sull’antisemitismo a causa del persistente, macroscopico pregiudizio dell’organizzazione contro Israele. Dal 2009 l’Unesco ha approvato 71 risoluzioni che condannano Israele e solo due risoluzioni contro tutti gli altri paesi messi insieme. Ciò è semplicemente vergognoso. Un tempo, il marchio dell’antisemitismo prendeva di mira con attacchi e calunnie il popolo ebraico. Oggi, il marchio dell’antisemitismo prende di mira con attacchi e calunnie lo stato ebraico. Se l’Unesco vuole sbarazzarsi di questo marchio d’infamia – continua il comunicato del primo ministro israeliano – deve fare di più che ospitare una conferenza sull’antisemitismo. Deve smettere di praticare l’antisemitismo. E deve porre fine all’assurdità dell’approvazione di risoluzioni che disconoscono il legame tra il popolo ebraico e la Terra di Israele, tra il popolo ebraico e la sua eterna capitale Gerusalemme. Indipendentemente da quello che dice l’Unesco, il Muro Occidentale [“del pianto”] non è ‘territorio palestinese occupato’ e la Grotta dei Patriarchi, luogo di sepoltura di Abramo e Sara, Isacco e Rebecca, Giacobbe e Leah, non è un sito ‘del patrimonio palestinese’. Ritirandosi dall’Unesco nel 2017 – ha concluso Netanayhu – Israele e Stati Uniti hanno preso la netta posizione morale per cui l’antisemitismo dell’Unesco non verrà più tollerato. Se e quando l’Unesco porrà fine al suo pregiudizio contro Israele, cesserà di negare la storia e inizierà a difendere la verità, Israele sarà onorato di rientrare. Fino ad allora, Israele combatterà l’antisemitismo nell’Unesco e in ogni altro luogo”.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante il discorso all’Assemblea Generale dell’Onu giovedì sera

Intervenendo alla conferenza di mercoledì, la Direttrice dell’Unesco Azoulay ha convenuto che la disinformazione attorno al conflitto israelo-palestinese ha contribuito ad alimentare l’antisemitismo contemporaneo, aggiungendo che l’antisemitismo “mina i diritti umani fondamentali in generale, e deteriora e corrompe l’intera società: è una delle forze ideologiche più potenti e secolari dell’estremismo violento. Questo odio – ha detto Azoulay – non può essere combattuto solo dalle istituzioni ebraiche. È fondamentale mobilitare l’intera comunità internazionale. Come disse una volta Albert Einstein, è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio. L’educazione, che è al centro del mandato dell’Unesco, è un potente fattore per rompere tali pregiudizi”.

Dal canto suo, il Segretario Generale Guterres ha detto che le Nazioni Unite hanno un obbligo speciale di combattere l’antisemitismo giacché l’organizzazione stessa venne creata all’indomani della seconda guerra mondiale per contribuire a prevenire tragedie come la Shoà. “L’origine delle Nazioni Unite – ha detto Guterres – è radicata nella necessità di apprendere la lezione della Shoà. Essere fedeli alla nostra Carta significa combattere l’antisemitismo e l’odio con tutta la nostra energia e volontà. Gli ebrei continuano ad essere attaccati per nessun’altra ragione che la loro identità. L’antisemitismo è in aumento in tutte le parti del mondo in cui vivono le comunità ebraiche, ma è presente anche in paesi in cui non ci sono ebrei. L’antisemitismo – ha concluso Guterres – è sopravvissuto al passaggio del millennio, ma non dovrebbe avere nessuno spazio nel XXI secolo”.

(Da: Jerusalem Post, 27.9.18)

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante il discorso all’Assemblea Generale dell’Onu giovedì sera

Intervenendo giovedì sera davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha svelato “un’altra struttura atomica segreta” iraniana, cinque mesi dopo aver presentato in un video le prove degli imbrogli iraniani sottratte a Teheran dai servizi di sicurezza israeliani. “Quello che sto per dire non è stato mostrato in pubblico prima d’ora – ha detto Netanyahu, dopo una breve introduzione in cui ha ribadito l’opposizione di Israele all’accordo del 2015 sul nucleare iraniano – Oggi rivelo qui il sito di una seconda struttura, un magazzino atomico segreto dell’Iran. Quando ho parlato a questa Assemblea, tre anni fa, Israele era solo tra le nazioni: dei quasi duecento paesi che siedono in questa sala, solo Israele si opponeva apertamente all’accordo sul nucleare dell’Iran. Ci opponevamo perché quell’accordo minaccia il nostro futuro, persino la nostra stessa sopravvivenza. Ci opponevamo perché quell’accordo spianava la strada dell’Iran verso un arsenale nucleare, e la revoca delle sanzioni alimentava la campagna di massacri e conquiste dell’Iran in tutto il Medio Oriente. Ci opponevamo perché l’accordo era basato su una menzogna fondamentale. Israele ha sbugiardato quella menzogna”.

Netanyahu ha poi continuato, sollevano pannelli con foto satellitari, mappe e immagini ravvicinate: “Permettete che vi mostri come si presenta esattamente il magazzino atomico segreto. Eccolo qui”. Netanyahu ha spiegato che quest’altro sito segreto si trova vicino a un impianto per la pulitura di tappeti, che ora potrebbe essere radioattivo. Rimproverando l’AIEA per non aver effettuato subito ispezioni sulla base dei documenti trovati da Israele nell’archivio iraniano, Netanyahu ha detto: “Da quando abbiamo fatto irruzione nel loro archivio, sono impegnati a ripulire questo magazzino atomico: solo il mese scorso hanno sgomberato 15 kg di materiale radioattivo da questo sito. L’hanno rimosso e lo hanno distribuito in giro per Teheran per nascondere le prove. L’AIEA non ha ancora intrapreso alcuna azione, non ha posto una sola domanda all’Iran e non ha chiesto di ispezionare un singolo nuovo sito scoperto in quell’archivio segreto. Ecco perché ho deciso di svelare oggi qualcos’altro di ciò che abbiamo rivelato alla AIEA e ad altre agenzie di intelligence”.

Elencando una serie di minacce poste dall’Iran e da Hezbollah, il gruppo terroristico ad esso affiliato che fa base in Libano e che secondo Netanyahu ha acquisito da Teheran il know-how per convertire missili imprecisi in missili di precisione in grado di colpire le città israeliane, il primo ministro israeliano ha aggiunto: “Ho un messaggio per i tiranni di Teheran e per Hezbollah: Israele sa cosa state facendo, Israele sa dove lo state facendo. Non vi permetteremo di farla franca. Israele farà tutto ciò che deve fare per difendersi dall’aggressione dell’Iran. Continueremo ad agire contro di voi in Siria, agiremo contro di voi in Libano e continueremo ad agire contro di voi in Iraq, ovunque e in qualsiasi momento, per difendere il nostro Stato e la nostra popolazione”.

Netanyahu ha accusato Teheran di usare i soldi incassati grazie alla fine delle sanzioni economiche, a seguito all’accordo sul nucleare, “per alimentare la sua vasta macchina da guerra”. Ma l’aggressività dell’Iran, ha detto Netanyahu, non si limitata al Medio Oriente, arriva anche a New York e in Europa. Eppure, ha denunciato, le nazioni europee continuano ancora ad “accondiscendere e vezzeggiare” la repubblica islamica, cercando di ridurre l’impatto finanziario delle sanzioni statunitensi. “Questi leader europei non hanno imparato nulla dalla storia? Apriranno mai gli occhi? – si è chiesto – Noi in Israele non abbiamo bisogno di campanelli d’allarme perché l’Iran ci minaccia ogni giorno; perché, a dispetto delle tante speranze, quell’accordo sul nucleare iraniano non ha allontanato la guerra: l’ha portata sempre più vicino ai nostri confini”.

(Da: YnetNews, Jerusalem Post, 27.9.18)