Netanyahu: Vado all’Onu a smontare le menzogne di Abu Mazen

Accusando Israele di genocidio, il presidente dell’Autorità Palestinese ha di fatto sepolto il processo di pace

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parla domenica con i giornalisti all’aeroporto Ben Gurion prima della partenza per gli Stati Uniti

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parla domenica con i giornalisti all’aeroporto Ben Gurion prima della partenza per gli Stati Uniti

Alla vigilia del suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato domenica che nel suo intervento a New York difenderà l’onore di Israele dalle calunnie del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen). “Nel mio discorso all’Assemblea Generale confuterò le menzogne dirette contro di noi, e dirò la verità sul nostro paese e sugli eroici soldati delle Forze di Difesa israeliane che sono l’esercito più etico del mondo”, ha detto Netanyahu ai giornalisti sulla pista all’aeroporto Ben-Gurion poco prima di imbarcarsi alla volta di New York.

Venerdì scorso Abu Mazen, pronunciando all’Assemblea Generale dell’Onu uno dei suoi discorsi più bellicosi di sempre, ha accusato Israele d’aver condotto una “guerra di genocidio”, la scorsa estate nella striscia di Gaza, aggiungendo che il popolo palestinese “non dimentica e non perdona” e che i palestinesi si trovano a fronteggiare “la forma più aberrante di apartheid” sotto il dominio israeliano. Abu Mazen ha definito il 2014 “l’anno di una nuova guerra di genocidio perpetrato contro il popolo palestinese” sostenendo che Israele non è interessato a vivere in pace con i suoi vicini palestinesi.

Sabato sera, Netanyahu e altri politici israeliani hanno reagito ai discorsi all’Onu di Abu Mazen e del presidente iraniano Hassan Rouhani. Il discorso di Abu Mazen, hanno commentato gli esponenti del governo, “era pieno di menzogne e di istigazione all’odio, e questo non è il modo in cui parla un uomo che vuole la pace”.

“Dopo il disonesto discorso del presidente iraniano e le parole di istigazione all’odio di Abu Mazen – ha detto Netanyahu in un comunicato – andrò a dire a tutto il mondo la verità dei cittadini di Israele. Nel mio intervento davanti all’Assemblea Generale e in tutti i miei incontri a New York rappresenterò il popolo di Israele per confutare a suo nome le calunnie e le menzogne rivolte contro il nostro paese”.

Nel suo discorso Netanyahu intende anche affrontare l’uso della popolazione civile come scudi umani fatto da Hamas, e biasimare Abu Mazen per non aver preso posizione “contro Hamas e a favore della pace”.

Secondo il ministro della difesa israeliano Moshe Ya’alon, il discorso del presidente palestinese “ha dimostrato per l’ennesima volta che Abu Mazen non è un leader che voglia la pace e che si batta per far progredire la vita del suo popolo, ma una persona che propaganda menzogne, dedita all’istigazione contro Israele e ad alimentare l’odio”.

Il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) durante il discorso all'Assemblea Generale dell'Onu

Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) durante il discorso all’Assemblea Generale dell’Onu

Il ministro degli esteri Avigdor Liberman ha dichiarato domenica a radio Galei Tzahal che il presidente dell’Autorità Palestinese ha dimostrato “di non voler essere e di non poter essere l’interlocutore per una logica soluzione diplomatica. Non è un caso che si sia unito in un governo [di unità nazionale] con Hamas – ha aggiunto Liberman – Abu Mazen è complementare a Hamas quando si dedica al terrorismo diplomatico e calunnia Israele con false accuse”. Lieberman ha detto che Abu Mazen è “riuscito a sfiancare tutti, non solo gli israeliani ma l’intera comunità internazionale. Secondo Lieberman, i comportamenti di Abu Mazen stanno danneggiando in primo luogo i palestinesi. “C’è un’unica possibile conclusione – ha affermato – Quest’uomo non è un interlocutore valido per qualunque cosa, certamente non per un processo di pace. Non riesco a ricordare un momento in cui il conflitto palestinese sia stato così marginale in queste sessioni di apertura dell’Assemblea Generale. I leader del mondo si stanno occupando di Ebola, Iraq, ISIS, Ucraina: la questione palestinese esiste a malapena e persino il mondo arabo non ne può più di Abu Mazen. Se non avessimo perso tanto tempo con Abu Mazen avremmo ottenuto risultati migliori. Ma non possiamo scegliere noi chi debbano essere i leader dei palestinesi”.

Praticamente i parlamentari di tutto l’arco politico israeliano da destra a sinistra hanno deplorato il discorso di Abu Mazen all’Onu.

Molto irritata anche l’amministrazione degli Stati Uniti per le parole di Abu Mazen che la portavoce del Dipartimento di stato Jen Psaki ha definito “caratterizzazioni offensive profondamente deludenti e che noi respingiamo” nonché “dichiarazioni provocatorie e controproducenti che minano gli sforzi per creare un clima positivo e ripristinare la fiducia tra le parti”:

Netanyahu ha infine preannunciato che nel suo discorso all’Assemblea Generale previsto per lunedì metterà in guardia la comunità internazionale dalla minaccia costituita dalla corsa dell’Iran a dotarsi di armi nucleari e dalla possibilità che gruppi islamisti estremisti mettano le mani sulle armi nucleari.

(Da: Ha’aretz, Israel HaYom, Times of Israel, Jerusalem Post, 28.9.14)

Dan Margalit

Dan Margalit

Scrive Dan Margalit, su Israel HaYom: «Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha fatto quello che fa sempre. Come al solito, quando arriva a un bivio cruciale esita un attimo e poi imbocca la strada sbagliata. Ci vuole tempo prima di riuscire a farlo tornare esattamente da dove era partito.

Ci si aspettava che nel suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Abu Mazen assumesse un tono semi-conciliante, il tono di un pacificatore. Invece si è comportato come se stesse tenendo un comizio elettorale a Ramallah, con un tono aggressivo come se parlasse a nome di Hamas.

Abu Mazen si è inimicato praticamente l’intero arco politico israeliano, con la parziale eccezione della presidente del Meretz, Zehava Gal-On, che pur deprecandone le esagerazioni ha espresso una certa comprensione per le circostanze che avrebbero spinto Abu Mazen a usare toni insolitamente ruvidi.

La belligeranza verbale dei palestinesi stride particolarmente in un momento in cui la maggior parte del mondo, tra cui molte nazioni arabe, si coalizza per combattere il gruppo “Stato Islamico” (ISIS), quello che fa i veri genocidi.

Con le sue parole Abu Mazen ha di fatto affossato il processo di pace sponsorizzato dagli Stati Uniti. Il suo discorso era tanto estremo da irritare persino Washington, e l’intero mondo diplomatico ha potuto ascoltare in prima fila la sequela di menzogne del presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina.

L’operazione “Margine protettivo” sarebbe stato un tentativo israeliano di “genocidio”? Ma tutti sanno che Abu Mazen, semmai, era deluso almeno quanto il leader di Habayit Hayehudi Naftali Bennett per l’eccessiva cautela esercitata da Israele durante la campagna militare contra Hamas. Abu Mazen ha anche lamentato l’arresto da parte di Israele di operativi di Hamas in Giudea e Samaria (Cisgiordania) dopo il sequestro e omicidio dei tre adolescenti israeliani: ma tutti sanno il sospiro di sollievo che ha tirato, visto che diversi di quegli operativi erano parte attiva di un piano di Hamas volto a realizzare un colpo di stato in Cisgiordania, sventato dalle forze di sicurezza israeliane.

Ovviamente il discorso non ha sorpreso nessuno. Abu Mazen gioca tradizionalmente il ruolo del lupo travestito da agnello. Nel 2000 esortò Yasser Arafat a scapparsene da Camp David nel momento in cui l’allora primo ministro israeliano Ehud Barak esprimeva la disponibilità a discutere anche del futuro di Gerusalemme. Anni dopo lui stesso è scappato a Ramallah nel momento in cui l’allora primo ministro israeliano Ehud Olmert gli sottoponeva una proposta di pace impossibile da rifiutare, una proposta come Israele non aveva mai concepito prima.

A questo punto non c’è dubbio che Abu Mazen ha abbandonato la via del negoziato. Si batte per cercare di imporre a Israele una sorta di soluzione, e non capisce che gli sviluppi tumultuosi nel mondo arabo, compreso il conflitto tra Ramallah e striscia di Gaza, hanno fatto crollare il capitale sociale dei palestinesi al minimo storico.

Molti nel mondo condividono ancora alcune delle critiche di Abu Mazen al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, soprattutto per quando riguarda i lavori edilizi negli insediamenti durante i colloqui di pace. Ma le richieste palestinesi non sembrano poi così disperate visto il rifiuto di Abu Mazen di negoziare sul serio». (Da: Israel HaYom, 28.9.14)