Non ci sono sconfitti, nella buona pratica sportiva: tranne il BDS

La recente presenza di grandi star dello sport in Israele è stata la vera vittoria contro odio e fanatismo

Di Emily Schrader

Emily Schrader, autrice di questo articolo

La scorsa settimana c’è stato molto fermento nel mondo sportivo israeliano per una serie di eventi di alto profilo che si sono tenuti nel paese sotto la guida di atleti di statura internazionale. Lo straordinario spettacolo non è stata solo una dimostrazione della passione degli israeliani per lo sport, ma anche un esempio di come i tentativi di usare lo sport come strumento politico per attività come il boicottaggio di Israele siano antitetici a tutto ciò che lo sport dovrebbe essere. Questi eventi in Israele rappresentano un energico rifiuto di tutto ciò che anima movimenti come il BDS, e al contempo contribuiscono anche ad avvicinare sempre più arabi ed ebrei israeliani all’interno del paese.

Come calcio d’inizio, letteralmente, Israele ha ospitato il Tottenham Hotspur della Premier League inglese che ha affrontato la AS Roma nel Sammy Ofer Stadium di Haifa. Migliaia di tifosi israeliani hanno affollato lo stadio, sabato sera, per vedere in campo alcuni dei più grandi nomi del calcio come Harry Kane, Lucas Moura e Paulo Dybala. Mentre i fan affluivano allo stadio, si sentiva tutt’attorno parlare in inglese, in arabo e in ebraico. E mentre si allungavano le file agli ingressi, si potevano vedere israeliani musulmani addobbati con i gadget della Roma che recitavano le preghiere della sera nei pressi dell’ingresso dello stadio.

I giocatori del Paris Saint-Germain incontrano i bambini cardiopatici curati grazie alla ong israeliana Save a Child’s Heart

Roma-Tottenham non è stato l’unico spettacolo in cartellone. Le icone del calcio Lionel Messi, Sergio Ramos e Neymar Jr. sono giunte la scorsa settimana in Israele per la Supercoppa francese di domenica tra Paris Saint-Germain e Nantes, e circa 30.000 spettatori israeliani hanno riempito lo stadio Bloomfield di Tel Aviv. Nel suo primo giorno in Israele, il Paris Saint-Germain ha visitato la ong israeliana Save a Child’s Heart, che porta negli ospedali israeliani bambini gravemente cardiopatici da tutto il mondo (paesi arabi e territori palestinesi compresi). I calciatori hanno incontrato i bambini, scattato foto e ascoltato il racconto dell’incredibile lavoro svolto dall’organizzazione no-profit israeliana.

Un altro momento toccante è stato quando Sergio Ramos si è preso del tempo per incontrare Ramos Setawi, un bambino israeliano di cinque anni il cui padre (un agente arabo druso della polizia israeliana) è stato ucciso nell’attentato terroristico al Monte del Tempio del 2017. Il bambino, che è stato chiamato Ramos proprio per via dal calciatore di cui il padre era grande ammiratore, ha espresso in un video il desiderio di incontrare la star del calcio, e Sergio Ramos ha realizzato il suo sogno incontrandolo a Tel Aviv.

La scorsa settimana si è anche avuto l’avvio del campo training di basket “Enes Freedom” per giovani ebrei e arabi, condotto dalla star dell’NBA Enes Kanter Freedom, noto attivista musulmano per la pace e i diritti umani, e dal “Jordan ebreo” Tamir Goodman. Il campo, per la prima volta svolto in Israele (sponsorizzato da Bnai Zion, Athletes for Israel e Together Vouch for Each Other), si è tenuto a Gerusalemme e Haifa e ha visto la partecipazione di ragazzini provenienti da Gerusalemme est, villaggi drusi e musulmani del nord di Israele e anche dalla Cisgiordania.

Enes Kanter Freedom al campo basket multietnico presso l’YMCA di Gerusalemme

I ragazzini hanno ricevuto formazione tecnica personalmente da Freedom, e hanno ascoltato insegnamenti da Freedom, Goodman e altri relatori, come l’attivista arabo-israeliano Yoseph Haddad, sull’importanza dello sport nel far incontrare le persone e farle guardare al di là delle fratture politiche.

Domenica, Freedom ha esortato i ragazzini a presentarsi e parlare di questa loro esperienza. Molti di loro, sia arabi che ebrei, hanno parlato del desiderio di pace. Un ragazzino ebreo ha detto che grazie a questo campo aveva visto che delle persone che altri gli avevano descritto come pericolose erano in realtà suoi amici. Questa è la capacità che ha lo sport, praticato con il giusto spirito, di decostruire l’odio e cancellare stigma ed pregiudizi. Ed è proprio per questo che movimenti come il BDS fanno di tutto per cercare di impedire gli incontri fra sportivi e tifosi, politicizzando lo sport come strumento di divisione. Ma non avranno successo.

Certo, è emozionante vedere in Israele grandi star che condividono belle foto di Tel Aviv e parlano del paese sui loro social network. Ma la vera vittoria di quest’estate è la vittoria sull’odio e sul fanatismo. Con questi eventi recenti, non solo il movimento BDS è stato completamente respinto ma, cosa ancora più importante, le icone dello sport in varie discipline hanno dato l’esempio di come lo sport possa e debba far incontrare musulmani, cristiani, ebrei e persone di ogni credo e provenienza.

(Da: Jerusalem Post, 1.8.22)

Enes Kanter Freedom sul Monte del Tempio, a Gerusalemme

Domenica mattina Enes Kanter Freedom è salito sul Monte del Tempio di Gerusalemme da dove si è rivolto ai suoi 776.000 follower su Twitter in inglese e turco indossando una maglietta con la scritta “Pro-Pace – Anti-guerra”. “As Salamu Alaykum [la pace sia su di voi] da al Aqsa e da Qubbat As-Sakhrah [la Cupola della Roccia] a tutti i miei fratelli e sorelle musulmani in tutto il mondo – ha twittato Enes Freedom – Possa Allah portare pace interiore, risveglio spirituale, salute, prosperità, amore, gioia e felicità. Possano gli insegnamenti di solidarietà, misericordia e compassione essere fonte di ispirazione per tutti noi”.

Enes Freedom ha anche inviato messaggi positivi dal Muro Occidentale (“del Pianto”) e dai luoghi santi cristiani, compresa una emblematica visita alla cappella armena della Chiesa del Santo Sepolcro dove, parlando a una giornalista di All Israel News, un sito che si rivolge ai cristiani evangelici, ha detto che è stato ancora “più emozionante” visitare quel luogo conoscendo la storia tra l’Armenia e il paese dei suoi genitori, la Turchia.

“Sì, come musulmano praticante sono venuto in questa terra santa, mi sono soffermato davanti al Muro Occidentale e ho pregato per tutta l’umanità – ha twittato Enes Freedom – Ebrei, musulmani, cristiani, buddisti, indù, drusi, israeliani e palestinesi. Ho pregato per l’unità, l’amore, la pace, la salute, la compassione e la misericordia per tutti quanti”. E al quotidiano israeliano Israel Hayom ha detto: “So che la mia visita ispirerà molti bambini musulmani”.

Enes Kanter Freedom al Muro Occidentale (“del Pianto”) di Gerusalemme

Ma molti bambini musulmani non sapranno mai della sua visita e delle sue parole. La visita di Enes Freedom è stata ampiamente coperta da molti siti di news israeliani ed ebraici, ma poco o per nulla dai principali mass-media del mondo e men che meno dai siti di news in arabo e turco. Se poi quei bambini traggono le notizie soprattutto dai social network, come fanno oggi i bambini di tutto il mondo, allora  avranno letto che Enes Freedom viene definito uno “scagnozzo sionista”, un “agente del Mossad” e un “terrorista sionista che aiuta Israele a massacrare i bambini”.

Enes Freedom viene accusato dagli attivisti anti-israeliani di aiutare lo stato ebraico in quello che chiamano sportswashing, definito in un recente articolo del Guardian come il tentativo da parte di uno stato come Israele di usare lo sport per rifarsi una reputazione e far dimenticare i propri crimini. Ma Enes Freedom non si è affatto sottratto al problema del conflitto israelo-palestinese. Anzi, lo ha preso di petto adoperandosi con opere concrete, volte a favorirne la soluzione, che non verranno dimenticate. Non è andato a farsi i selfie sulla spiaggia. È stato fotografato mentre insegnava a ragazzini ebrei e arabi a giocare insieme. Questo avrebbe dovuto meritare una copertura da parte dei mass-media palestinesi. Che invece, come fanno quelli iraniani, sono sempre concentrati sul boicottaggio di Israele.

Il sito web in arabo Al-Quds ha  lamentato il fatto che questa settimana due giocatori arabi sono venuti in Israele con le loro squadre: il marocchino Achraf Hakimi Mouh, che gioca per il Paris Saint-Germain, e l’egiziano Mostafa Mohamed Ahmed Abdallah, attaccante del francese FC Nantes. Quello che Al-Quds si è guardato bene da riportare è che Hakimi Mouh e il resto della sua squadra Paris Saint-Germain hanno incontrato i bambini cardiopatici, compresi ebrei e musulmani, che la ong israeliana senza scopo di lucro Save a Child’s Heart fa curare in Israele e in tutto il mondo. Evidentemente i loro lettori  non lo devono sapere.
(Da: honestreporting.com, 2.8.22)