“Non dobbiamo dire ebrei, dobbiamo dire sionisti”

Scrittore palestinese alla tv di Gaza: “Oggi che tutto viene monitorato questi errori danneggiano la nostra immagine”

I palestinesi dovrebbero stare più attenti quando parlano della loro causa sui mass-media perché oggi tutto viene monitorato. Ad esempio, per indicare i propri nemici non dovrebbero mai usare la parola “ebreo” ma solo la parola “sionista”. Lo ha detto lo scorso 23 dicembre lo scrittore palestinese Mushir Al-Farra durante un’intervista alla tv Baladna di Gaza. Ricordando che al giorno d’oggi istituti come MEMRI (Middle East Media Research Institute) traducono e diffondono in inglese quanto viene affermato in arabo, Al-Farra ha fatto alcuni esempi di dichiarazioni fatte sui mass-media arabi che hanno danneggiato le “pubbliche relazioni” palestinesi.

“Non dovremmo parlare sui mass-media in un modo che ci indebolisce – ha detto Al-Farra – Ad esempio, circa la la marcia del ritorno [ai confini fra Gaza e Israele], Salah Bardawail, che è un mio amico personale e uno dei dirigenti di Hamas, un caro amico che per me è come un fratello, ha fatto tuttavia un grosso errore quando ha detto, dopo il venerdì dell’anniversario della Nakba del 15-16 maggio, che 53 dei 68 martiri erano di Hamas [si veda su MEMRI in inglese]. Venne citato da Benjamin Netanyahu, dall’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite e da vari ambasciatori che dicevano: perché la definite una rivolta popolare? È una rivolta di Hamas”. Secondo Al-Farra, con le sue parole il dirigente di Hamas “causò inavvertitamente un grave danno alle nostre pubbliche relazioni” perché costrinse i palestinesi a sostenere, sulla difensiva, che si trattava “di una rivolta popolare e non orchestrata da Hamas”.

“Questo esempio riguarda uno dei nostri leader – ha continuato Al-Farra – ma anche i giornalisti [palestinesi] si rivolgono alle persone senza considerare il quadro più ampio. Oggi tutto viene monitorato. Farò un esempio non politico. Un attivista dei mass-media di nome Momen Shwaikh conduce uno show tipo candid camera. Anche lui non intendeva [fare danni], ma in una trasmissione chiedeva alla gente: cosa faresti se vedessi un ebreo camminare per strada? Diceva ebreo, non sionista. Questa è una parola molto importante, dovremmo tenerci alla larga dalla parola ebreo“.

“MEMRI – ha poi spiegato lo scrittore palestinese – è uno dei siti web che controllano tutto. Dicono: guardate questo antisemitismo, dicono che vogliono uccidere gli ebrei. Nel 2014 uno degli eroici combattenti, il portavoce di Hamas Abu Ubeida, si rivolse a Netanyahu dicendo: tu, figlio di un’ebrea […] causando un grave danno alla nostra immagine pubblica. Avrebbe potuto dire: figlio di una sionista o figlio di assassini. Sono cose semplici, ma dovremmo tenerle a mente nei nostri mass-media”.

(Da: MEMRI, 23.12.18)