Non farsi mettere in scacco dall’Iran
Israele deve far rispettare le sue linee rosse, ma anche sviluppare una copertura diplomatica e giuridica nel caso i suoi soldati fossero costretti a penetrare le roccaforti di Hezbollah nel sud del Libano
Di Michael Oren
Mentre Israele è impegolato in scandali interni e crisi della coalizione di governo, la più grande minaccia che il paese abbia mai conosciuto dai tempi della guerra di Yom Kippur del 1973, e forse persino dalla guerra d’indipendenza del 1948, continua senza soste a prendere forma attorno ai suoi confini. La minaccia, posta naturalmente dall’Iran, consiste essenzialmente in un’ampia gamma di crescenti pericoli che si vanno stringendo attorno a Israele. Gli iraniani, che hanno inventato il gioco degli scacchi, sono estremamente abili nel giocare su diverse scacchiere contemporaneamente, essendo il trofeo in palio nientemeno che il controllo dell’intera regione del Medio Oriente e oltre.
Innanzitutto c’è la scacchiera a livello regionale. Gli iraniani fecero astutamente un passo indietro quando permisero alle superpotenze di distruggere i loro principali nemici nella regione. Gli americani hanno indebolito i talebani ed eliminato Saddam Hussein. Poi, insieme ai russi, hanno annientato il Califfato dell’ISIS. Intanto gli iraniani aiutavano le milizie sciite a sfiancare e cacciare le forze americane dall’Iraq. Il vuoto che ne è risultato in Iraq e in Siria è stato colmato dagli iraniani stessi e dai loro surrogati.
Oggi l’Iran sta penetrando in profondità in Medio Oriente, e intanto dirige le maggioranze sciite in Bahrein e nell’Arabia orientale. Ha anche stabilito una testa di ponte tra i ribelli Houthi nello Yemen. Solo alcuni giorni fa, le forze del Bahrain hanno sventato un tentativo di colpo di stato orchestrato dal Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane. Nello stesso tempo, gli iraniani hanno stretto alleanze senza precedenti con Hamas e Jihad Islamica palestinese. Grazie, inoltre, al loro completo controllo sul Libano, gli iraniani hanno messo sotto assedio praticamente l’intero Medio Oriente.
La scacchiera più ampia è la sfera internazionale, dove gli iraniani si sono innanzitutto assicurati l’accordo sul nucleare, che garantisce loro tutti i vantaggi militari, senza i costi. Grazie all’accordo Teheran non deve più temere un attacco militare alle sue strutture nucleari, mentre l’allentamento delle sanzioni e i lucrosi affari che ne sono derivati forniscono gli enormi fondi che l’Iran utilizza per realizzare le sue ambizioni regionali. Fra meno di dieci anni, quando l’accordo nucleare giungerà a scadenza e l’Iran potrà “legalmente” riprendere a sviluppare armi nucleari (avendo già approntato nel frattempo i missili per lanciarle), nessun paese entrerà in azione per fermarlo nel timore di dilapidare i vasti investimenti fatti nella Repubblica Islamica.
Nel frattempo, gli iraniani hanno dimostrato un’eccezionale capacità di manovrare tra le superpotenze. Così, ad esempio, durante il riavvicinamento di Teheran con Washington sotto l’amministrazione Obama, l’Iran stringeva anche una concreta alleanza militare con la Russia, che le ha permesso di ripristinare il suo status di grande attore in Medio Oriente. Questa destrezza è particolarmente evidente sulla scacchiera principale: la Siria.
L’egemonia in Siria, che collega Teheran a Beirut, e Damasco all’Iraq e al Golfo Persico, è un interesse prioritario per l’Iran. Proprio in Siria, tuttavia, lo status dell’Iran è problematico a causa della carenza di popolazione sciita. Pertanto l’Iran si sta adoperando per ripulire la Siria dal grosso della sua maggioranza sunnita e sostenere gli alawiti, che sono essenzialmente una ramificazione dell’islam sciita, e il loro regime. Per rimpiazzare i sunniti espulsi o uccisi, l’Iran vi sta facendo affluire sciiti da tutto il Medio Oriente, anche dal Pakistan e dall’Afghanistan. A tal fine, gli iraniani hanno reclutato l’aiuto di Mosca e in cambio hanno acconsentito a una presenza continuativa della Russia nel paese devastato dalla guerra civile. Nel frattempo gli europei, attraverso i loro ampi rapporti economici con l’Iran, stanno finanziando la pulizia etnica della Siria contribuendo così allo tsunami di profughi che si riversa sulle loro coste.
Tutto ciò che l’Iran deve fare, adesso, è istituire una stabile testa di ponte militare in Siria per sopraffare l’ultimo ostacolo che si frappone sul suo cammino verso l’egemonia regionale: Israele. L’Iran punta a tenere continuamente Israele sotto scacco. In altre parole, la paralisi prima della morte. Circondato dalle decine di migliaia di missili in possesso di Hamas e Hezbollah, raggiungibile dalla gittata dei missili a lungo raggio dell’esercito iraniano, Israele deve lottare per impedire all’Iran di trincerarsi definitivamente in Siria. Se conseguissero questo obiettivo, gli iraniani sarebbero in grado di agguantare il “re” israeliano e dichiarare scacco matto.
Questo scenario può essere prevenuto. Il governo israeliano ha finora definito chiare linee rosse volte a impedire agli iraniani di costruire basi missilistiche e porti militari in territorio siriano, e trasferire a Hezbollah armi sofisticate. Queste linee rosse vanno fatte rispettare in modo rigoroso, ma è anche necessario ottenere un sostegno internazionale. Israele deve sviluppare una “cupola di ferro” diplomatica e giuridica in grado di difenderlo qualora i soldati delle sue Forze di Difesa fossero costretti a penetrare nelle roccaforti di Hezbollah nel sud del Libano. Non meno importante, Israele deve rimuovere l’ostacolo palestinese sulla via verso un’alleanza strategica con il mondo sunnita e la creazione di un fronte unito in Medio Oriente per contrastare l’Iran.
Gli iraniani saranno pure molto abili negli scacchi, ma state certi che anche Israele ha i suoi campioni.
(Da: Israel HaYom, 11.3.18)