Non si usi Israele come scusa per giustificare pregiudizio e antisemitismo
Lettera aperta di un arabo di sinistra a un membro ebreo del Congresso americano
Di Fred Maroun
Il membro del Congresso statunitense Andy Levin ha fatto notizia, sulla stampa ebraica e sulla stampa palestinese, quando ha affermato: “Non possiamo sconfiggere l’antisemitismo se i diritti umani palestinesi non vengono rispettati”. La sua dichiarazione è stata originariamente pubblicata su Ha’aretz. Questa è la lettera aperta che gli scrivo.
Caro signor Levin,
lei ha detto che, oltre a combattere l’antisemitismo, combatte anche il razzismo e l’islamofobia. Cosa penserebbe se un afro-americano dicesse: “Non possiamo sconfiggere il razzismo contro i neri se non cessano le violazioni dei diritti umani in Sudan”, o se un asiatico dicesse: “Non possiamo sconfiggere il razzismo anti-asiatici se la Cina non ferma il genocidio della sua popolazione musulmana”, o se un musulmano dicesse: “Non possiamo sconfiggere l’islamofobia se l’Iran non smette di sponsorizzare il terrorismo”?
Queste tre affermazioni non sono solo sbagliate. Sono anche moralmente ripugnanti, così come la sua affermazione analoga sugli ebrei. Le analogie non sono del tutto calzanti con quanto lei ha detto, giacché la maggior parte degli abusi dei diritti umani a danno dei palestinesi sono commessi da altri palestinesi e altri arabi più che da Israele, ma questo non fa che rafforzare il mio argomento.
Il motivo per cui queste affermazioni sono moralmente ripugnanti è che danno per scontato, e persino accettabile, che un intero gruppo di persone venga giudicato in base a ciò che è, e non a ciò che fa. Quando accade che degli africani, asiatici, musulmani o ebrei commettono atti riprovevoli, costoro vanno giudicati e condannati per tali atti, ma non ha assolutamente alcun senso né morale né logico condannare tutti gli africani, gli asiatici, i musulmani o gli ebrei a causa delle azioni di alcuni di loro.
Lei ha detto: “Dobbiamo denunciare coerentemente e ad alta voce l’antisemitismo in tutte le sue forme, sia che provenga da avversari o da paesi che sono nostri amici, sia che venga emanato intenzionalmente o inconsapevolmente”. Ma lei non è coerente con le sue stesse parole, perché quando l’antisemitismo nasce dall’odio per Israele, lei lo giustifica.
Di fronte al pregiudizio intollerante, che si tratti di razzismo, islamofobia o antisemitismo, la risposta corretta è insegnare alle persone a non coltivare pregiudizi. La risposta corretta non è giustificare la loro intolleranza. Non ci sono scuse valide per il pregiudizio intollerante: trovargli giustificazioni, lungi dal risolverlo lo rafforza, convincendo ancor più gli intolleranti che i loro distorti preconcetti sono moralmente giustificati, quando invece non lo sono per niente.
Lei conosce meglio di me la tragica storia dell’antisemitismo, che esisteva molto prima che esistessero degli insediamenti ebraici in Cisgiordania (che, per inciso, personalmente non condivido) e molto prima che esistesse il moderno stato di Israele (la cui esistenza ogni persona moralmente retta dovrebbe sostenere). Quindi non dovrei spiegarle l’antisemitismo io, che non sono nemmeno ebreo. Ma resto sbalordito all’idea che si possa pensare anche solo per un momento che gli insediamenti israeliani in Cisgiordania possano essere la causa dell’antisemitismo.
La sua dichiarazione non solo danneggia la lotta contro l’antisemitismo. Essa distoglie anche dall’affrontare le vere cause del conflitto israelo-palestinese, e così facendo contribuisce ad allontanare la soluzione per i diritti umani palestinesi così come il loro diritto all’autodeterminazione in un proprio stato. Lei ha definito “sorella” la deputata americana Rashida Tlaib. Non ho certamente nulla da obiettare al fatto che lei parli di una persona di origine palestinese come di una sorella. Arabi ed ebrei sono fratelli da secoli nella lunga storia del Medio Oriente. Ma Rashida Tlaib, che ha twittato “la Palestina sarà libera dal fiume al mare”, evidentemente desidera la scomparsa dello stato ebraico. Dal che capisco che non vede gli ebrei come una comunità che ha diritto a un posto legittimo in Medio Oriente, e quindi potrebbe non vederla come un suo “fratello”. Le chiedo: lei incontrerà questa sorella e le spiegherà che desiderare la distruzione di Israele non è la strada migliore per realizzare i diritti dei palestinesi? Me lo auguro. Nell’occasione potrebbe anche spiegarle un po’ di storia ebraica giacché, secondo lo stimato storico israeliano Benny Morris, quando si tratta del rapporto tra palestinesi e Shoà “Rashida Tlaib o ignora completamente la storia o mente deliberatamente”.

Sui cartelli: “Israele, i tuoi giorni sono contati”, “Per la pace mondiale Israele deve essere distrutto”. Fred Maroun: “Resto sbalordito all’idea che si possa pensare che gli insediamenti israeliani in Cisgiordania possano essere la causa dell’antisemitismo”
Il conflitto israelo-arabo non ha creato l’antisemitismo. In quanto arabo che ha discusso innumerevoli volte del conflitto con altri arabi, non ho assolutamente alcun dubbio che è l’antisemitismo che in gran parte è responsabile della creazione del conflitto arabo-israeliano e che ha permesso il suo protrarsi, il che disgraziatamente determina il fatto che i palestinesi continuano ad essere governati da stati arabi e da Israele invece di avere piena autodeterminazione. Il mondo arabo, che ha iniziato il conflitto rifiutando di accettare il piano di spartizione delle Nazioni Unite del 1947, ha avuto molte opportunità di risolvere il conflitto, ma sia gli arabi che i palestinesi le hanno rifiutate.
Se l’antisemitismo scomparisse domani, non è che il conflitto israelo-arabo sarebbe tutt’a un tratto risolto perché ormai, dal 1947 a oggi, sono stati creati molti ostacoli pratici (spesso deliberatamente, ad opera di coloro che su entrambi i versanti vedono la soluzione a due stati come una minaccia). Ma certamente la sua scomparsa sarebbe di grande aiuto. Eliminerebbe la cecità di tanti arabi circa la storia ebraica in Medio Oriente. Tlaib e altri palestinesi inizierebbero a vedere lei e altri ebrei come fratelli con i quali hanno in corso una disputa, e non come un nemico che deve scomparire.
So che lei capisce la necessità di combattere l’antisemitismo che proviene dall’estrema destra e dai demagoghi di destra, e la approvo quando dice che non è stato fatto abbastanza su questo fronte. Tuttavia, quando asseconda gli antisemiti che usano Israele come scusa lei perde credibilità, e questo mette a repentaglio la sua lotta contro l’antisemitismo e la sua difesa dei diritti dei palestinesi.
Spero che voglia prendere in considerazione questi argomenti mentre continua la sua battaglia contro il pregiudizio intollerante in tutte le sue forme. Abbia cura di sé, fratello.
(Da: Times of Israel, 12.2.21)