Normalizzazione con Israele? Ma l’Arabia Saudita rafforza il boicottaggio

Una pratica che viola anche l’impegno formalmente preso per entrare nella WTO

image_2605Nonostante tutti gli sforzi fatti da Washington negli ultimi anni per ottenere una normalizzazione dei rapporti fra Israele e mondo arabo, l’Arabia Saudita ha continuato costantemente ad applicare il boicottaggio decretato dalla Lega Araba contro Israele.
Un esame condotto dal Jerusalem Post sui dati del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti rivela che il numero di istanze relative al boicottaggio e a pratiche restrittive dei commerci ricevute da ditte americane da parte dell’Arabia Saudita è continuamente cresciuto negli ultimi due anni, passando da 42 nel 2006 a 65 nel 2007 e a 74 nel 2008, con un eloquente incremento del 76%.
Il grosso di queste istanze consiste nella richiesta di eventuali collegamenti fra le ditte, e i loro prodotti, e Israele. Tipicamente i funzionari sauditi chiedono ai fornitori stranieri di dichiarare che qualunque merce esportata nel Regno non sia prodotta in Israele, né contenga alcun componente prodotto in Israele, pena il boicottaggio del prodotto e della ditta stessa.
La legge degli Stati Uniti vieta alle ditte americane di adeguarsi a questo genere di ricatti, ed anzi esige che le ditte riferiscano al governo federale qualunque istanza legata a forme di boicottaggio. Le cifre del Dipartimento del Commercio riportano solo le richieste che sono state ufficialmente notificate al governo. I dati per il 2009 e non sono ancora disponibili.
Contattato dal Jerusalem Post, un funzionario del Dipartimento del Tesoro americano ha confermato che vi sono ampie prove che i sauditi continuano ad imporre il boicottaggio. Secondo il funzionario, tutte le statistiche raccolte da vari dipartimenti e agenzie federali statunitensi “indicano che le ditte americane continuano a ricevere richieste di boicottaggio dall’Arabia Saudita”. Secondo il funzionario, “dei casi riportati all’Internal Revenue Service, almeno il 55% delle richieste di boicottaggio da parte dell’Arabia Saudita ha condotto ad effettive intese per il boicottaggio”.
Due mesi fa il Dipartimento del Tesoro ha pubblicato una lista di otto paesi arabi, compresa l’Arabia Saudita, che a suo dire continuano a imporre il boicottaggio contro Israele. La lista è apparsa sul Federal Register, organo ufficiale del governo americano.
Da tempo Washington cerca senza successo di ottenere da Riyad un miglioramento dei rapporti con Israele, nel quadro di una politica a favore della ripresa del processo diplomatico in Medio Oriente. Il 31 luglio scorso, dopo aver avuto colloqui con il segretario di stato Usa Hillary Clinton, il ministro degli esteri saudita, principe Saud al-Faisal, ha respinto gli sforzi di Washington dicendo ai giornalisti: “Gradualismo e approccio passo dopo passo non hanno portato e, riteniamo, non porteranno alla pace”.
La costante applicazione del boicottaggio da parte dell’Arabia Saudita appare anche in aperta violazione della promessa ripetutamente fatta da Riyad a Washington negli ultimi anni di far cadere l’embargo commerciale. Nel novembre 2005 il Regno saudita si era formalmente impegnato ad abbandonare il boicottaggio anti-israeliano quando che gli Stati Uniti avevano vincolato a questa condizione l’ingresso dell’Arabia Saudita nella WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Un mese dopo, l’11 dicembre, l’Arabia Saudita entrava a far parte della WTO. La WTO, il cui scopo è promuovere la libertà di commercio, proibisce agli stati membri di applicare pratiche discriminatorie come boicottaggi o embarghi.
Il boicottaggio saudita delle merci prodotte in Israele (e delle ditte che le commercializzano) è parte dell’azione promossa da decenni dalla Lega Araba per isolare e indebolire lo stato ebraico. Nel dicembre 1951 la Lega Araba creò un apposito Ufficio per il boicottaggio di Israele, con il compito di supervisionare l’attuazione dell’embargo arabo economico e commerciale. Negli ultimi anni l’imposizione del boicottaggio era andata scemando. Alcuni stati della Lega Araba, come Egitto e Giordania, hanno ufficialmente smesso di applicarlo dopo aver firmato trattati di pace con Israele, mentre altri come Mauritania, Marocco e Tunisia non lo rispettavano più di fatto. Invece stati arabi come il Libano, la Siria e l’Iraq continuano a vietare l’ingresso di tutte le merci prodotte in Israele e che contengono componenti prodotti in Israele.

(Da: Jerusalem Post, 14.09.09)

Nell’immagine in alto: Un volantino della campagna di boicottaggio anti-Israele con l’indicazione di alcune ditte “colpevoli”