Nuova tecnologia ai valichi fra Cisgiordania e Israele

Israele spera che il nuovo terminal protegga gli israeliani pur rendendo più dignitoso il passaggio dei palestinesi.

image_777Al valico di Efriam tra Cisgiordania settentrionale e Israele è entrato in funzione un nuovo tipo di terminal con controlli di sicurezza ad alta tecnologia. L’innovazione rientra in un progetto più generale israeliano volto a incorporare i controversi posti di blocco nel sistema difensivo costituito dalla barriera anti-terrorismo.
Israele, spiega il comandate della zona colonnello Tamir Haiman, spera che il nuovo terminal, il primo di undici analoghi punti di passaggio, garantisca protezione alla società israeliana rendendo nello stesso tempo più efficiente e dignitoso il passaggio quotidiano di decine di migliaia di pendolari palestinesi. Il progetto punta a eliminare quasi tutti i contatti fra i palestinesi in transito e i soldati israeliani in servizio ai valichi.
Secondo dati forniti dal ministero della difesa, la costruzione degli undici posti di blocco ad alta tecnologia costerà circa 200 milioni di shekel (35,5 milioni di dollari). Secondo Haiman, anche se Israele intende eliminare gradualmente entro il 2008 il pendolarismo palestinese, in ogni caso la spesa per i nuovi terminal è ragionevole. “Tre anni sono un sacco di tempo – spiega – Uno qualunque di loro potrebbe portare una bomba e rovinare l’intero processo, ributtandoci nella guerra”.
Sono più di 130 gli attentatori suicidi palestinesi che sono penetrati in Israele dalla Cisgiordania negli ultimi quattro anni di violenze, provocando la morte di centinaia di israeliani. I posti di blocco, creati per fermare l’ondata di attentati, hanno generato continui attriti tra i soldati e folle di palestinesi frustrati e infuriati per le lunghe attese. Gli stessi posti di blocco, inoltre, sono presto diventati bersaglio di attacchi terroristici, tanto che ultimamente alcuni ufficiali sostengono che essi creino più problemi di quanti ne risolvano.
Secondo l’associazione israeliana per i diritti umani B’tselem, il numero di posti di blocco in Cisgiordania, che era salito a 73 nei momenti più drammatici della cosiddetta seconda intifada, sono scesi lo scorso anno a 29. Nel frattempo sono sorti altri 24 posti di blocco lungo la linea divisoria fra Israele e Cisgiordania.
Secondo i piani, il completamento della barriera anti-terrorismo dovrebbe ostacolare ulteriormente gli attentatori, permettendo la rimozione di altri posti di blocco, anche se i palestinesi lamentano che in alcuni punti la barriera penetra all’interno della Cisgiordania.
Il nuovo valico di Efraim, alle porte della città palestinese di Tulkarem (che sorge a ridosso del vecchio confine armistiziale pre-’67), impiega cinque volte più personale di quello precedente.
Osama Amar, 30 anni, attraversa il valico per recarsi tutti i giorni a lavorare in Israele come imbianchino. Nel suo primo passaggio nel nuovo terminal, Amar racconta di essere passato attraverso un metal detector seguendo i segnali e le indicazioni di un soldato posizionato in una cabina a prova di proiettile. Poi Amar è rimasto quattro minuti sotto uno scanner a risonanza magnetica, monitorato da una sala controllo al piano superiore. Dopo di che un agente, usando tecnologia biometrica, ha messo a confronto la sua nuova carta d’identità magnetica con il dorso della sua mano. Se il controllo avesse suscitato sospetti, dandogli istruzioni attraverso un interfono lo avrebbero fatto entrare in un nuovo locale a prova di esplosione.
È un sistema di questo genere quello che ha permesso il mese scorso di individuare in tempo una terrorista palestinese che cercava di uscire dalla striscia di Gaza con un ordigno nascosto sotto la biancheria per farsi esplodere nell’ospedale israeliano di Beer Sheva dove era in cura.
Uscendo dal terminal nuovo di zecca, Amar, padre di quattro figli, si lamenta: “Questa nuova struttura sembra voler istituzionalizzare la posizione da occupante di Israele”. Amar dice di guadagnare dieci volte di più lavorando in Israele che in Cisgiordania. Il suo obiettivo a lungo termine? Che “un giorno gli ebrei non vivano più su questa terra”.

(Da: Associated Press, YnetNews, 6.07.05)

Nella foto in alto: uno scorcio del nuovo terminal Efraim, tra Tulkarem e Israele.