Obama si dia una calmata: in Israele governa la democrazia

E se il mancato stato palestinese non fosse colpa dei governi eletti dagli israeliani, ma dalla dura realtà delle cose?

Di Boaz Bismuth

Boaz Bismuth, autore di questo articolo

Boaz Bismuth, autore di questo articolo

Le persone che ci dicevano in modo netto e sicuro che Benjamin Netanyahu avrebbe perso le elezioni sono le stesse che ci dicono, oggi, che il danno provocato da Netanyahu ai nostri rapporti con la Casa Bianca è irreversibile ed è stato causato, fra le altre cose, della dichiarazione del primo ministro circa la nascita di uno stato palestinese. Come tutti sappiamo, invece, i primi ministri che hanno preceduto o seguito i governi Netanyahu (Ehud Barak, Ariel Sharon, Ehud Olmert) non hanno trovato nessuna difficoltà a far nascere uno stato palestinese…

Non potrebbe darsi che non si tratti di mancanza di volontà da parte di Israele, bensì di una effettiva realtà sul terreno che, allora come oggi, impedisce la creazione di uno stato palestinese? Non potrebbe darsi che proprio questa dura realtà – che negli ultimi cinque anni ha impedito al presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) di indire elezioni per non essere sbaragliato da Hamas – sia il vero ostacolo alla realizzazione del sogno palestinese?

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è ancora prigioniero della concezione obsoleta ed errata secondo cui la questione palestinese sarebbe la chiave di volta di tutti i mali del Medio Oriente (come se il programma nucleare iraniano, lo “Stato Islamico” (ISIS), la disintegrazione di Iraq, Yemen e Siria, le guerre spietate tra sciiti e sunniti avessero tutti la loro radice nel contenzioso israelo-palestinese). Non potrebbe darsi che sia questa concezione obsoleta la ragione delle tensioni nei rapporti fra Casa Bianca e Israele? C’è nessuno che abbia osato pensare che magari quella tensione è opera di Obama?

Barack Obama conduce una politica estera piuttosto strana: preferisce abbracciare i suoi avversari e ferire i suoi alleati. E’ fatto così. Chiedete ai nostri vicini arabi in Egitto e Arabia Saudita. Una tattica, sia detto per inciso, che non gli ancora procurato un solo importante successo in politica estera, cosa che in effetti sta ancora inseguendo dopo sei anni alla Casa Bianca.

Intendiamoci, non c’è nulla di personale. In Israele siamo abituati a gradire e abbracciare i presidenti americani, democratici e repubblicani. Israele non ha, né avrà mai, un amico più grande degli Stati Uniti, e deve un sacco ai suoi amici d’oltreoceano. Siamo cresciuti nella consapevolezza che America e Israele condividono valori e interessi. Questo è il segreto del successo del nostro rapporto. I principi di libertà e di democrazia sono stati il più forte legame fra noi. E l’interesse comune è sempre stato quello di difendere questi principi contro i nemici della democrazia e della libertà. E vero da sempre, e lo è anche oggi.

Purtroppo, però, alcune cose sono cambiate con l’attuale presidenza. Obama, che stenta a nascondere l’afflizione e l’angoscia per il risultato delle elezioni israeliane, è convinto che al momento gli interessi di Washington si trovino da qualche altra parte: non necessariamente a Gerusalemme, magari a Teheran.

E qui c’è un problema, non solo per Netanyahu ma per tutti noi. Obama deve capire che noi non possiamo permetterci un altro dei suoi errori in Medio Oriente. Possiamo lasciar correre il crollo dell’Iraq e la caduta dello Yemen in mani iraniane. Possiamo anche lasciar correre quella che sarebbe stata la presa del potere islamista in Egitto (se non fosse per il presidente Abdel-Fattah el-Sissi), e per il momento possiamo anche lasciare lasciar correre il potere ceduto all’Iran in Siria a fianco del regime di Assad. Ma un Iran nucleare è veramente troppo, signor Presidente. Persino Parigi, che certo non lesina critiche a Israele e che certamente vuole la nascita di uno stato palestinese, non vede di buon occhio l’accordo sul nucleare che si va profilando con l’Iran.

Le elezioni in Israele non hanno affatto dimostrato che gli israeliani non vogliono la pace. Hanno simplementante dimostrato che gli israeliani non sono ingenui. Obama vuole forse punire Netanyahu, e con lui tutti gli israeliani, per il peccato di non aver fatto come voleva lui, in particolare sul pessimo accordo per il nucleare iraniano?

In quanto presidente americano, ci si aspetta che Obama si ponga alla guida del campo che pratica e promuove la democrazia e la libertà nel mondo. Nel caso gli fosse sfuggito, quello che è accaduto in Israele martedì scorso sono delle elezioni, democratiche quanto lo possono essere in un paese democratico, attraverso le quali la popolazione israeliana ha detto la sua.

Preferisce abbracciare gli ayatollah? E’ un suo problema. Ma deve spiegarlo al popolo americano e ai pubblici rappresentanti che il popolo americano ha recentemente eletto alla Camera e al Senato. A quanto ci risulta, anche negli Stati Uniti vige la democrazia.

(Da: Israel HaYom, 22.3.15)