“Oggi tutti vedono che la causa delle convulsioni in M.O. non è il conflitto israelo-palestinese”

Netanyahu a Ban Ki-moon: “Il conflitto è iniziato almeno mezzo secolo prima della nascita del primo insediamento israeliano in Cisgiordania o Gaza ed è causato dal rifiuto dello Stato ebraico in quanto tale”

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon lo scorso 16 agosto, a Gerusalemme

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon lo scorso 16 agosto, a Gerusalemme

Dal discorso con cui il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accolto a Gerusalemme il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon alla fine della settimana scorsa:

«Signor Segretario Generale, io so che Lei, come me, desidera il successo del processo di pace che è stato appena riavviato. E che Lei, come me, sa che la cosa più importante è preparare alla pace i nostri rispettivi popoli; e sotto questo aspetto sono sicuro che si Lei intende affrontare l’abuso che viene fatto dei campi gestiti dall’UNRWA nella striscia di Gaza, ufficialmente designati come campi di pace ma in realtà massicciamente utilizzati per instillare nei bambini palestinesi la cultura dell’odio e l’idea di distruggere Israele. È molto difficile abituare e preparare le prossime generazioni alla pace se intanto viene loro insegnato che gli ebrei sono i discendenti di maiali e scimmie e che lo Stato ebraico non ha alcun diritto di esistere. Pertanto ho fiducia che Lei farà in modo che questi abusi degli obiettivi e dei finanziamenti dell’Onu abbiano termine.

Signor Segretario, sono ansioso di discutere con Lei le questioni urgenti all’ordine del giorno che affliggono la nostra regione. Innanzitutto l’incessante tentativo dell’Iran di dotarsi di armi nucleari; e poi, naturalmente, la drammatica situazione in corso in Siria e in altre parti della nostra regione. Penso che sia importante discutere i problemi veri e non quelli che più spesso vengono trattati dai mass-media. Fino a poco tempo fa molta gente sosteneva che la causa principale dell’instabilità in Medio Oriente era il conflitto israelo-palestinese. Oggi nessuno potrebbe più affermare seriamente una cosa del genere, perché dall’Oceano Atlantico al Passo di Khyber (fra Afghanistan e Pakistan) tutti possono vedere l’instabilità endemica che affligge tanta parte del mondo arabo e musulmano. Noi, naturalmente, vorremmo vedervi ripristinata non solo la stabilità, ma anche la pace e una vera transizione verso la prosperità e verso corretti rapporti tra le nazioni, compresa la nostra nazione. Ma penso che oggi tutti capiscono che la causa principale dell’instabilità in Medio Oriente, e non solo in Medio Oriente, ha a che fare con convulsioni di natura storica e culturale di cui il conflitto israelo-palestinese non è che una delle molte, moltissime manifestazioni.

Per quanto riguarda il processo di pace israelo-palestinese, dobbiamo andare alla radice del problema, e la radice principale era e rimane il persistente rifiuto di riconoscere uno Stato ebraico entro qualsiasi confine. Non ha a che fare con gli insediamenti: che certamente sono un problema da risolvere, ma che non sono la ragione per cui abbiamo, qui, un conflitto che sembra permanente. Il conflitto iniziò almeno mezzo secolo prima della creazione del primo insediamento israeliano in Cisgiordania o Gaza; e quando abbiamo sgombrato tutti gli insediamenti dalla striscia di Gaza gli attacchi sono continuati a causa di questo rifiuto di base dello Stato ebraico come tale. È importante capire che se costruiamo qualche centinaio di appartamenti a Gilo o a Ramot o in qualche altro quartiere ebraico di Gerusalemme, o nei blocchi urbani che tutti sanno (compresi i negoziatori palestinesi, stando a quanto dice la stessa tv Al Jazeera) che faranno parte di Israele nella mappa finale dell’accordo di pace, ebbene questi appartamenti non sono il vero problema che dobbiamo discutere. Il vero problema è come arrivare a uno stato palestinese smilitarizzato che riconosca e accetti finalmente di coesistere con il solo e unico Stato ebraico, Israele».

(Da: MFA, 16.8.13)