“Ogni giorno i discepoli del Mufti si assicurano che io continui a sentire sul collo il fiato dello sterminio”

Gli arabi che sostennero la “soluzione finale” sono stati anche i primi a negare la Shoà. Come i nazisti

Di Uri Edelman, Edy Cohen

Uri Edelman

Scrive Uri Edelman: «Il Mufti di Gerusalemme Amin Al Husseini fu un fedele alleato di Hitler, con il quale condivideva l’idea di annientare completamente il popolo ebraico. Questa loro visione alla fine è fallita. Da allora la maggioranza dei tedeschi ha estirpato quell’ideologia dai cuori e dalle menti. Oggi il mondo è abituato a una Germania diversa, contrita e pronta a pagare le colpe di quel suo leader. La dottrina del Mufti, invece, continua a prosperare ancora oggi, inculcata nei bambini sin da piccoli, insegnata in quelle scuole musulmane che predicano giorno e notte che gli ebrei sono infedeli e che devono essere i primi ad essere cancellati dalla faccia dalla Terra. Proclamano che il piccolo lembo di terra su cui vivono gli ebrei appartiene agli arabi palestinesi, che sarebbero i discendenti di cananei e filistei; che gli ebrei non hanno alcun legame coi luoghi sacri né alcuna legittima rivendicazione sul Monte del Tempio di Gerusalemme; che anche il Muro Occidentale (“del pianto”) appartiene ai musulmani perché il loro profeta Muhammad vi legò Buraq, la sua miracolosa cavalcatura alata. In breve, una riscrittura totale delle verità storiche zeppa di invenzioni, illusioni e inganni.

La minaccia ad una manifestazione islamista: “Preparatevi per il vero Olocausto!”

Ho trascorso quattro anni della mia vita nei campi di morte del tiranno nazista. Il mio corpo ha subito ogni tipo di orrore che i suoi scagnozzi potevano infliggere. Cinque volte mi sono trovato faccia a faccia con il suo falso Angelo della Morte. Ogni minuto di ogni giorno, qui nella terra dei miei antenati, i discepoli del Mufti si assicurano che io continui a sentire sul collo il fiato della Mietitrice. Mi devo muovere come una persona braccata, guardandomi attorno con sospetto nel timore che uno dei tanti seguaci del Mufti voglia eliminarmi. Questo è il messaggio che ogni ebreo deve interiorizzare. Opinioni politiche e affiliazioni di partito non contano, bisogna innanzitutto considerare seriamente questo stato di cose per capire che è così.

Dopodiché, il popolo ebraico non porta rancore e non cerca vendetta. La sua mano è tesa verso la pace, la vita e la comunanza, nella tolleranza e nell’accettazione di tutti coloro che condividono il desiderio di una pacifica convivenza. Il desiderio del popolo ebraico è quello di vedere riconosciuti il diritto di tutti di visitare qualsiasi posto che si desideri, ed è disgustato dalle dichiarazioni secondo cui, così facendo, noi “contamineremmo” un qualsiasi sito, come ha esplicitamente affermato il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) a proposito degli ebrei che si recano sul Monte del Tempio. E questo è l’uomo che si propone sulla scena globale come uno che aspira alla pace.»

(Da: Israel HaYom, 23.4.17)

Edy Cohen

Scrive Edy Cohen: «Negare la Shoà non consiste solo nel mettere in dubbio l’autenticità delle fotografie dei campi di concentramento, del numero delle vittime o dell’esistenza delle camere a gas: significa anche rappresentare la Shoà come una cospirazione di cui sono colpevoli gli ebrei.

I primi a negare la Shoà furono i nazisti stessi, per sottrarsi alla responsabilità penale per genocidio e crimini contro l’umanità. Uno degli architetti della Shoà, il caporione nazista Adolf Eichmann, è stato uno dei primi a negarne l’esistenza. Mentre sfuggiva al processo di Norimberga e al diritto internazionale, Eichmann si legò ai sostenitori del nazismo in Argentina che pubblicavano una rivista antisemita intitolata Der Weg (La Via), che cercava di screditare quella che chiamavano “la menzogna dei 6 milioni”. Secondo Der Weg, la Shoà non era altro che una calunnia, non c’erano mai state camere a gas nell’Europa di Hitler e gli ebrei avevano collaborato con il Terzo Reich per avere un loro stato. Secondo Eichmann e gli autori della rivista, gli ebrei erano pronti a farsi massacrare per ottenere una patria nazionale.

Vignetta negazionista

Molti arabi furono affascinati da questa teoria, e un giovane studente di dottorato di nome Mahmoud Abbas, oggi presidente dell’Autorità Palestinese, scrisse una tesi sull’argomento intitolata L’altro lato: la relazione segreta tra il nazismo e il sionismo, contribuendo ad aprire la strada a una serie di teorie complottiste sulla Shoà, spesso in contraddizione fra loro. Gli arabi sono stati tra i primi negatori della Shoà ad adottare la teoria di Eichmann. Così, ad esempio, gli stati arabi furono compatti nell’opporsi all’accordo per le ripartizioni tra Israele e Germania Occidentale, firmato pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. Durante le trattative per quell’accordo gli stati arabi, e in particolare l’Egitto, l’Iraq, la Siria e la Giordania, scrissero al cancelliere tedesco Konrad Adenauer che “gli ebrei sono coloro che hanno causato la seconda guerra mondiale” e che i fondi delle riparazioni tedesche non dovevano andare allo stato ebraico, ma agli arabi palestinesi.

Ancora oggi nel mondo arabo si sa pochissimo della Shoà e sul tema fioriscono numerose teorie cospirative. Di norma, gli arabi ritengono che gli ebrei non possono in alcun modo essere vittime, poiché le vere vittime per eccellenza sono i palestinesi. Dunque, secondo una delle teorie, gli europei volevano sbarazzarsi degli ebrei a causa della loro natura distruttiva e dell’influenza negativa che esercitavano sulla società europea, e per questo incaricarono Adolf Hitler di annientarli o spedirli in Palestina. Tra i fondamentalisti, molti credono che la Shoà sia stata una punizione per il rifiuto degli ebrei di accettare l’islam ai tempi del profeta Mohammed. Importanti leader musulmani come Yusuf al-Qaradawi, uno dei maggiori teologi allineati con la Fratellanza Musulmana, giustificano la Shoà come “opportuna punizione ” che Allah ha inflitto agli ebrei per le loro azioni nella storia. “Nel corso della storia – afferma Qaradawi – Allah ha punito gli ebrei per la loro corruzione. L’ultima punizione che hanno ricevuto è stata la punizione di Hitler, che è riuscito a metterli al loro posto, anche se hanno esagerato su quello che ha fatto loro”. Un’altra teoria che va per la maggiore nel mondo arabo sostiene che gli ebrei hanno gonfiato il numero delle vittime della Shoà per far sentire il mondo in colpa e approfittarne, in particolare con la creazione di uno stato ebraico in Terra di Israele. E’ così che molti palestinesi si ritengono le vere vittime della Shoà.

La negazione della Shoà, così pervasiva nel mondo arabo, meriterebbe la nostra massima attenzione. »

(Da: Israel HaYom, 23.4.17)

Dal documentario di Corey Gil-Shuster su cosa pensano i palestinesi della strada della Shoà (2014): “Hitler ha lasciato (vivi) alcuni ebrei affinché il mondo sapesse perché li ha bruciati”