“Ognuno di noi sa qual è il nostro obiettivo”

Chi mente? Abu Mazen quando parla con Trump o i suoi vice quando parlano ai palestinesi?

Incontrando martedì scorso il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a Betlemme, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha dichiarato ai giornalisti: “Ancora una volta riaffermiamo la nostra posizione che è quella di accettare la soluzione a due stati lungo i confini del 1967, lo stato di Palestina con Gerusalemme est come sua capitale, che viva a fianco di Israele in pace e sicurezza” (New York Times, 23.5.17).

Si può osservare che Abu Mazen, come sempre, parla di due stati ma non dice mai “stato ebraico” giacché la mai abbandonata rivendicazione del cosiddetto “diritto al ritorno” mira di fatto a fare della soluzione a due stati una soluzione a due stati arabo-palestinesi. Tuttavia, anche senza soffermarsi su quelle che possono sembrare sottigliezze, basta ascoltare cosa affermano in proposito altri importanti esponenti dell’Olp, l’organizzazione che fa capo ad Abu Mazen, quando si rivolgono al proprio pubblico.

Soltanto una settimana prima della visita di Trump, ecco cosa diceva alla televisione dell’Autorità Palestinese Khaled Mismar, membro del Consiglio Nazionale Palestinese, l’organo legislativo dell’Olp:

“La rivoluzione scoppiò nel 1965 [primo attentato firmato da Fatah] per liberare tutta la terra della Palestina [quando Gaza e Cisgiordania erano ancora sotto controllo arabo], ma le circostanze non lo permisero. Abbiamo combattuto e abbiamo resistito a tutto, a tutti i complotti, e tuttavia realizzeremo il nostro obiettivo. È vero, abbiamo accettato di ricevere solo il 20 o 22% della Palestina [Cisgiordania e striscia di Gaza], ma un diritto non è mai perso finché qualcuno lo rivendica: ognuno di noi sa qual è il nostro obiettivo”. (TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 15.5.17)

Lo stesso giorno, un altro importante esponente palestinese, Muhammad Alyan, Coordinatore generale del Comitato Nazionale dell’Olp per la commemorazione della Giornata della Nakba (“catastrofe”, il termine con cui la pubblicistica palestinese si riferisce alla nascita di Israele e alle sue conseguenze), in un discorso trasmesso dalla tv dell’Autorità Palestinese ha dichiarato:

“Vogliamo dire, riguardo a quanto accaduto nel 1948: indipendentemente da quanto possano essere grandi le perdite e i sacrifici, noi non rinunceremo a un solo granello di sabbia di Giaffa, Haifa, Lod o Ramle [tutte città israeliane]. L’occupazione faccia quello che vuole. Noi restiamo qui, radicati come l’olivo, a combattere e difendere il suolo patrio”. (TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 15.5.17)

(Da: PMW Bulletin, 23.5.17)