Olp e Autorità Palestinese sono responsabili davanti alla legge per le stragi della seconda intifada

Storica sentenza della Corte distrettuale di Gerusalemme, basata sul sostegno finanziario, pratico e ideologico fornito a terroristi e stragisti

Dall’alto: Aziz Salha nella celebre foto che lo ritrae mentre esibisce le mani macchiate del sangue dei due riservisti israeliani linciati dalla folla palestinese in una postazione della polizia a Ramallah nell’ottobre 2000. Sotto: bambini palestinesi indotti dagli “educatori” palestinesi a reinterpretare il linciaggio di Ramallah

Il Tribunale distrettuale di Gerusalemme ha stabilito lunedì che l’Autorità Palestinese deve pagare risarcimenti per 17 attentati effettuati da organizzazioni terroristiche come Olp, Hamas e  Jihad Islamica a cavallo tra fine anni ’90 e primi anni Duemila che causarono la morte di 34 israeliani e il ferimento di altri sette.

Gli attacchi citati nella sentenza includono, fra gli altri, la sparatoria del 1996 alla Tomba di Giuseppe a Nablus, il linciaggio dell’ottobre 2000 di due riservisti israeliani nella stazione della polizia palestinese di Ramallah, l’attentato suicida del dicembre 2001 sulla via pedonale Ben Yehuda a Gerusalemme e l’attacco del marzo 2002 nell’abitazione della famiglia Gavish a Elon Moreh. La sentenza si applica a 17 petizioni presentate dall’organizzazione Shurat HaDin (Israel Law Center) a nome delle vittime degli attacchi e/o delle loro famiglie. Il risarcimento totale richiesto ammonta a circa 1 miliardo di shekel (ca. 280 milioni di dollari). In alcuni dei casi le udienze si succedono da vent’anni. Ora tutte le 17 petizioni sono stata consolidate in un unico caso.

La sentenza senza precedenti afferma che l’Autorità Palestinese è responsabile degli attentati e che le vittime hanno titolo a un risarcimento il cui importo esatto verrà determinato in un secondo momento. Finora le corti israeliane avevano ritenuto l’Autorità Palestinese responsabile solo degli attentati perpetrati da suoi dipendenti. Ora invece la Corte  distrettuale di Gerusalemme ha ritenuto l’Autorità Palestinese responsabile per gli attentati compiuti da organizzazioni terroristiche a causa del fatto che essa ha fornito loro il supporto pratico, finanziario e ideologico (in alcuni casi persino le armi) per realizzarli, e a causa del sostegno ideologico e finanziario garantito alle famiglie degli attentatori suicidi e ai terroristi condannati e detenuti per gli attentati.

La sentenza cita anche il fatto che gli esponenti di Olp e Autorità Palestinese glorificano gli assassini di civili israeliani in pubblicazioni ufficiali, manifestazioni pubbliche e intitolando in loro onore strade e piazze.  La stessa Autorità Palestinese, sottolinea la Corte, afferma d’aver incoraggiato e persino inviato i terroristi. Anche “la dichiarata politica dell’Op e dell’Autorità Palestinese guidate da Yasser Arafat di effettuare attacchi terroristici contro Israele” indica una precisa responsabilità delle autorità palestinesi.

Ha scritto il giudice Moshe Drori, vicepresidente della Corte distrettuale di Gerusalemme: “L’Olp, l’Autorità Palestinese, Yasser Arafat, Abu Mazen e altri personaggi importanti come Marwan Barghouti miravano tutti a uccidere ebrei e israeliani e a colpire lo stato di Israele”.

La presidente di Shurat Hadin, avvocato Nitsana Darshan-Leitner, ha commentato: “Questa storica sentenza dimostra che la seconda intifada fu una guerra deliberata e pianificata contro la popolazione civile di Israele”. La seconda intifada fu un’ondata di violenze palestinesi che, nel periodo 2000-2004, fece registrare più di 130 attentati suicidi contro i centri cittadini e la vita civile israeliani.

(Da: YnetNews, Jerusalem Post. Times of Israel, 8.7.19)

Monumento a forma di “Palestina” (Israele è cancellato dalla carta geografica) eretto dall’Autorità Palestinese a Nablus nella piazza intitolata in onere del terrorista Naif Abu Sharah, delle Brigate martiri di al-Aqsa, responsabile fra l’altro del duplice attentato suicida che il 5 gennaio 2003 provocò la morte di 23 civili israeliani a Tel Aviv. L’immagine è tratta dal reportage del 17 luglio 2015 della tv Awdah di Fatah, il movimento che fa capo ad Abu Mazen