Operazioni anti-terrorismo nella striscia di Gaza

Israele non può permettere che il ritiro da Gaza venga dipinto come una vittoria sul terreno dei terroristi palestinesi.

image_388Dopo l’uccisione, mercoledì sera, nella città israeliana di Sderot, di due bambini israeliani (Dorit Aniso, di 2 anni, e Yuval Abebeh, di 4 anni), colpiti da un missile Qassam palestinese lanciato dalla parte nord della striscia di Gaza, l’escalation del terrorismo è continuata giovedì con l’uccisione a sangue freddo, fra Alei Sinai e Dugit, di una donna israeliana che faceva jogging ad opera di cecchini palestinesi, e l’uccisione, pochi istanti dopo, di un medico militare israeliano giunto a soccorrerla. Nel frattempo continuavano gli attacchi palestinesi a postazioni militari (un soldato ucciso a est di Beit Hanun) e i lanci di colpi di mortaio e missili Qassam.
All’escalation lanciata dai terroristi nel periodo della festività ebraica di Sukkot, il governo israeliano ha risposto dando disposizione alle Forze di Difesa di lanciare un’operazione, denominata “Giorni di pentimento”, nelle aree della striscia di Gaza settentrionale dove operano i commando che producono e lanciano i missili Qassam, compreso il campo palestinesi di Jabalya dove i soldati israeliani sono penetrati per la prima volta dall’inizio delle violenze palestinesi quattro anni fa, e dove centinaia di palestinesi armati sono stati visti prendere posizione tra le case e i vicoli, e minare le strade principali.
Il ministro della difesa israeliano Mofaz, che ha definito l’uccisione dei due bambini di Sderot “un atto intollerabile e imperdonabile” di fronte al quale Israele non può non reagire, ha annunciato giovedì una “operazione su vasta scala e a tempo prolungato”, volta a mettere i missili Qassam fuori dalla portata di Sderot (nel Negev israeliano), non escludendo la possibilità di ritagliare nella striscia di Gaza settentrionale una “zona cuscinetto” provvisoria, profonda circa nove chilometri, per impedire i continui lanci di missili, e le imboscate. L’operazione ha anche lo scopo di infliggere un duro colpo alle strutture dei gruppi terroristici palestinesi che operano nella zona.
“Le operazioni delle Forze di Difesa israeliane nell’area – ha detto David Baker, dell’ufficio del primo ministro israeliano – hanno il chiaro scopo di permettere ai cittadini israeliani di stare nelle loro case e nei loro cortili senza essere bombardati da razzi e missili palestinesi. Si tratta del nostro naturale diritto di vivere in pace, e Israele è impegnato a garantire il diritto alla sicurezza a tutti i propri cittadini”.
“Nessun paese al mondo – ha dichiarato Dan Harel, comandante israeliano della zona sud – tollererebbe attacchi missilistici sulle proprie città. Pertanto le Forze di Difesa israeliane faranno un grande sforzo per ridurre al minimo questi attacchi. Non possiamo garantire di fermare i missili Qassam al 100%, ma possiamo ridurre di molto le loro capacità di produrli e lanciarli, ed è quello che stiamo facendo”.
Durante le prime fasi dell’operazione i soldati israeliani hanno individuato e annientato almeno sei squadre di lanciatori di missili Qassam, mentre una decina di commando di palestinesi armati tentavano di ostacolare le operazioni anti-terrorismo con l’uso di mine, mitra, lanciagranate e razzi anticarro. Ne sono seguiti violentissimi scontri, nel corso dei quali sono rimasti uccisi una trentina di palestinesi armati. Decine i feriti, da entrambe le parti.
“Quello che cercano di fare le forze israeliane – scrive il commentatore militare Arieh O’sullivan sul Jerusalem Post – è stanare i terroristi palestinesi [dalle zone densamente abitate], per poi colpirli con un violento volume di fuoco di carri ed elicotteri: una tattica aggressiva che può costare cara ai terroristi, ma che ovviamente può comportare anche perdite fra i civili. Tuttavia, quella in corso è anche una battaglia per l’immagine. Ufficiali israeliani spiegano che, ancora una volta, le forze armate devono ricorrere alla mano pesante per sventare il tentativo palestinese di descrivere il prossimo ritiro israeliano dalla striscia di Gaza come un’azione fatta sotto il fuoco palestinese. Israele non può permettere che il suo ritiro da Gaza venga dipinto come una vittoria sul terreno dei terroristi palestinesi. Inoltre, l’operazione offre la possibilità di infliggere un duro colpo alle strutture armate di Hamas e di altri gruppi fondamentalisti affinché essi abbiano difficoltà a riprendersi dopo che Israele si sarà ritirato dalla striscia”.

(Da: Jerusalem Post, Ha’aretz, israele.net, 1.10.04)

Nella foto in alto: terrorista palestinese con lancia granate, nel campo di Jabaliya (striscia di Gaza settentrionale)