Ostilità sconfinata

Il voto sul Cristallo Rosso ha sbugiardato la linea araba che sostiene di essere per i due stati

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_1278Cosa importa di più al mondo arabo, dar vita alla Palestina o eliminare Israele? O forse i due obiettivi continuano ad essere, agli occhi del mondo arabo, la stessa cosa?
Mercoledì scorso la votazione alla 29esima Conferenza Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa ha offerto un test diretto sulla questione. In palio c’era l’adozione di un “cristallo rosso” – un quadrato ritto su uno dei suoi angoli – da aggiungere alla croce rossa e alla mezzaluna rossa come simbolo ufficiale della nobile organizzazione umanitaria. Uno degli scopi del nuovo simbolo era quello di permettere che il Magen David Adom, la Stella Rossa di Davide, entrasse a far parte del movimento insieme alle altre 178 società nazionali del resto del mondo.
Ma il voto è diventato un test perché essenzialmente si trattava di votare sulla scelta se ammettere o meno le due società, il Magen David Adom e la Mezzaluna Rossa Palestinese, simultaneamente. Un voto a favore del “cristallo” significava chiaramente accettare entrambe le società, dal momento che Israele non poteva operare senza un riconoscimento del suo simbolo e la “Palestina” non sarebbe stata ammessa senza Israele. Per ammettere la Mezzaluna Rossa Palestinese era anche necessaria una delibera speciale, giacché le regole della Croce Rossa Internazionale stabiliscono che possano diventare membri solo società che rappresentano stati sovrani.
Per quasi sessant’anni non era stato possibile fare alcuna eccezione alla politica della Croce Rossa Internazionale sui suoi simboli per permettere l’ingresso del Magen David Adom, una grande società attiva a livello globale in rappresentanza di uno stato sovrano costituito e consolidato. Per contro, nel momento stesso in cui è stato adottato un simbolo “neutro”, tecnicamente creato per ragioni che nulla avevano a che fare con Israele e il Magen David Adom, pur di ammettere la Mezzaluna Rossa Palestinese subitaneamente la Croce Rossa Internazionale non ha avuto alcun problema a derogare alla sua inderogabile regola che limita l’appartenenza alle “società nazionali”.
È un vero peccato che una così evidente discriminazione ai danni di Israele sia durata tanto a lungo fra le organizzazioni umanitarie per eccellenza, le cui parole d’ordine sono “neutralità, imparzialità, indipendenza”.
Ma la radice prima di questa sventurata distorsione del credo della Croce Rossa Internazionale non sta nel suo personale che coraggiosamente sfida zone di guerra e disastri naturali per salvare vite umane, e nemmeno nell’organizzazione di Ginevra in se stessa. La radice prima sta nella determinazione delle nazioni arabe e islamiche a sfruttare persino le organizzazioni umanitarie pur di promuovere la loro campagna contro l’esistenza di Israele.
In effetti il voto ha sbugiardato la posizione araba, che sostiene di essere saldamente a favore di un processo i pace volto a creare due stati per due popoli che vivano in pace fianco a fianco. Quale migliore rappresentazione della soluzione due popoli-due stati si sarebbe potuta immaginare di un voto simultaneo per l’ammissione di Israele e “Palestina” nella Croce Rossa Internazionale? E quale peggiore ostilità verso Israele in quanto tale potrebbe esservi di quella che è disposta a tenere in ostaggio l’ammissione della Palestina pur di demonizzare Israele impedendone l’ingresso?
Alla fine 54 nazioni e società hanno votato contro il “cristallo rosso”, ideato non tanto per permettere l’ingresso del Magen David Adom, ma per avere a disposizione un simbolo neutrale che la Croce Rossa stesa possa usare in aree dove il suo simbolo tradizionale può essere considerato offensivo. I voti contrari sono stati per lo più di paesi arabi e musulmani, più una spolverata di dittature come Cuba e Cina e – vergognoso – il voto del Sudafrica.
È accaduto che la conferenza fossa presieduta da un giordano, e che la società della Mezzaluna Rossa giordana si sia apertamente pronunciata contro la politicizzazione della Croce Rossa Internazionale operata dal mondo islamico. Ma il governo giordano, in quello che è stato sicuramente uno dei momenti di cui andrà meno fiero, ha votato contro il “cristallo” nonostante non l’abbia fatto la stessa società della Mezzaluna Rossa giordana.
L’Arabia Saudita, autrice di quel “piano di pace arabo” che dovrebbe incarnare l’accettazione da parte araba del diritto di Israele ad esistere, ha votato due volte contro: una come governo e l’altra come società della Mezzaluna Rossa saudita. Paesi apparentemente moderati come Egitto, Tunisia, Marocco e Qatar, hanno fatto lo stesso.
Tutta questa opposizione – si badi bene – non era contro la possibilità da parte di Israele di usare intatto il suo simbolo, la Stella Rossa di David. Né si trattava di ammettere Israele senza ammettere la “Palestina” in deroga alle regole della stessa Croce Rossa Internazionale. E non si trattava nemmeno di ammettere Israele in un organismo politico di quelli dove le nazioni sono chiamate a votare su questioni di interesse nazionale.
No, si trattava di votare per accogliere insieme Israele e Palestina in un’organizzazione il cui solo compito è salvare vite umane, e che dovrebbe incarnare la capacità di un organismo neutrale di elevarsi al di sopra delle divisioni e dei conflitti nazionali a nome di tutta l’umanità. Il Magen David Adom, ad esempio, non sta a controllare quale sia politica dei paesi musulmani colpiti da terremoti o tsunami prima di accorrere in soccorso delle vittime, mettendo a disposizione la sua esperienza sul campo sfortunatamente assai vasta.
Domanda: esiste un qualunque luogo dove non si eserciti l’ostilità araba, non contro questa o quella politica israeliana, ma contro Israele in quanto tale?

(Da: Jerusalem Post, 23.06.06)