Ottimo, ma inutile, il rapporto della Commissione Turkel

Chi, contro ogni evidenza, ha accusato subito Israele continuerà a farlo anche domani.

Di Yoaz Hendel

image_3045La Commissione Turkel non avrà il potere di cambiare l’atteggiamento del mondo verso l’incidente sulla flottiglia filo-Hamas (bloccata dalle Forze di Difesa israeliane il 31 maggio scorso mentre era in rotta verso Gaza). Coloro che criticavano Israele continueranno a criticarlo anche domani; e coloro che gli addossarono tutta la colpa ancor prima che venissero pubblicate le prime immagini, non sono in realtà interessati alle conclusioni dell’indagine. Coloro che se ne stettero zitti prima, a quanto pare continueranno a stare zitti anche adesso.
Mi congratulo coi membri della Commissione per aver raggiunto la conclusione che le Forze di Difesa israeliane hanno fatto un uso corretto delle armi da fuoco nel contrastare dei terroristi. Tuttavia, con tutto il dovuto rispetto, per arrivare a questo non avevamo bisogno di una commissione d’inchiesta. Le intuizioni e le conclusioni che la Commissione Turkel compendierà in un denso rapporto erano perfettamente chiare agli occhi di ogni cittadino israeliano minimamente attento già un settimana dopo il raid sulla flottiglia. Tutti i fatti erano lì alla luce del sole, per chiunque avesse voluto vederli.
Nell’era delle guerra per l’opinione pubblica nessuno gioca più a carte coperte. Le registrazioni delle comunicazioni per ricetrasmittente, i mercenari turchi che cercavano ad ogni costo la provocazione, la calcolata miscela a bordo delle navi di terroristi e pacifisti col paraocchi, la rappresentazione che s’era fatta l’intelligence, le restrizioni operative con cui doveva fare i conti la marina militare: tutto era già di pubblico dominio.
In effetti la Commissione Turkel è stata istituita per una questione di immagine: per dare una risposta agli attacchi piovuti sul governo israeliano. Una illustre commissione il cui unico compito era quello di analizzare un incidente militare tattico: un’operazione che, senza l’attenzione spasmodica dei mass-media, sarebbe rimasta confinata nell’ambito delle procedure di indagine interne delle Forze di Difesa israeliane.
Non bisogna infatti dimenticare che, nonostante il caos capitato a bordo della Mavi Marmarma e le tante vittime che è costato, la cattura di una nave non è una guerra, per quanto piccola, e nemmeno una campagna militare, per quanto limitata. Così come è accaduto che andasse fuori controllo l’operazione sulla Mavi Marmara, allo stesso modo può capitare che una complessa operazione per l’arresto di alcuni terroristi nei territori possa sfuggire di mano e lasciare una decina di vittime sul terreno (talvolta anche da fuoco amico). E può capitare, come sappiamo, che persino una protesta a Bilin contro la costruzione della barriera difensiva fra Israele e Cisgiordania possa sfociare in tragiche conseguenze non volute.
Creare una commissione d’inchiesta esterna, con tanto di osservatori stranieri, ogni volta che si verifica un incidente in una operazione militare di questo tipo significa mettere in dubbio la capacità delle Forze di Difesa israeliane di analizzare se stesse.
Mi sono perfettamente chiari gli effetti delle pressioni internazionali sullo stato d’Israele il giorno dopo il raid. E tuttavia il fatto che gli avversari d’Israele in tutto il mondo, capeggiati dalla Turchia di Erdogan, abbiano deciso di dipingere l’intervento delle Forze di Difesa israeliane come un “crimine di guerra” non significa che noi dobbiamo collaborare della loro operazione. Chi sente un forte bisogno di altre commissioni d’inchiesta nella propria vota dovrebbe piuttosto adoperarsi affinché ve ne sia una che indaghi le ragioni per cui i terroristi della Mavi Marmara sono stati rilasciati il giorno dopo, o i motivi per cui ancora si discute di risarcimenti e di eventuali scuse alla Turchia.
La Commissione Turkel non sarà la nostra salvezza; servirà piuttosto ad alimentare ulteriormente la nostra fuorviata tradizione di commissioni d’inchiesta.

(Da: YnetNews, 23.1.11)

Nella foto in alto: Yoaz Hendel, autore di questo articolo