Pace fra Israele e arabi: un sogno che diventa realtà

"In quanto cittadina degli Emirati, ciò che spero veramente è che fra noi ci possano essere relazioni vere e calorose"

Di Maryam AlZaabi

Maryam AlZaabi, 19enne emeratina, studentessa presso la Sorbonne University di Abu Dhabi, autrice di questo articolo

Non mi sono mai molto interessata di politica, anche se ora ne sono più informata di quanto non lo fossi tempo fa. Piuttosto sono più appassionata di cultura e società.

Quando avevo 11 anni, mi è venuta voglia di conoscere meglio il mondo, i paesi e la mia regione. E’ stato in quel periodo che ho iniziato a conoscere Israele.

Diciamo subito che non posso parlare per tutte le persone nel mio paese. Ad alcuni Israele piace, ad altri no. Altri ancora sono neutrali. Personalmente, non avevo tutte quelle idee sbagliate riguardo allo stato ebraico che israeliani ed ebrei possono pensare che un arabo debba avere per forza. Più che altro non ne sapevo quasi niente, perché il conflitto israelo-palestinese non era un tema di interesse dei miei genitori o della mia scuola, quindi l’argomento veniva fuori a malapena.

All’inizio ho incominciato a studiare da sola la storia del popolo ebraico e del giudaismo. Ho imparato che essere ebreo significa anche appartenere a un popolo. E sono venuta a conoscere il legame con la Terra d’Israele. Ho anche scoperto quanto Israele è multiculturale, multietnico e molto diversificato, che è ciò che mi piace essendo io originaria di un paese che ospita più di duecento nazionalità diverse. Per farla breve, mi è apparso chiaro e mi è stato facile capirlo.

Sono a favore di Israele perché non ho motivo per odiare quel paese e non ne cerco uno. Ogni paese ha i suoi difetti, compreso Israele, ma il fatto di esistere non è uno di questi. Tutto qui.

La parola pace in arabo, inglese ed ebraico (salam peace shalom) sul Boeing 737-900 “Kiryat Gat” della compagnia israeliana EL AL che lunedì effettua il primo volo passeggeri da Israele agli Emirati Arabi Uniti

Al momento non ho ancora completamente metabolizzato che uno dei miei sogni di sempre si è infine avverato. Nell’ultimo anno sono stata attiva sui social network, ho conosciuto molti amici ebrei e israeliani esprimendo il sogno che i nostri paesi potessero operare insieme. All’improvviso, dopo una giornata intensa, vedo l’annuncio congiunto twittato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Sono scioccata, felice e onorata.

In quanto abitante degli Emirati ciò che spero veramente, dopo che saranno stabiliti rapporti  bilaterali tra i nostri paesi, è che ci possano essere relazioni vere e calorose. Non solo tra i governi, ma anche e soprattutto tra le persone. Non desidero una pace meramente “fredda”, che serva solo a prevenire la guerra. Mi piacerebbe che le persone di entrambe le parti imparassero le une dalle altre, scambiassero idee, diventassero ottimi amici e certamente che possano infrangere gli stereotipi.

E’ del tutto logico che noi diventiamo stretti alleati in questa regione. Dopotutto, siamo cugini.

(Da: jns.org, 25.8.20)