Da un lato continuo ad essere allibito di fronte alle innumerevoli manifestazioni e sfilate di sedicenti “pro-palestinesi” in tutto il mondo – da New York a Londra, a Sydney, ad Amman, a San Francisco – con centinaia di migliaia di persone che gridano contro Israele, contro la sua offensiva anti-terrorismo a Gaza, spesso contro la sua stessa esistenza
L'attrice, modella e regista israeliana Noa Tishby, già inviata d'Israele contro l'antisemitismo a titolo volontario, è andata a intervistare i manifestanti anti-israeliani davanti al Sundance Film Festival, in corso a Park City (Utah), facendo domande come, ad esempio, a quale fiume e quale mare si riferisca lo slogan "Palestina libera dal fiume al mare", che invoca la distruzione di Israele.
Mentre la guerra dentro la striscia di Gaza si avvicina al quarto mese, vengono messi in discussione con crescente frequenza la sua direzione, gli obiettivi e persino la misura dei successi fin qui conseguiti.
Respingendo come sempre qualunque ipotetica soluzione “a due stati", il leader di Hamas Khaled Mashal afferma che l’obiettivo del gruppo terroristico di rimpiazzare Israele con uno stato palestinese è più raggiungibile oggi, dopo il massacro del 7 ottobre.
Una maggioranza di israeliani sarebbe favorevole a un piano di pace sostenuto dagli Stati Uniti che contemplasse la liberazione di tutti gli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi a Gaza, la normalizzazione dei rapporti con l’Arabia Saudita e la futura creazione di uno stato palestinese smilitarizzato.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sostiene di essere lui il principale ostacolo alla creazione di uno stato palestinese. Ha detto: “Chiunque parli del ‘giorno dopo Netanyahu’ sta essenzialmente parlando della creazione di uno stato palestinese con l’Autorità Palestinese”
Secondo un recente sondaggio "Panels" condotto martedì e mercoledì scorsi, gli israeliani si dividono sulla domanda se l’obiettivo più importante della guerra sia garantire il rilascio degli ostaggi o sconfiggere Hamas, ma sono ampiamente concordi nel ritenere che la cosa da fare per liberare gli ostaggi sia mantenere la forte pressione militare contro l’organizzazione terrorista.
In base alla legge dell’Autorità Palestinese, i terroristi che hanno scatenato una guerra il 7 ottobre verranno ricompensati finanziariamente per il massacro ben compiuto.
Ci sembrava di sapere tutto quello che c'era da sapere sul fanatismo religioso dei nostri nemici: sull'istigazione, sulla predicazione dell'odio, su un'ideologia organizzata e sistematica che mira a sterminarci.
Quasi tutti quelli a cui ho chiesto del reportage del New York Times sui particolari del massacro del 7 ottobre ("Screams without Words", 28.12.23) mi hanno detto che era troppo doloroso leggerlo fino in fondo.