"Mi dica qualcosa che non so sull'Iran". La domanda mi ha molto colpito visto che arrivava da Yair Lapid, il primo ministro ad interim d’Israele, mentre ci trovavamo nella piccola sala conferenze accanto al suo ufficio a Gerusalemme.
Malik* è nato in Libano. Anche i genitori di Malik sono nati in Libano. Ma Malik, i suoi genitori e tanti altri che vivono in Libano da generazioni non sono cittadini libanesi.
Ci sono voluti quasi quattro mesi, ma lunedì le Forze di Difesa israeliane hanno diffuso le conclusioni della loro indagine sull'uccisione della giornalista Shireen Abu Akleh: conclusioni – scrive Amos Harel su Ha'aretz – che appaiono come la cosa più ragionevole che si potesse pensare sin dal primo giorno dopo la tragedia.
L'Autorità Palestinese è nota per la sua celebrazione del terrorismo: intitola piazze e scuole nel nome di assassini, versa vitalizi ai terroristi e alle loro famiglie premiandoli per le loro imprese di sanguinosa violenza, distribuisce dolci per le strade per festeggiare stragi e attentati.
Lo chiamano il sopravvissuto estremo: Shaul Ladany è sopravvissuto a un campo di concentramento nazista ed è scampato al massacro di 11 suoi compagni atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972.
Nel trambusto generato dalle sue recenti dichiarazioni sui "50 Olocausti" che Israele avrebbe compiuto contro i palestinesi, il presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen ha trovato sostegno praticamente universale da parte delle istituzioni palestinesi e del palestinese “della strada".
Alcuni giorni fa il governo canadese ha tagliato i fondi a un cosiddetto gruppo antirazzismo dopo che è stato rivelato che un membro del gruppo aveva pubblicato materiale antisemita sui social network. Il membro in questione, il "consulente senior" Laith Marouf, aveva twittato: "Conoscete tutti quei sacchi di feci umane starnazzanti, vale a dire i suprematisti bianchi ebrei.
Giovedì scorso, mentre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite teneva il suo abituale dibattito mensile sul conflitto israelo-palestinese, il commissario generale dell'Unrwa (l’agenzia Onu per i profughi palestinesi) Philippe Lazzarini ha lanciato un severo avvertimento
Nel 125esimo anniversario del Primo Congresso Sionista è tempo di fare il punto su quanto è avvenuto finora. La rivoluzione sionista in corso è una delle pochissime di quell'epoca che sia effettivamente riuscita a realizzare un cambiamento radicale, allo stesso tempo evolvendosi costantemente di fronte alle nuove sfide.
Caro Theodor Herzl, 125 anni dopo il Primo Congresso sionista, ebrei originari di decine di paesi diversi sono tornati a riunirsi a Basilea. Questa volta, però, lo hanno fatto partendo dal “regno” ebraico che tu avevi sognato.