Quando Israele divenne un modello positivo per gli stati arabi

Nel secondo anniversario della firma, si può affermare che gli Accordi di Abramo costituiscono una svolta ideologica di portata biblica (disertata dai palestinesi, come sempre)

Di David M. Weinberg

Il bello degli Accordi di Abramo è che sono caratterizzati da una calorosa amicizia, sostenuta da un discorso di genuina tolleranza e moderazione ideologica. Il che è persino più importante del fiorire di scambi commerciali e delle straordinarie relazioni nella difesa instaurate con Emirati Arabi Uniti, Bahrain e Marocco.

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Democrazia e stato di diritto: ecco ciò che fa la differenza

In Israele i terroristi vengono condannati, siano essi ebrei o arabi. A Ramallah e a Gaza i terroristi arabi vengono celebrati e premiati. Ma tanti nel mondo occidentale non vogliono vedere la differenza

Di Davide Romano

L'israeliano Amiram Ben-Uliel, 28 anni, dopo regolare processo è stato riconosciuto colpevole di aver pianificato e realizzato nel 2015 un attentato che ha ferito mortalmente i coniugi palestinesi Saad e Riham Dawabsheh e ucciso il loro figlio di 18 mesi, Ali.

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Sulla stampa di Abu Mazen ricompare il “piano a fasi”

A differenza dei loro apologeti occidentali, Fatah e Autorità Palestinese non fanno mistero dell’obiettivo di distruggere Israele: un passo per volta

Per il movimento Fatah, l’Autorità Palestinese e il loro capo Abu Mazen, la creazione di uno “stato di Palestina” nei territori caduti sotto controllo israeliano nel 1967  (Giudea/Samaria o Cisgiordania e Gerusalemme est, prima sotto occupazione giordana, e la striscia di Gaza, prima sotto occupazione egiziana) è solo una tappa verso l'obiettivo finale di distruggere Israele.

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Gli anti-sionisti militano per un apartheid globale

Coloro che calunniano Israele accusandolo di apartheid vogliono abolire lo stato ebraico e riportare gli ebrei nella condizione di cittadini di seconda classe del mondo

Di Benjamin Kerstein

L'affermazione che Israele sarebbe uno stato da apartheid in realtà ha ben poco a che fare con l'effettiva accusa di apartheid. Innanzitutto, è poco più che un tentativo a buon mercato di demonizzare lo stato ebraico. Ma, cosa ancora più sinistra, è anche un appello per lo smantellamento di Israele

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Quella visita di Re Carlo III d’Inghilterra che potrebbe demolire il mito della Gerusalemme est araba e palestinese

Qualsiasi evento richiami l’attenzione sul Monte degli Ulivi è un disastro per la propaganda palestinese perché ricorda al mondo che uno dei siti religiosi ebraici più importanti e antichi si trova proprio a Gerusalemme est

Di Stephen M. Flatow

L'ascesa al trono britannico del principe Carlo, ora re Carlo III, potrebbe essere un problema per i sostenitori della causa araba palestinese. In effetti, il forte legame del nuovo re con un importante luogo sacro ebraico a Gerusalemme est potrebbe focalizzare l'attenzione su un tema che gli arabi preferiscono di gran lunga evitare.

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Regola numero 1: dare sempre la colpa agli ebrei, attribuire loro ogni possibile nefandezza

Sulle tv palestinesi e siriane, falsità distorsioni e spudorato negazionismo per alimentare odio e calunnie

Per l’Autorità Palestinese e i suoi organi d’informazione la verità non ha molta importanza. Ciò che conta è inculcare nei palestinesi in modo martellante il messaggio che israeliani ed ebrei sono la radice di tutti i mali. Un esempio che ricorre ogni anno è l'incendio doloso nella moschea di al-Aqsa nel 1969.

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Biden ha ragione quando respinge lo stato palestinese al Consiglio di Sicurezza

Quattro buoni motivi per cui al momento gli Stati Uniti non riconoscono, e non devono riconoscere, uno stato palestinese

Di James Sinkinson

A fine agosto i palestinesi hanno annunciato che intendono chiedere al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il pieno riconoscimento dello stato palestinese. L'amministrazione Biden ha prontamente chiesto al presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen di abbandonare l'idea, minacciando di porre il veto

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In Iran dovevamo declamare “morte a Israele”, ma sognavamo la libertà

"Quando ho avuto l'opportunità di raccontare al primo ministro israeliano qualcosa del mio paese di nascita, ecco ciò che ho scelto di condividere con lui"

Di Marjan Keypour Greenblatt

"Mi dica qualcosa che non so sull'Iran". La domanda mi ha molto colpito visto che arrivava da Yair Lapid, il primo ministro ad interim d’Israele, mentre ci trovavamo nella piccola sala conferenze accanto al suo ufficio a Gerusalemme.

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Il soldato verosimilmente responsabile della morte di Abu Akleh era convinto di mirare a un terrorista armato

Israele ha condotto un'indagine approfondita e completa sull’uccisione della giornalista di al-Jazeera, ma l’asimmetria mediatica della vicenda garantisce che le accuse di “assassinio intenzionale” verranno rilanciate all’infinito

Ci sono voluti quasi quattro mesi, ma lunedì le Forze di Difesa israeliane hanno diffuso le conclusioni della loro indagine sull'uccisione della giornalista Shireen Abu Akleh: conclusioni – scrive Amos Harel su Ha'aretz – che appaiono come la cosa più ragionevole che si potesse pensare sin dal primo giorno dopo la tragedia.

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