In una conversazione online che ho avuto domenica scorsa con un collaboratore del presidente degli Stati Uniti Joe Biden che si occupa di Medio Oriente, mi è stato chiesto come descriverei i miei sentimenti a sei mesi dall’attacco di Hamas del 7 ottobre.
Una famiglia di Khan Younis (striscia di Gaza) si trova al momento nel Centro Medico israeliano Sheba di Tel HaShomer, presso Tel Aviv, dove i medici si stanno adoperando per salvare la vita al figlio, affetto da leucemia.
Martedì mattina l’esponente di Hamas Sami Abu Zuhri ha dichiarato che il gruppo respinge la nuova proposta di accordo per la liberazione degli ostaggi perché “ignora le nostre richieste e non include una ritirata completa e un cessate il fuoco totale”.
Se volete un esempio della voglia di morire della civiltà occidentale, vi cito l'attuale proposta avanzata da membri dell'establishment britannico di vietare la vendita di armi a Israele.
Il 28 marzo la Corte Internazionale di Giustizia ha ampliato la sua sentenza del 26 gennaio 2024 che, tra le altre cose, affermava che esiste la possibilità che “almeno alcuni degli atti e delle omissioni che, secondo il Sudafrica, sono stati commessi da Israele a Gaza possano rientrare nelle clausole della Convenzione (sul genocidio)”.
Le tatzpitanit (plurale tatzpitaniyot) – che significa osservatrici – sono le soldatesse, di leva e quindi giovanissime, incaricate di controllare i monitor collegati alle telecamere di sorveglianza sulle frontiere di Israele, in particolare quelle più pericolose con Gaza e con il Libano
L’uccisione non intenzionale di sette operatori umanitari dell’organizzazione World Central Kitchen, lunedì a Gaza, è stata una terribile tragedia. È una delle innumerevoli tragedie della guerra a Gaza, una guerra spietatamente scatenata dall’invasione di Israele da parte di Hamas il 7 ottobre
Rispondendo martedì a un ricorso presentato alla Corte Suprema israeliana da varie organizzazioni per i diritti umani secondo le quali Israele non fornisce o addirittura impedisce la fornitura di aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza, lo Stato d'Israele ha reso noti i dati relativi all'entità degli aiuti forniti dal 7 ottobre.
Ultimamente faccio innervosire un po' più del solito i miei famigliari e conoscenti. Li interrompo bruscamente ogni volta che accennano ai “32.000 abitanti di Gaza uccisi nella guerra”. Ogni volta li interrompo e dico: “Non intendete distinguere tra combattenti e non combattenti?”
Uno dei gravi difetti che abbiamo noi ebrei è la tendenza a concentrarci sulle controversie interne, mentre fuori infuria una tempesta mortale. E’ accaduto nell’anno 2023. Potrebbe benissimo accadere di nuovo anche in questi giorni.