Sono oltre 365 milioni i cristiani nel mondo che subiscono persecuzioni per la loro fede, a vario titolo e con varie modalità.
E' quanto emerge dalla World Watch List 2024, il rapporto che la onlus Open Doors International realizza ogni anno svolgendo ricerche sul campo grazie a numerose reti locali e coinvolgendo ricercatori, esperti e analisti.
Una delle domande chiave che preoccupano politici, accademici, personalità dei media e gente comune è cosa accadrà a Gaza il giorno dopo la fine della guerra tra Israele e Hamas e la cacciata dell’organizzazione terroristica dal governo dell’enclave palestinese.
“Israele sta vivendo ore drammatiche, ma anche decisive per il proprio futuro. Lo dico non soltanto pensando alla guerra contro Hamas, ai civili ostaggi e alla risoluzione dell’Onu sul cessate il fuoco, ma anche alle evoluzioni interne della politica nazionale.
M. è uno scrittore di Gaza. Ha parlato al Jerusalem Post da dove si trova attualmente, nel sud della striscia di Gaza, insieme a centinaia di migliaia di altri sfollati.
Qual è la situazione attuale a Rafah?
L'eliminazione mirata di Marwan Issa (il capo n. 3 nella gerarchia di di Hamas) garantisce che il “lungo braccio” di Israele raggiungerà tutti i terroristi ovunque si trovino, e che quindi non c’è da preoccuparsi se, costretto dal ricatto per la liberazione degli ostaggi, Israele dovrà scarcerare qualunque terrorista, anche quelli che si sono macchiati di orrendi reati di sangue?
Immaginiamo che, incalzato da un Biden a sua volta assillato da un elettorato che gli rimprovera il sostegno a uno stato “genocida”, Israele rinunci a entrare a Rafah per stanare i tre battaglioni sopravvissuti di Hamas. Supponiamo che Israele accetti il cessate-il-fuoco totale, a tempo indeterminato
L’ambasciatore israeliano presso l’Onu, Gilad Erdan, ha criticato con veemenza il Consiglio di Sicurezza dell'Onu per aver adottato una risoluzione che chiede un immediato cessate il fuoco durante il mese di Ramadan (che termina fra due settimane) senza condizionarlo al rilascio degli ostaggi.
Nella loro crescente critica alla guerra di Israele contro Hamas a Gaza, i leader del partito democratico americano puntano tutto contro un uomo: il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.