Non lo si direbbe, stando alla decisione intimidatoria appena emessa dalla Corte Internazionale di Giustizia contro Israele. Ma il bilancio delle vittime civili a Gaza – comprese donne e bambini – è tra i più bassi nella storia di guerre analoghe. E negli ultimi mesi è calato ulteriormente.
Nel mezzo della bufera scatenata dalla rivelazione che una dozzina di dipendenti dell’Unrwa hanno preso parte attiva all’attacco del 7 ottobre contro Israele, si moltiplicano le informazioni che attestano la portata della condotta criminosa da parte dell’agenzia delle Nazioni Unite incaricata di aiutare i “profughi” palestinesi.
Ci sono voluti nove mesi all'esercito americano per liberare Mosul dall’Isis, in Iraq, e Mosul è molto più piccola della striscia di Gaza, dove le Forze di Difesa israeliane stanno combattendo da quattro mesi.
Il giudice israeliano che fa parte del collegio della Corte Internazionale di Giustizia nella causa sull’accusa di genocidio a Gaza, ha espresso la sua opinione dissenziente sulla maggior parte delle decisioni della Corte.
Il 7 ottobre il mondo è totalmente cambiato, per il popolo ebraico. Ho visto soffrire ciascuno dei miei amici ebrei, e il dolore non se ne va. Hanno subìto il peggior attacco contro di loro dai tempi della Shoà, e ciò che lo rende ancora più doloroso è che il sostegno che hanno ricevuto dal mondo non è stato molto migliore di quello ricevuto durante la Shoà.
Da un lato continuo ad essere allibito di fronte alle innumerevoli manifestazioni e sfilate di sedicenti “pro-palestinesi” in tutto il mondo – da New York a Londra, a Sydney, ad Amman, a San Francisco – con centinaia di migliaia di persone che gridano contro Israele, contro la sua offensiva anti-terrorismo a Gaza, spesso contro la sua stessa esistenza
L'attrice, modella e regista israeliana Noa Tishby, già inviata d'Israele contro l'antisemitismo a titolo volontario, è andata a intervistare i manifestanti anti-israeliani davanti al Sundance Film Festival, in corso a Park City (Utah), facendo domande come, ad esempio, a quale fiume e quale mare si riferisca lo slogan "Palestina libera dal fiume al mare", che invoca la distruzione di Israele.
Mentre la guerra dentro la striscia di Gaza si avvicina al quarto mese, vengono messi in discussione con crescente frequenza la sua direzione, gli obiettivi e persino la misura dei successi fin qui conseguiti.
Respingendo come sempre qualunque ipotetica soluzione “a due stati", il leader di Hamas Khaled Mashal afferma che l’obiettivo del gruppo terroristico di rimpiazzare Israele con uno stato palestinese è più raggiungibile oggi, dopo il massacro del 7 ottobre.
Una maggioranza di israeliani sarebbe favorevole a un piano di pace sostenuto dagli Stati Uniti che contemplasse la liberazione di tutti gli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi a Gaza, la normalizzazione dei rapporti con l’Arabia Saudita e la futura creazione di uno stato palestinese smilitarizzato.