Parlamentari arabi: cosa farebbe Abraham Lincoln?

Quando un congressista venne arrestato ed espulso

di David Gleicher

image_2723Sia l’editorialista Liat Collins che il vice ministro degli esteri Danny Ayalon si sono recentemente domandati dalle colonne di questo giornale che cosa il governo israeliano dovrebbe fare per rispondere alle attività anti-israeliane dei parlamentari arabi più estremisti. Come studioso di storia, ogni volta che sento sollevare questo problema penso ad Abraham Lincoln, forse il più grande presidente degli Stati Uniti, e alla sua reazione alle attività del parlamentare Clement Vallandigham.
Quando nel 1861 scoppiò la guerra civile americana, Vallandigham era un membro del Congresso per il partito democratico, in rappresentanza di Dayton, Ohio. Due parole di contesto per i lettori non americani. La guerra civile (o di secessione) concerneva il tentativo degli stati schiavisti del sud di separarsi dall’Unione per formare un loro proprio paese: la Confederazione degli Stati d’America. Vallandigham, sebbene personalmente contrario alla schiavitù, riteneva che il governo federale non avesse costituzionalmente il diritto di impedire la secessione degli stati del sud. Naturalmente era ancora più fermamente contrario all’uso della forza militare per riportare gli stati del sud dentro l’Unione. Vallandigham era il leader dei cosiddetti “copperhead”, vale a dire i democratici del nord anti-guerra e pro-Confederazione.
Nel 1863 il generale Ambrose Burnside, al comando del distretto militare dell’Ohio, promulgò un ordinanza in cui dichiarava che non sarebbero state tollerate pubbliche espressioni di simpatia per il nemico. Vallandigham non ne fu scoraggiato ed anzi aumentò il tono provocatori dei suoi discorsi, sostenendo che la guerra veniva combattuta per liberare gli schiavi e non per salvare l’Unione, e che il presidente era diventato un “re Lincoln” e che andava rimosso dalla presidenza. Dichiarava anche di “non voler far parte degli Stati Uniti”.
Questo era troppo per Burnside, che lo fece arrestare e processare da una corte militare. Vallandigham venne accusato di diffondere il tradimento ed ostacolare la prosecuzione dello sforzo bellico, e venne condannato a due anni di carcere militare, sentenza che alla fine venne confermata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti.
Lincoln tuttavia non desiderava fare di Vallandigham un martire dei “copperhead” e ordinò che l’ormai ex congressista (nel frattempo Vallandigham aveva perso le elezioni di medio termine) venisse tolto di prigione ed esiliato in quella Confederazione che appoggiava con tanto vigore. Fu così che i funzionari federali spedirono Vallandigham al di là delle linee dell’Unione nel territorio del Tennessee sotto il controllo della Confederazione. Questi più tardi da là si spostò nel Canada, per far ritorno infine negli stati del nord. Dopo la guerra, riprese la sua attività di avvocato a Dayton.
Confrontando Vallandigham a parlamentari arabi israeliani come Jamal Zahalka, Taleb a-Sanaa e alcuni altri, si possono rilevare alcune similitudini e differenze. Sia Vallandigham che i parlamentari arabi israeliani si sono opposti con veemenza alle azioni militari del loro paese; sia l’uno che gli altri hanno usato toni incendiari e provocatori nelle loro pubbliche dichiarazioni per attaccare il loro paese; sia l’uno che gli altri hanno proclamato di non voler far parte del loro paese, gli Stati Uniti nel caso di Vallandigham, lo stato ebraico d’Israele nel caso dei parlamentari arabi israeliani.
Un’altra similitudine sta nel fatto che sia il congressista che i parlamentari arabi israeliani hanno attaccato il loro paese in tempo di guerra, adoperandosi per aiutare il nemico. Ma questo ci porta anche alla significativa differenza nella natura del nemico a cui sia Vallandigham che i parlamentari arabi israeliani hanno dato il loro contributo. Durante la guerra di secessione, gli stati confederati non perseguirono mai la distruzione degli stati del nord: volevano solo andare avanti con il loro schiavismo senza subire interferenze da parte del nord abolizionista che – dicevano – voleva “rovinare” la loro economia e il loro sistema sociale. Viceversa, i nemici di Israele sono votati all’obiettivo di distruggere l’indipendenza ebraica in Medio Oriente, cioè lo stato d’Israele. Ecco perché le attività dei parlamentari arabi israeliani sono di gran lunga più pericolose e distruttive di qualunque cosa abbia fatto Vallandigham.
I parlamentari arabi israeliani dovrebbero dunque subire il trattamento che venne riservato a Vallandigham: esilio in un paese da loro evidentemente amato e sostenuto molto più di quello che ufficialmente rappresentano? Se ci domandiamo “cosa avrebbe fatto Lincoln?”, abbiamo già la risposta. Ma non ci sono in giro molti Lincoln, oggigiorno.

(Da: Jerusalem Post, 18.1.10)

Nella foto in alto: durante una trasmissione tv, il parlamentare arabo israeliano Jamal Zahalka accusa il ministro della difesa Ehud Barak di dedicarsi “ad ascoltare musica classica e uccidere bambini palestinesi”.