Parole che uccidono

Non è difficile capire da dove viene l’indottrinamento all’odio, basta volerlo vedere

Eden Atias, 19 anni, di Nazareth Illit, accoltellato a morte mentre dormiva su un autobus ad Afula

Eden Atias, 19 anni, di Nazareth Illit, accoltellato a morte mentre dormiva su un autobus ad Afula

Scrive Hagai Segal, su YnetNews: «Il terrorista isolato che ha ucciso un soldato assopito su un autobus ad Afula non è poi così isolato come può sembrare. Qualcuno gli ha ficcato in testa l’idea di uccidere un ebreo. Lo stesso che ha ficcato un’idea simile nella testa altri terroristi isolati che hanno agito allo stesso modo, nelle ultime settimane, lasciandosi dietro ben quattro corpi di ebrei assassinati a sangue freddo. Quel qualcuno sono le autorità di Ramallah.

I mass-media di Ramallah e i suoi portavoce ufficiali gestiscono un evoluto sistema di indottrinamento all’odio contro Israele. Approfittano della imbarazzante carenza di persone che conoscono l’arabo, in Israele e altrove, per istigare in modo forsennato all’odio contro di noi. La stragrande maggioranza semplicemente non capisce quello che si dice su di noi nei mass-media palestinesi. A dire la verità, non abbiamo nemmeno la forza di leggere o ascoltare quello che viene tradotto per metterci in condizione di capirlo.

Quanti sanno, ad esempio, che uno show per bambini sulla tv di Abu Mazen ha trasmesso immagini che dipingono il demonio e gli ebrei come alleati? Quanti hanno sentito il Ministro dell’Autorità Palestinese per gli affari religiosi dichiarare la scorsa settimana, su quella stessa tv, che Maometto e Arafat sono stati entrambi avvelenati dagli ebrei?

Il terrorista ad Afula probabilmente li aveva visti e sentiti. Solo un ossessivo flusso di parole di odio può spiegare come un ragazzo di 16 anni possa avviarsi una mattina da Jenin per Afula con un proposito che lascia senza fiato: trovare un posto di lavoro o tagliare la gola a una recluta israeliana. Due settimane fa doveva aver visto in televisione l’entusiastica accoglienza organizzata da Abu Mazen in onore dei terroristi veterani scarcerati da Israele, e deve essersi detto che quella è la strada giusta. Potrebbe anche aver assistito a un torneo di calcio in cui tre squadre erano intitolate ai nomi di terroristi stragisti definiti shahidim (martiri). Si provi a immaginare cosa accadrebbe se in Israele si incontrassero in un torneo di calcio il “Maccabi Baruch Goldstein” e l’“Hapoel Natan-Zada”». Scoppierebbe, giustamente, il finimondo. Innanzitutto fra gli israeliani. (Da: YnetNews, 17.11.13)

Il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) accoglie a Ramallah terroristi palestinesi scarcerati da Israele

Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) accoglie a Ramallah terroristi palestinesi scarcerati da Israele

Yossi Ahimeir, su Ma’ariv, ricorda che i due palestinesi che il mese scorso hanno assassinato Seraya Ofer davanti a casa sua sotto gli occhi della moglie, hanno descritto il loro gesto come “un dono al popolo palestinese”. Si chiede l’editorialista: «Per quanto tempo ancora i palestinesi preferiranno ricevere regali nella forma di ebrei assassinati, ingannando Israele e Stati Uniti, anziché rendersi finalmente conto che non potranno mai ottenere tutto ciò che pretendono ai negoziati? Fino a quando noi e i nostri alleati nasconderemo la testa nella sabbia chiudendo gli occhi di fronte all’odio e alla violenza palestinesi? Peccato che Israele non abbia immediatamente annunciato, subito dopo l’omicidio del soldato addormentato sull’autobus di Afula, che la condizione per continuare i colloqui era la sospensione delle scarcerazioni di detenuti. È giunta l’ora che Israele fissi condizioni chiare e inequivocabili, e vi si attenga, a fronte dell’ipocrisia dei palestinesi: esattamente come sta facendo nella battaglia contro le aspirazioni nucleari iraniane». (Da: Ma’ariv, 19.11.13)

L’Autorità palestinese ha promesso ai terroristi palestinesi scarcerati da Israele negli ultimi tre mesi, un assegno di 50.000 dollari ciascuno, oltre a un compenso mensile fra 3.000 a 4.000 dollari, secondo il numero di anni trascorsi in carcere e indipendentemente dall’efferatezza dei reati commessi. È quanto risulta da documenti dell’Autorità Palestinese consultati da Israel HaYom. Yasser Abd Rabo, il veterano dei detenuti scarcerati a fine ottobre, ha ricevuto una dotazione di 60.000 dollari più 4.260 dollari di appannaggio mensile, oltre alla promessa personale da parte del presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) che l’Autorità Palestinese coprirà le spese per il suo imminente matrimonio.

“Quando gli adolescenti palestinesi vedono gli onori tributati ai terroristi scarcerati da Israele – osserva una fonte governativa israeliana – e vengono a sapere dei sussidi e delle remunerazioni mensili che ricevono, che sono quattro volte il salario medio nell’Autorità Palestinese, non c’è da stupirsi che molti di loro pensino all’attività terroristica come a una valida alternativa per migliorare lo status sociale e la situazione economica delle loro famiglie. Che questo sia il modo in cui l’Autorità Palestinese tratta coloro che hanno ucciso centinaia di israeliani innocenti è semplicemente vergognoso”. (Da: Israel HaYom, 18.11.13)

Jibril Rajoub ha esplicitamente invocato la ripresa della violenza contro Israele

Il presidente dell’Associazione Football palestinese, Jibril Rajoub, in un’intervista televisiva in occasione della Settimana della Gioventù Nazionale Palestinese, ha definito “una forma di fascismo e nazismo” la presenza israeliana in Cisgiordania. L’esponente palestinese, che per l’occasione si è fatto fotografare con un bambinetto munito di mitra M16, ha esplicitamente invocato la ripresa della violenza contro Israele e una “escalation dell’azione di popolo contro l’occupazione”, aggiungendo che l’Autorità Palestinese dovrebbe troncare tutti i suoi legami culturali, economici e sportivi con Israele: l’esatto contrario di quanto lo stesso Rajoub ha pubblicamente dichiarato nei suoi recenti incontri con il presidente della FIFA, Sepp Blatter, e col presidente dell’Associazione Football israeliana, Avi Luzon.

Circa due settimane fa, a Zurigo, Rajoub ha partecipato a un incontro con Blatter e Luzon durante il quale le parti hanno convenuto di “cooperare a favore del calcio su entrambi i versanti”. E non era la prima volta che Rajoub discuteva di tale cooperazione. In un’intervista a Yedioth Ahronoth del maggio 2012 aveva affermato che “il calcio è la chiave: vogliamo trasmettere un messaggio contro la violenza e gli spargimenti di sangue”.

“Siamo disgustati da queste miserabili affermazioni – ha commentato la Federcalcio israeliana a proposito delle ultime uscite di Rajoub – E’ un vero peccato che egli usi lo sport per scopi politici senza contribuire alla creazione di una realtà migliore. Accusare Israele di fascismo e nazismo esortando alla lotta armata è istigazione all’odio, e non si vede come questo possa aiutare a migliorare le cose”. (Da: YnetNews, 18.11.13)