Partita a scacchi coi Fratelli Musulmani

Mubarak li lasciò prosperare; ora uno scontro frontale potrebbe essere controproducente.

Di Tawfik Hamid

image_3058Gli Stati Uniti sono di fronte al dilemma su come trattare la Fratellanza Musulmana in Egitto. Da una parte, accettarla significa accettare un sistema islamista che avrebbe certamente un’agenda anti-americana e anti-israeliana. Dall’altra, rifiutare e delegittimare questo gruppo può spingere alla violenza una parte dei suoi membri.
Il gruppo ha effettivamente una visione fortemente anti-americana e anti-israeliana, e dunque per batterlo occorre mettere in campo la sapienza del giocatore di scacchi, più che lo scontro frontale diretto, soprattutto nella situazione attuale così precaria. Questo approccio è reso possibile dl fatto che sappiamo che i capi della Fratellanza Musulmana, a differenza di altri gruppi jihadisti, sono capaci di sedersi a un tavolo e negoziare. Negli scacchi, si può vincere una partita con le mosse giuste ed anche con “sacrifici” ben calcolati. Lo scontro frontale con la Fratellanza Musulmana in Egitto potrebbe essere assai meno efficace di una serie di mosse ben studiate.
La realtà attuale in Egitto è che, nonostante siano ufficialmente banditi, i Fratelli Musulmani esistono eccome. Per quasi trent’anni il regime di Mubarak non è stato capace di frenare il diffondersi della loro ideologia. Durante gli anni del governo del presidente Mubarak la Fratellanza è riuscita ad incrementare l’odio su base islamica verso Israele, mentre nel paese sia l’anti-americanismo che l’antisemitismo toccavano livelli molto elevati. Non basta. La Fratellanza è riuscita a islamizzare una porzione significativa dell’intera società egiziana. Attualmente la maggior parte delle donne islamiche portano lo hijab (il velo che copre il capo), la fraseologia islamica è adottata da tutti i maggiori mass-media, e nella popolazione generale prevale il sostegno alla shari’a (legge islamica). Per contro, ai tempi di Anwar Sadat l’antisemitismo e l’anti-americanismo erano in declino; e ai tempi di Gamal Abdel Nasser i segni di islamizzazione della società erano praticamente inesistenti. Il che indica quanto la Fratellanza Musulmana abbia prosperato durante il regime di Mubarak.
Fare affidamento su un uomo solo al comando in Egitto, senza che si facesse pressione su di lui affinché imprimesse un cambiamento al sistema educativo e ai mass-media controllati dal governo per contrastare attivamente l’antisemitismo e l’anti-americanismo, si è rivelato per Israele e Stati Uniti un approccio miope, destinato al fallimento. Sarebbe stato molto meglio se gli Stati Uniti, anziché premere su Mubarak sul tema della democrazia, avessero usato le loro relazioni con lui per ottenere cambiamenti nel campo dell’educazione e per attuare efficaci strategie volte a indebolire l’islamismo. Questo avrebbe garantito un rapporto molto più a lungo termine fra Egitto, Stati Uniti e Israele.
L’approccio di Mubarak, che permetteva all’antisemitismo di prosperare mentre pretendeva d’essere amico di Israele, era schizofrenico, e indica che egli non era un vero allato. Il suo rifiuto di recarsi in visita ufficiale in Israele anche solo una volta nei suoi trent’anni di presidenza è un ulteriore indizio della sua mancanza di buona fede nel rapporto, nonostante i miliardi di dollari in aiuti che riceveva dagli Stati Uniti. Una persona che crede veramente nella pace non avrebbe permesso che l’antisemitismo fiorisse nel proprio paese fino a livelli così patologici. Sadat, ad esempio, che credeva nella pace, prese molte iniziative concrete per cambiare la società egiziana e usò efficacemente la stessa religione per combattere, anziché promuovere, l’antisemitismo. L’approccio di Sadat ebbe in gran parte successo nel ridurre l’antisemitismo, malgrado sia stato assassinato da estremisti che lo consideravano un “apostata”.
Ad ogni buon conto la Fratellanza Musulmana, benché nei decenni scorsi abbia prosperato, negli ultimi anni è andata invece perdendo una quota significativa della sua popolarità a causa di vari motivi. 1) L’emergere di aperte critiche all’islam e lo smascheramento di insegnamenti estremisti che sono in aperta contraddizione con la coscienza umana. Internet e i moderni mass-media hanno permesso un livello di dibattito e di discussione che ha indebolito l’appeal dell’islam politico agli occhi di molte persone. La cosa è apparsa evidente nel rifiuto dei manifestanti egiziani di brandire la bandiera islamista della Fratellanza Musulmana. 2) Il fallimento di gruppi islamisti ispirati alla shari’a in Somalia, Afghanistan (i talebani) e nella striscia di Gaza (Hamas) nel procurare una vita migliore alle rispettive popolazioni ha smentito il classico slogan della Fratellanza Musulmana secondo cui “l’islam è la soluzione”. Inoltre, il fallimento della soluzione islamista ha dimostrato a molti che la ricchezza in Arabia Saudita non è necessariamente dovuta al fatto che essa applica la shari’a. 3) Il rifiuto della Fratellanza Musulmana di unirsi alle dimostrazioni sin dall’inizio (lo ha fatto solo quando hanno iniziato ad avere successo) ha portato molti a percepirla come un gruppo di politici opportunisti. La Fratellanza Musulmana non ha potuto fare altro che organizzare un paio di manifestazioni parallele, separate e insignificanti. A questo proposito è importante sottolineare che le preghiere che si sono tenute in piazza durante le proteste rappresentano un livello rituale comune nell’islam, più che un movimento ideologico legato alla Fratellanza Musulmana.
Nell’attuale situazione instabile ed esplosiva, fare i conti con la Fratellanza Musulmana in Egitto è diventata una questione estremamente delicata. Queste che seguono sono poche, ma essenziali, raccomandazioni su come gestire la situazione attuale coi Fratelli Musulmani in modo tale da evitare il completo collasso del paese. 1) Cercare di “contenere” o “racchiudere” il gruppo, in una certa misura, mediante uno scontro frontale può far diventare violenta una parte del movimento, o spingerlo ad appoggiare gruppi islamisti più violenti, dediti al terrorismo. La stabilità in questa fase è essenziale per sconfiggere questo gruppo nel lungo periodo. 2) Permettere ad alcuni membri del gruppo di ricoprire ruoli limitati nel prossimo governo in settori che non permettano di controllare politiche strategiche, educative o ambiti delicati della sicurezza e militari. Tale offerta dovrebbe essere condizionata all’approvazione da parte della Fratellanza Musulmana dei trattati internazionali stipulati dall’Egitto, compreso il trattato di pace con Israele. 3) Combattere il gruppo sul piano ideologico: mettere in prigione i suoi membri senza combattere la sua ideologia si è rivelato inefficace e non è servito a fermare la sua proliferazione. 4) Utilizzare la religione stessa per combattere la Fratellanza Musulmana e metterla in difficoltà. Ad esempio, un governo laico potrebbe dichiarare che deve rispettare il trattato di pace con Israele, e chiedere al gruppo di fare lo stesso, sulla base del Corano che afferma: “Onora ogni promessa e accordo” (17:34), “Oh voi che credete, onorate i vostri impegni” (5:1), “[Lode a] coloro che onorano il loro giuramento e non infrangono mai i loro impegni” (13:20). 5) Fornire aiuti umanitari attraverso organizzazioni non islamiche, in concorrenza con la Fratellanza Musulmana che usa questa tattica per conquistare i cuori e le menti delle persone.
La mossa di accettare un ruolo limitato e controllato dei Fratelli Musulmani nella prossima fase del futuro politico egiziano, adottando al contempo misure efficaci per sconfiggerli sul loro terreno pratico e ideologico, potrebbe rivelarsi essenziale per evitare un’ulteriore instabilità che creerebbe estremismo incontrollato.

(Da: Jerusalem Post, 7.2.11)

Nela foto in alto: Tawfik Hamid, autore di questo articolo