Partiti arabi tutti al maschile

Cè voluto un partito sionista per far entrare una donna araba israeliana in parlamento.

Da un articolo di Zohir Andreus

image_1104Le donne nella società araba d’Israele sono vittime di una doppia discriminazione: la società israeliana le discrimina in quanto arabe, e la sciovinistica società araba le discrimina in quanto donne. La leadership araba israeliana rivendica a gran voce condizioni di eguaglianza per gli arabi palestinesi che vivono in Israele, ma poi, più o meno consapevolmente, perpetua la discriminazione ai danni di metà dell’altra metà, cioè le donne. Nessun partito arabo in corsa per le prossime elezioni della Knesset ha ritenuto di dover includere una donna araba nelle proprie liste in una posizione che prefiguri realisticamente la possibilità di entrare in parlamento. Ciò dimostra che essi considerano ancora le donne solo come dei voti, e niente di più. A quanto pare, i dirigenti araba israeliana non hanno ancora capito che l’eguaglianza comincia dentro casa. Evidentemente non hanno avuto notizia che recentemente una donna è stata eletta cancelliere in Germania. Probabilmente i dirigenti dei partiti arabi presteranno poca attenzione al fatto che anche in Cile una donna è stata chiamata a guidare il governo di quel paese dell’America Latina. E che la stessa cosa è avvenuta in Liberia, Africa. Una società che vuole essere moderna non può ignorare la propria parte femminile. Eppure, sin dalla nascita dello Stato di Israele, nessuna donna araba è mai stata eletta alla Knesset in rappresentanza di un partito arabo. C’è solo qualche donna eletta in qualche consiglio arabo regionale. Secondo i leader, la donna araba non è pronta a governare, e continuerà ad essere governata. Ancora più sconvolgente è il fatto che le stesse donne arabe non si battono per i propri diritti nella società. Aida Toma-Suleiman, una femminista molto attiva, aveva annunciato che avrebbe concorso per un posto sulla lista elettorale del Hadash, ma quando è venuto il momento di sgomitare – per molte ragioni, forse per ragioni assai strane – ha deciso di non concorrere, segnando un vero e proprio autogol per se stessa e per la comunità che rappresenta. Hanin Zuabi ha invece concorso per il terzo posto nella lista del Balad, ma ha perso rispetto al parlamentare uscente Wasil Taha. È possibile che non vi sia una donna in tutta la comunità araba israeliana all’altezza del compito? La risposta è chiaramente no. Stiamo parlando di una società che produce donne forti e intelligenti, ma – meraviglia delle meraviglie – la dirigenza araba preferisce chiudere gli occhi. La cosa appare evidente in tutta la sua assurdità se solo si ricorda il fatto che per rompere il tabù c’è voluto il Meretz, un partito della sinistra sionista che nel 1999 fece entrare in parlamento l’araba israeliana Hussniya Jabara. Ma il clamoroso precedente ha lasciato imperturbati i dirigenti dei partiti arabi, che non hanno mosso un diti per garantire questo elementare diritto delle donne arabe. Il problema si è fatto ancora più urgente quando Nadia Hilo è stata nominata al quindicesimo posto sulla lista del partito laburista per le prossime elezioni, una posizione che potrebbe realisticamente farla entrare in parlamento stando ai sondaggi. Come possiamo spiegarci il fatto che, ancora una volta, c’è voluto un partito sionista per garantire a una donna araba condizioni di eguaglianza mentre i partiti arabi continuano a ignorarle? I partiti arabi hanno dichiarato insistenti due fattori che li minacciano e che minacciano di farli restare fuori dalla Knesset: la bassa affluenza al voto della comunità araba e la crescita di consensi dei partiti sionisti fra gli arabi israeliani. Ecco dunque la domanda che non trova risposta: come speriamo di convincere le donne arabe a non votare per dei partiti sionisti che hanno fatto per gli arabi qualcosa che nessun partito arabo è stato capace di fare? L’incapacità dei partiti arabi di candidare donne in posizioni realistiche nelle proprie liste dimostra l’inadeguatezza di questi partiti e della società araba nel suo complesso. È tempo che questa tara venga corretta.

(Da: YnetNews, 21.02.06)

Nella foto in alto: l’autore di questo articolo Zohir Andreus, direttore del quotidiano arabo israeliano Kol el-Arab