Pasach: l’occasione per ritrovare ciò che ha accomunato il popolo ebraico nel corso della sua turbolenta storia
Come dice l'Haggadà della pasqua ebraica, in ogni generazione ognuno è chiamato a vedere se stesso come se fosse personalmente uscito dalla schiavitù d'Egitto
Editoriale del Jerusalem Post
La festa di Pesach, la pasqua ebraica iniziata mercoledì sera, celebra la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù e la promessa divina di condurlo alla Terra Promessa. Quando gli israeliti seguirono Mosè nell’Esodo dall’Egitto, lo fecero insieme come un solo popolo. La settimana di festa, e in particolare la cena del Seder, offre un’opportunità unica per gli ebrei in Israele e nella diaspora di mettere da parte le loro differenze e divisioni e celebrare insieme, come un solo popolo. Come esorta a fare il refrain chiave dell’Haggadà, in ogni generazione ognuno è chiamato a vedere se stesso come se fosse personalmente uscito dalla schiavitù in Egitto.
Lo scorso 27 marzo, nel mezzo di una delle peggiori crisi interne della storia di Israele, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato una sospensione dell’iter legislativo della radicale revisione giudiziaria avanzata dal governo fino a dopo la pausa pasquale della Knesset “per dare una vera possibilità a un vero dialogo”. Il giorno successivo, il presidente Isaac Herzog ospitava il primo round di negoziati tra delegazioni della coalizione e dell’opposizione per cercare un compromesso dopo tre mesi tempestosi alla Knesset e massicce proteste di piazza in tutto il paese. “Fermare l’iter legislativo è la cosa giusta – ha dichiarato Herzog – Questo è il momento di iniziare un dialogo onesto, serio e responsabile che calmi urgentemente le acque e abbassi le fiamme. Chiedo a tutti di agire responsabilmente. Proteste e manifestazioni, da qualunque parte: sì. Violenza: assolutamente no! Se una parte vince sull’altra, sarà lo stato a perdere. Dobbiamo rimanere un solo popolo e un solo stato”.
Anche Netanyahu, nel suo brindisi pasquale presso l’ufficio da primo ministro, ha usato un tono conciliante: “Siamo nel mezzo di un dibattito importante: lo oltrepasseremo – ha promesso – Celebrerete la Pasqua. La sera del Seder siederete con le vostre famiglie. Discuterete un po’, non troppo; raggiungerete delle intese. Questo è il nostro obiettivo, raggiungere delle intese”. Per la maggior parte i leader dell’opposizione hanno risposto a tono. Il leader di Unità nazionale Benny Gantz ha accolto con favore il time-out e in una telefonata ha esortato il primo ministro a ritirare la decisione di destituire il ministro della difesa Yoav Gallant per aver rotto i ranghi. “No alla guerra civile, no alle spaccature, sì al dialogo e all’accordo”, ha detto Gantz. “Se il governo è pronto per un dialogo autentico e corretto – ha dichiarato a sua volta il leader di Yesh Atid, Yair Lapid – potremo uscire da questa crisi più forti e più uniti e trasformare questo momento in un momento formativo di vita condivisa”.
Ciò che colpiva, durante le manifestazioni di massa sia a favore che contro la riforma giudiziaria, è che tutti i manifestanti sventolavano la stessa bandiera israeliana. “Siamo tutti fratelli (e sorelle)”, si leggeva a lettere luminose sui grattacieli Azrieli di Tel Aviv. Questo spirito di unità dovrebbe ispirare gli ebrei in Israele e in tutto il mondo durante Pesach, la pasqua ebraica. È un’occasione per liberarci dalle controversie interne e concentrarci su ciò che abbiamo in comune. Negli ultimi mesi, i nemici di Israele si sono deliziati nel vedere gli israeliani lacerarsi fra loro, mentre gli amici di Israele esprimevano sincera preoccupazione. Il popolo ebraico è più forte quando si unisce per una causa.
Mentre ci apprestiamo a celebrare la Pasqua ebraica – e a commemorare verso la fine del mese le giornate della Memoria della Shoà, della Memoria dei Caduti nelle guerre e per terrorismo e la Giornata dell’Indipendenza – faremmo bene a riflettere sulle tragedie e sui miracoli che ci hanno accomunati nel corso della nostra storia. Forse il miracolo più grande è che dopo duemila anni di esilio, il popolo ebraico sta per celebrare 75 anni di indipendenza in un proprio stato sovrano: un paese che ospita un popolo resiliente di oltre nove milioni, un popolo dotato di fede profonda e innovazione creativa, di un forte esercito, una robusta democrazia e una solida economia. Conosciuto in tutto il mondo come la Nazione Start-Up, Israele è spesso il primo a dare una mano ad altri paesi colpiti da crisi e disastri.
Pesach è un momento di celebrazione, gratitudine e solidarietà. È anche un momento per volgersi a bisognosi, malati, infermi. Riunirsi attorno alla tavola del Seder ci ricorda che siamo tutti piccole famiglie in quella che in fin dei conti è una grande famiglia, e sta a noi – mentre ci riuniamo e partecipiamo ai rituali pasquali – ricordare la nostra storia turbolenta, contare le nostre attuali benedizioni ed essere fiduciosi per il futuro.
(Da: Jerusalem Post, 5.4.23)