Per la prima volta, delegazioni ufficiose irachene hanno fatto visita in Israele
Nonostante l’antica ostilità del regime, la popolazione irachena appare "relativamente bendisposta" nei confronti di Israele

Immagine di copertina della pagina Facebook del Ministero degli esteri israeliano “Israele in dialetto iracheno”, lanciata nel maggio 2018
Ben tre distinte delegazioni di leader locali iracheni hanno compiuto visite senza precedenti in Israele, nei mesi scorsi, durante le quali hanno avuto anche incontri con rappresentanti governativi israeliani. Lo ha riferito domenica sera Hadashot TV specificando che complessivamente sono stati in Israele quindici personalità irachene, che hanno partecipato a riunioni con accademici israeliani, hanno visitato il memoriale della Shoà di Yad Vashem e, cosa più significativa, hanno incontrato funzionari del governo israeliano.
L’Iraq non ha mai riconosciuto Israele, paese con il quale è formalmente in stato di guerra non avendo mai accettato di firmare nemmeno un armistizio. E’ sempre stato, inoltre, un risoluto sostenitore del boicottaggio contro la comunità ebraica in Terra d’Israele decretato della Lega Araba sin dal 1945 (ancor prima della nascita dello stato d’Israele).
Le tre delegazioni hanno compiuto i loro viaggi in Israele, rigorosamente definiti come visite “non ufficiali”, in condizioni di grande segretezza, in parte per non suscitare le ire dei potenti vicino iraniani dell’Iraq. Il servizio televisivo ha sottolineato che le personalità irachene che hanno compiuto le visite non provenivano dal Kurdistan iracheno, bensì dall’”Iraq vero e proprio, cioè Baghdad”. Le tre delegazioni comprendevano sia membri sunniti che sciiti, definiti “figure influenti in Iraq”.
Le visite, che hanno avuto carattere principalmente “socio-culturale”, prevedevano anche incontri con organizzazioni che si occupano del patrimonio ebraico iracheno. L’obiettivo, ha aggiunto il servizio tv, era quello di “creare un’infrastruttura per futuri legami” tra Iraq e Israele, contando sul fatto che i delegati, dopo il loro ritorno in Iraq, possano diventare una sorta di “futuri ambasciatori” per rapporti amichevoli fra i due Paesi. Il servizio televisivo non ha identificato per nome nessun membro delle delegazioni irachene, né ha specificato con quali rappresentanti israeliani hanno intrattenuto colloqui. E’ stato invece precisato che la più recente delle tre visite ha avuto luogo il mese scorso.
Le forze armate irachene hanno preso parte a tutte le grandi guerre contro Israele. Nel 1981 l’aviazione israeliana distrusse il reattore nucleare che l’allora presidente iracheno Saddam Hussein stava costruendo a Osirak. Nel gennaio-febbraio 1991, durante la guerra della coalizione internazionale contro l’Iraq per la liberazione del Kuwaity, Saddam Hussein lanciò 40 missili Scud su Israele, che non partecipava al conflitto e che si astenne dal reagire nonostante il pericolo che i missili iracheni fossero dotati di armi chimiche, come quelle che il dittatore aveva usato solo tre anni prima contro i curdi iracheni a Halabja.

La foto postata su Instagram nel 2017 da Miss Israel Adar Gandelsman (a sinistra) e Miss Iraq Sarah Idan
Ciononostante, riferisce il servizio televisivo, nella generale ostilità della regione nei confronti dello stato ebraico, la popolazione irachena sembra “relativamente bendisposta” nei confronti di Israele, e questo è uno dei fattori che ha reso possibili le recenti visite.
Lo scorso maggio, il Ministero degli esteri israeliano ha lanciato una pagina Facebook in lingua araba dedicata specificamente a promuovere i rapporti con l’Iraq. I diplomatici di Gerusalemme spiegano che la pagina può servire come “una sorta di ambasciata virtuale” nel paese lacerato dalla guerra intestina. E nei mesi scorsi Israele ha intensificato gli sforzi per entrare in contatto con la popolazione irachena nella convinzione che gli iracheni siano interessati a stabilire legami con lo stato ebraico.
Un mese dopo l’avvio della pagina Facebook, Sarah Idan, la rappresentante dell’Iraq al concorso Miss Universo 2017 – la cui foto su Instagram, l’anno scorso, in compagnia della collega israeliana Adar Gandelsman, costrinse la sua famiglia a fuggire dal paese mediorientale – visitava Israele e incontrava di nuovo Miss Israel.
La comunità ebraica in Iraq (Mesopotamia) è considerata la più antica al di fuori della Terra d’Israele, risalendo ai tempi di Abramo, che viveva a Ur nel sud dell’odierno Iraq, e dell’esilio babilonese (VI sec. a.e.v.). Un punto di svolta nella vita dell’ebraismo iracheno si ebbe nel giugno 1941 quando, subito dopo il collasso del governo golpista filo-nazista di Rashid Ali e Hajj Amin al-Husseini, scoppiò un violentissimo pogrom passato alla storia col nome di Farhud.
Successivamente, negli anni 1950-52, circa 120-130mila ebrei iracheni in pericolo vennero trasportati in aereo in Israele (Operazione Ezra e Nehemia), lasciandosi alle spalle una comunità di non più di 10mila persone. Oggi si ritiene che il loro numero sia ridotto a poche decine.
(Da: Times of Israel, israele.net, 6.1.19)