Per l’Autorità Palestinese, un candelabro ebraico sulla Grotta dei Patriarchi a Hebron è un “crimine di guerra”

Intanto la TV di Abu Mazen ripropone i Protocolli antisemiti come un’opera autentica e importante

L’edificio che racchiude le Tombe dei Patriarchi, a Hebron. Nell’angolo dell’edificio (in alto, al centro): il candelabro di Channukkà, “crimine di guerra” secondo l’Autorità Palestinese (clicca per ingrandire)

La collocazione di una Chanukkiyà – il particolare candelabro usato durante la celebrazione di Channukkà, la festa ebraica delle luci – viene condannata dall’Autorità Palestinese come “crimine di guerra”. Il candelabro a nove lumi è stato installato sul tetto della Grotta dei Patriarchi a Hebron, un luogo sacro per l’ebraismo. Il sito è considerato sacro anche dai musulmani che lo chiamano Moschea Ibrahimi.

È abbastanza paradossale che l’Autorità Palestinese disconosca qualunque legame del sito con l’ebraismo e affermi che nessuno ha alcun diritto sul sito tranne i musulmani, dal momento che la venerazione da parte dell’islam della Grotta dei Patriarchi come luogo sacro musulmano si fonda interamente sulla tradizione ebraica. La Grotta dei Patriarchi di Hebron è il luogo in cui – secondo la tradizione biblica – sono sepolti i patriarchi e le matriarche ebrei (eccetto Rachele). La struttura che custodisce la Grotta fu eretta circa duemila anni da re Erode di Giudea durante il periodo del Secondo Tempio ebraico. Dopo che Hebron fu conquistata dal califfo musulmano Omar nel 637 e.v., il sito venne convertito in una moschea. L’islam ha adottata la tradizione ebraica circa il sito come luogo di sepoltura dei patriarchi e delle matriarche, e di conseguenza lo chiama Moschea Ibrahimi, dal nome arabo di Abramo.

Ignorando totalmente l’origine ebraica della tradizione musulmana, Mahmoud Al-Habbash, giudice supremo dell’Autorità Palestinese per la shari’a e consigliere del presidente palestiense Abu Mazen per gli affari religiosi e le relazioni islamiche, ha severamente condannato l’esposizione in questi giorni del candelabro Chanukkiyà sul sito definendolo una “profanazione” e un “crimine di guerra” per mano di Israele.

«Al-Habbash ha definito questo passo un ulteriore “crimine di guerra” perpetrato dal regime di occupazione e un palese attacco ai nostri luoghi sacri e alle nostre moschee. In un comunicato stampa, Al-Habbash ha dichiarato: “Lo stato dell’occupazione [Israele] approfitta di ogni opportunità, e in particolare delle cosiddette ‘festività ebraiche’, per perpetrare crimini e piani che profanano i nostri luoghi santi islamici a Hebron”. Al-Habbash ha sottolineato che la Moschea Ibrahimi è puro patrimonio islamico, sul quale non ha alcun diritto chi non è musulmano».
(Da: WAFA, agenzia di stampa ufficiale dell’Autorità Palestinese, 18.11.20)

Ancor prima che iniziasse la festività ebraica, il Consiglio Supremo delle Fatwa dell’Autorità Palestinese aveva già condannato i candelabri di Chanukkà come una “provocazione” e un tentativo di “cancellare la storia islamica” perpetrato attribuendo “un falso carattere ebraico” al sito:

«Il Consiglio Supremo palestinese delle Fatwa ha spiegato che questa è una palese violazione, una autentica provocazione contro la sensibilità dei musulmani e un ulteriore tentativo aggressivo di cancellare la storia islamica, al servizio dell’obiettivo di giudaizzare la Moschea Ibrahimi e attribuirle un falso carattere ebraico».
(Da: Al-Hayat Al-Jadida, quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese, 20.11.20)

(Da: palwatch.org, 14.12.20)

 

Il clamoroso falso antisemita di origine zarista I Protocolli dei Savi di Sion del 1903 venne smascherato già nel 1921, ma ancora negli anni ’30 Adolf Hitler lo diffondeva per fomentare l’odio contro gli ebrei. Il dettaglio non del tutto secondario che il libro costituisce un grossolano falso sbugiardato in tutto il mondo non impedisce all’Autorità Palestinese di presentarlo alla propria popolazione spacciandolo per un documento autentico che descriverebbe con particolari esatti il complotto degli ebrei per soggiogare l’umanità.

Il mese scorso, la tv ufficiale dell’Autorità Palestinese l’ha nuovamente presentato non solo come un’opera attendibile, ma addirittura come un “libro importante”, in un video educativo dedicato a uno storico libanese che lo ha tradotto. Lo storico di nome Ajaj Nuwayhed, al quale secondo la tv ufficiale dell’Autorità Palestinese si deve un “profondo contributo culturale e intellettuale”, viene citato con queste parole nell’introduzione alla seconda edizione della sua traduzione del 1980 dei Protocolli:

«Quando abbiamo chiesto all’autore [Nuwayhed] il permesso di stampare una seconda edizione, gli abbiamo chiesto di scrivere una nuova introduzione e lui ha risposto: “Cosa è cambiato nel piano sionista tanto che dovremmo cambiare l’introduzione della prima edizione?”. Tra le due edizioni sono trascorsi 15 anni pieni di eventi che costituiscono una prova inconfutabile che tutto ciò che compare nei Protocolli [dei Savi di Sion] è stato fatto dai Savi del nemico sionista, il che evidenzia che il nemico è determinato a portare avanti il suo piano criminale».

Ed ecco come il video educativo della tv ufficiale dell’Autorità Palestinese descrive questo libanese fomentatore di antisemitismo:

«[Lo storico libanese] Ajaj Nuwayhed ha scritto innumerevoli articoli e studi su giornali e riviste nel campo della cultura, della storia e della politica. Oltre a questo, ha lasciato un segno nella bibliografia araba, che testimonia la profondità del suo contributo culturale e intellettuale. Tra i più importanti dei suoi libri, il suo importante I Protocolli dei Savi di Sion, che lui ha tradotto».
(Da: Tv ufficiale dell’Autorità Palestinese, video educativo sullo storico libanese Ajaj Nuwayhed, 14.11.20)

(Da: palwatch. com, 9.12.20)