Per ogni profugo palestinese l’Onu spende 4 volte di più che per qualunque altro profugo al mondo

L'agenzia Onu per i profughi palestinesi ingigantisce il problema anziché risolverlo, a scapito di tutti i profughi non palestinesi

L’ambasciatore Ron Prosor, direttore dell’Istituto di Diplomazia Internazionale “Abba Eban”, presso il Centro Interdisciplinare di Herzliya

Un profugo palestinese riceve aiuti finanziari quattro volte superiori a quelli che riceve un profugo siriano, iracheno o africano. E’ quanto emerge da uno studio condotto dall’Istituto di Diplomazia Internazionale “Abba Eban”, presso il Centro Interdisciplinare (IDC) di Herzliya. I risultati dello studio sembrano corroborare la tradizionale polemica di Israele contro la suddivisione che esiste da settant’anni tra l’agenzia delle Nazioni Unite UNRWA, che fornisce assistenza unicamente ai profughi palestinesi (e ai loro discendenti) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) che fornisce assistenza a tutti gli altri profughi del mondo (ma non ai loro discendenti).

L’Onu sta attualmente affrontando la più grande crisi di profughi della storia, con circa 68 milioni di persone in tutto il mondo che cercano rifugio.

Alla fine della scorsa settimana, l’Unrwa ha pubblicato il suo rapporto finanziario annuale dal quale risulta che nel 2016 l’organizzazione ha speso in media 246 dollari per ciascuno dei 5,3 milioni di palestinesi definiti “profughi”, mentre l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati ha potuto spendere solo un quarto di quella cifra, 58 dollari, per ogni profugo del resto del mondo.

Profughi siriani assistiti dall’UNHCR

Non basta. I dati mostrano che l’Unrwa impiega circa 30.000 persone, mentre l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, che deve occuparsi di decine di milioni di profughi in tutto il mondo, si avvale soltanto di 10.000 dipendenti, un terzo di quelli dell’Unrwa. In altri termini, la comunità internazionale paga approssimativamente un dipendente Unrwa ogni 176 profughi palestinesi e un dipendente UNHCR ogni 6.000 e passa profughi non palestinesi.

l’Istituto Abba Eban, diretto dall’ex ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Ron Prosor, ha formulato un piano di riforma strutturale che migliorerebbe il trattamento dei profughi in tutto il mondo, basato sul concetto di fondere in un’unica struttura Unrwa e Alto Commissariato Onu per i Rifugiati redistribuendo le risorse in modo più equo e secondo una definizione unica di “profugo”. “Fondere i bilanci e il personale di entrambe le agenzie si tradurrebbe in un migliore trattamento dei profughi – spiega Prosor – In Giordania, per esempio, ci sono 44 ambulatori che si occupano dei profughi dalle guerre civili in Siria e in Iraq, mentre ne occorrerebbero almeno 233 per assolvere tale missione. Allo stesso tempo, vi sono 25 ambulatori Unrwa che ignorano i profughi siriani e si occupano solo dei profughi palestinesi. Unire le risorse delle due agenzie consentirebbe una migliore qualità e un’assistenza più efficiente e contribuirebbe ad affrontare quella che la stessa Onu ha definito la più grave crisi di profughi della storia”.

Prosor aggiunge che, allo stato attuale, l’Unrwa di fatto affossa ogni possibilità di intesa israelo-palestinese perché opera nel senso di ingigantire il problema dei profughi palestinesi anziché cercare di risolverlo, come dimostra il fatto che il numero di “profughi” assistiti (in realtà, per lo più discendenti di profughi), anziché diminuire col tempo come in tutti gli altri casi al mondo, è aumentato dai 710.000 presi in carico nel 1948 ai 5,3 milioni di oggi.

Discendenti di profughi palestinesi assistiti dall’Unrwa

Prosor dice che intende sottoporre presto il suo piano agli organismi Onu e adoperarsi per promuoverlo. Alcune settimane fa gli Stati Uniti, consapevoli di queste diseconomie, hanno cercato di ridurre il bilancio dell’Unrwa a vantaggio di altre agenzie.  La contromossa dei palestinesi è stata quella di cercare di trasferire il controllo del bilancio dell’Unrwa all’Assemblea Generale, dove godono di una maggioranza automatica. L’iniziativa è stata poi ritirata su forti pressioni americane.

L’Unrwa, i cui dipendenti sono in gran parte palestinesi, ha anche una lunga tradizione di attività anti-israeliane. Poche settimane fa, ad esempio, il portavoce dell’organizzazione ha dovuto ammettere che vi erano tunnel di Hamas per infiltrazioni terroristiche situati sotto le scuole gestite dall’agenzia a Gaza, e che durante la guerra anti-Hamas dell’estate 2014 dipendenti Unrwa consegnarono a Hamas armi e munizioni che erano state nascoste dentro edifici dell’agenzia.

Da anni Israele sostiene che l’Onu e gli stessi palestinesi si adoperano per perpetuare e ingigantire il problema dei profughi palestinesi, e che si oppongono a qualsiasi tentativo di sistemare in modo permanente i profughi (in realtà, i loro discendenti) nei luoghi in cui si trovano, compresi quelli che si trovano nei campi palestinesi in Cisgiordania, cioè all’interno dello stesso territorio rivendicato come palestinese. Ogni tentativo di trasferire i profughi dai campi di Cisgiordania (in realtà, quartieri diseredati) in nuovi quartieri residenziali è stato sistematicamente ostacolato dall’Autorità Palestinese.

(Da: YnetNews, 27.8.17)

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