Per un islam arabo e sionista

Non c'è nulla nella storia araba e nell'islam che esiga una feroce opposizione all’idea che gli ebrei possano governare se stessi nella regione dove si sono forgiati come popolo e nazione

Di Einat Wilf, Ibrahim Al Rashidi and Maryam AlZaabi

Einat Wilf, co-autrice di questo articolo

Siamo una sionista ebrea, un sionista arabo e una sionista musulmana. È ora di sbarazzarsi dell’idea che per essere un fiero arabo e musulmano bisogna essere anti-sionisti.

Per troppo tempo l’anti-sionismo è stato considerato un elemento essenziale per una corretta identità araba e musulmana. Questo non ha portato alla grandezza del mondo arabo e islamico. Al contrario: l’indottrinamento e la propaganda dell’anti-sionismo nel mondo arabo e islamico ha provocato un enorme spreco di risorse preziose. Sia che si trattasse di muovere contro Israele guerre inutili che hanno provocato morte, sofferenza e sfollamenti, o dell’espulsione di quasi tutto il milione di ebrei che vivevano da oltre un millennio nel mondo arabo e islamico, o del boicottaggio economico d’Israele, nulla di buono è venuto al mondo arabo e islamico dal fare dell’anti-sionismo un dogma centrale dell’identità di centinaia di milioni di persone.

Oltre a tutte le risorse umane e finanziarie sprecate e alle inutili sofferenze inferte, ha anche voluto dire sprecare un sacco di tempo. Tutti noi, come popoli e nazioni, siamo stati espropriati di tanto tempo prezioso che altrimenti avrebbe potuto essere impiegato per edificare i nostri paesi e le nostre società mediante il rispetto e la cooperazione reciproci.

Dopo tutto, cos’è il sionismo? È il movimento politico per la liberazione e l’autodeterminazione del popolo ebraico nella sua antica patria. È un movimento che non chiede niente di più e niente di meno che gli ebrei, come popolo, possano governarsi come una nazione alla pari delle altre nell’unico paese che abbia mai costituito la parte centrale e costante della loro identità di popolo e di nazione. Non c’è nulla nella storia araba e nell’islam che esiga una feroce opposizione a questa idea. La storia e la cultura araba hanno una base forte e ampia. La civiltà araba al suo apice ha contribuito all’umanità in matematica, scienza, astronomia, filosofia, architettura, arte, poesia, letteratura.

Maryam AlZaabi, co-autrice di questo articolo

L’identità araba può e deve reggersi sui propri meriti e non ha bisogno, per affermarsi, di ricorrere alla negazione degli ebrei, del loro essere un popolo e della loro storia. Semplicemente non c’è alcuna correlazione negativa tra essere un arabo fiero e essere un sionista, cioè credere nel diritto dello stato ebraico di esistere, prosperare ed essere in grado di difendersi.

Di fatto, fu la scelta dei capi arabi, particolarmente pronunciata sotto il panarabismo, di demonizzare il sionismo come un movimento colonialista di stranieri giunti su una terra che apparteneva esclusivamente agli arabi, fu questo che li portò a dilapidare le preziose risorse delle loro fiere nazioni nel vano tentativo di cacciare un popolo che non era affatto straniero e che anzi appartiene indiscutibilmente a questa regione in cui si è forgiato come popolo e come nazione.

Molto tempo dopo che gli imperi ottomani, britannico e francese avevano lasciato la regione, i capi arabi continuavano a presentare se stessi come “combattenti contro il colonialismo” ammantandosi di anti-sionismo, facendo di tutto per negare accanitamente il legame plurisecolare tra popolo d’Israele e Terra d’Israele, e rifiutandosi di capire che il sionismo stesso è un movimento anti-coloniale che alla fine ha assicurato a un popolo autoctono, a lungo sofferente, il suo posto nella sua antica dimora. Basta che una persona studi e prenda atto della storia del Medio Oriente perché giunga razionalmente alla conclusione che ebrei, arabi e altri gruppi etnici sono parte integrante di questa regione e devono vivere e prosperare insieme. Sionismo non ha mai significato prendere il posto degli arabi, ma vivere con loro e accanto a loro come una nazione e un popolo eguali.

Anche l’islam è una civiltà ampia e variegata che, come l’ebraismo, ha molte scuole e interpretazioni. Coloro che sostengono che l’islam impone di negare gli ebrei e di odiarli come il male non parlano a nome dell’islam. Vi sono altre solide interpretazioni dell’islam che vanno in tutt’altra direzione. Sul piano storico, l’età d’oro del dominio islamico fu anche quella in cui gli ebrei che risiedevano nelle terre dell’islam godevano di un livello di accettazione e tolleranza che superava di gran lunga quello dell’Europa dell’epoca. Nel momento in cui alcuni ambienti in Occidente sono oggi investiti da un virulento anti-sionismo, è di nuovo tempo che il mondo arabo e islamico dimostri che il suo percorso verso la grandezza non comporta la negazione degli ebrei, né del loro eguale diritto di governare se stessi come sovrani nel proprio stato.

Gli Emirati Arabi Uniti, con i suoi grattacieli, la vibrante economia tecnologica, i campus universitari internazionali e i programmi spaziali, impersonano un futuro arabo sostenuto da un islam moderato e tollerante. Buone relazioni con Israele, piena normalizzazione e persino un aperto sostegno arabo e islamico al sionismo fanno parte di quel futuro. Coloro che restano aggrappati alla convinzione che per essere un fiero arabo e un fiero musulmano si debba essere anti-sionisti stanno privando se stessi di un futuro che potrebbe essere luminoso per tutti. Abbiamo già perso troppo tempo. Basta così.

(Da: Forward, 10.11.20)

Maryam AlZaabi, 19enne emiratina, studia Storia e relazioni internazionali alla Sorbonne University di Abu Dhabi. Ibrahim Al Rashidi, 20enne di origini emiratine e libanesi, vive attualmente in Brasile e studia geografia. Einat Wilf, ex parlamentare israeliana, è co-autrice di The War of Return.