Per una esatta lettura del Medio Oriente

Anziché adoperarsi per temperare la paranoia che imperversa in Medio Oriente, loccidente ha contratto la stessa malattia.

Da un'analisi di Barry Rubin, direttore della Middle East Review of International Affairs

image_218Come dovrebbe verosimilmente considerare il Medio Oriente una persona raziocinante?
Di recente l’ex direttore della Australian Broadcasting Company ha invocato la distruzione di Israele, una gran parte della stampa inglese “di qualità” ha falsamente sostenuto che Israele abbia deliberatamente massacrato un grande numero di bambini a Gaza dopo che due ragazzini erano rimasti accidentalmente uccisi, un corrispondente della tv canadese ha maliziosamente confezionato un servizio in modo da far credere gli ascoltatori che Israele sarebbe responsabile per le torture di iracheni da parte di personale americano.
Tutto questo nelle moderate democrazie anglosassoni occidentali. Anziché adoperarsi per temperare la paranoia che imperversa in Medio Oriente, l’occidente ha contratto la stessa malattia. Ma ciò che è veramente notevole è che quanto più il sistema imperante in Medio Oriente va in crisi e si distacca dalla realtà, tanto più forti diventano i suoi difensori ideologici e tanto più successo incontra l’esportazione di queste idee.
Nel tentativo, forse vano, di introdurre qualche elemento di buon senso nel dibattito, si propone di seguito una serie di punti più aderenti alla realtà dei fatti. Si gettino pure via le righe precedenti – destinate senza dubbio a svanire in fretta in un mondo più sereno – e si conservi il resto come un piccolo prontuario per leggere il Medio Oriente.
Dittature fallimentari. Il Medio Oriente è governato da regimi dittatoriali che non sono capaci di fare altro che conservarsi al potere. I loro cittadini non hanno diritti umani, civili, democratici. La loro politica estera di questi regimi conduce al disastro e al fallimento, la loro politica economica porta stagnazione e bassi livelli di vita.
Ideologia fallimentare. L’ideologia dominante in questi regimi è il nazionalismo arabo; l’ideologia delle opposizioni e dell’Iran è l’islamismo estremista. Queste idee non mantengono mai le promesse e anzi peggiorano le cose. Tuttavia si conservano con la demagogia e le menzogne, unite a un quasi monopolio sulle istituzioni.
L’interesse delle elite. Dal momento che le elite politiche, economiche e intellettuali traggono vantaggio da questo sistema, esse lo sostengono con fervore. Per le elite, mantenere questa struttura di potere è vitale per conservare non solo i privilegi ma forse anche la vita stessa. Per le masse, anni e anni di indottrinamento, unito a tradizionalismo, repressione e paura di un regime islamista o della totale anarchia come più probabili alternative, sono potentissimi incentivi a schierarsi dalla parte del dittatore.
Riuscito utilizzo di capri espiatori. Un elemento cruciale è la capacità del sistema di persuadere le popolazioni che i loro veri nemici sono gli Stati Uniti, Israele e l’occidente in generale (insieme a modernizzazione, democratizzazione, globalismo, occidentalizzazione eccetera). Un cittadini può solo appoggiare la dittatura come un’azione devota e patriottica contro potenti forze sataniche, oppure unirsi all’opposizione che promette di combattertele di più e meglio. Pertanto anche i regimi moderati, avendo bisogno per sopravvivere dell’anti-americanismo e del conflitto arabo-israeliano, li promuovono con la loro propaganda e i loro comportamenti.
Vere origini del terrorismo. Il fallimento del progetto degli islamismi di impadronirsi di paesi arabi nel quarto di secolo successivo alla rivoluzione islamista in Iran ha convinto alcuni estremisti in ciascun paese della necessità di una nuova strategia. Così, dal tentativo di prendere il potere in uno stato alla volta sono passati al movimento jihadista globale. Anziché combattere l’ideologia nazionalista araba, le hanno sottratto il programmo, avendo concluso che l’assassinio di “ebrei e crociati” è più popolare dell’assassinio dei confratelli musulmani. I regimi hanno collaborato a questo processo lasciando briglia sciolta al movimento, e persino rafforzandone l’ideologia, fin tanto che la violenza veniva diretta contro qualcun altro.
Rifiuto di porre fine al conflitto arabo-israeliano. Quando vennero avanzate serie proposte di pace nel 2000 (a Camp David e con il piano di Clinton), il leader palestinese Yasser Arafat le respinse perché il suo obiettivo è (a) mantenere aperto il conflitto fino al raggiungimento della piena vittoria finale con l’eliminazione di Israele, oppure (b) accettare solo un accordo che possa essere facilmente usato per lanciare un altro round per conseguire quel risultato. Allo stesso modo la Siria rifiutò la restituzione di tutte le alture del Golan. Per quanto strano possa sembrare, i regimi e le elite arabi vogliono mantenere aperto un conflitto di cui hanno estremo bisogno per preservare se stessi.
Israele. Israele è vittima e non causa di questa situazione. E’ pronto a fare una vera pace fondata su uno stato palestinese e sulla fine delle violenze, ed ora sta soffrendo per i rischi che si è assunto in questo sforzo.
Gli Stati Uniti. Cercano davvero di aiutare la regione perché sono convinti che farlo sia non solo giusto, ma anche nel loro stesso interesse.
Per quanti errori possano aver fatto, Stati Uniti e Israele sono paesi democratici che cercano di fronteggiare situazioni di estrema difficoltà usando molta più coscienza e autocontrollo di chiunque altro nelle stesse circostanze. Come nella seconda guerra mondiale e nella guerra fredda, i loro avversari sono forze molto peggiori e nefande, che impiegano la più falsa propaganda per dipingerli come il male assoluto. Stolti coloro che, in occidente, si bevono tutta quella propaganda.
Il problema in Iraq. Anche in Iraq, ex e potenziali governanti hanno usato gli stessi strumenti e strategie di cui sopra. Anziché far ritirare gli Stati Uniti e dirimere in modo pacifico e democratico le loro divisioni, usano la violenza e la demagogia per cercare di impadronirsi del potere, attribuendo la colpa di tutto a un nemico esterno.
Mancanza di soluzione. Non è che ci sia una politica ideale o una ricetta per risolvere tutti questi problemi. La democratizzazione non si avvererà perché le forze che la sostengono sono troppo deboli e coloro che vi si oppongono troppo forti. Cercare di imporre un soluzione dall’esterno con espedienti diplomatici, appeasement, forza militare o qualunque altro mezzo non funziona. Questo sistema è destinato a continuare fino a quando non sarà sconfitto dall’interno. E quel giorno non è affatto vicino.
Una valutazione troppo pessimistica? Non è il punto. Ciò che importa è che la gente abbia una visione esatta della situazione, e che agisca di conseguenza.

(Da: Jerusalem Post, 24.05.04)