Perché finanziare una tv che indottrina all’odio?

Bisogna sapere cosa trasmette l’emittente controllata da Abu Mazen e sovvenzionata dall’occidente

Da un articolo di Itamar Marcus

image_2297Firmereste un assegno da 120 milioni di dollari per darlo a un ex-terrorista senza controllare attentamente che cosa intende fare col vostro denaro? Ebbene, questo è esattamente ciò che sta facendo con i soldi dei contribuenti la Norvegia, presidente del Comitato di Collegamento Ad Hoc che coordina gli aiuti internazionali all’Autorità Palestinese.
Nonostante la una vasta documentazione portata da Palestinian Media Watch sull’opera di promozione dell’odio fatta dalla tv ufficiale di Fatah-Autorità Palestinese, il ministro degli esteri norvegese Jonas Gahr Støre ha recentemente rilasciato una serie di dichiarazioni a difesa della tv dell’Autorità Palestinese che indicano quanto egli sia totalmente all’oscuro dei reali contenuti di quell’emittente. Poi, tanto per usare il suo denaro in modo coerente con la sua disinformazione, ha firmato un altro assegno da 85 milioni di corone destinato all’Autorità Palestinese di Mahmoud Abbas (Abu Mazen), il cui ufficio controlla la tv palestinese.
Il ministro degli esteri norvegese non è cattivo. E non lo sono né gli europei né gli americani, che pire hanno di recente concordato di trasferire all’Autorità Palestinese altri 150 milioni di dollari portando il totale del loro aiuto all’Autorità Palestinese nel solo anno 2008 a più di 700 milioni: più di quanto gli Stati Uniti si fossero impegnati a versare durante la conferenza dei paesi donatori tenutasi lo scorso dicembre.
Tuttavia sono paesi che versano denari nelle tasche di Abu Mazen con un tale entusiasmo da far pensare che si tratti di un clone di madre Teresa di Calcutta. Purtroppo, invece, se dobbiamo guardare ai messaggi che invia ai bambini e ragazzi palestinesi, Abu Mazen sembra molto più un clone del suo predecessore, il capo terrorista Yasser Arafat, che non un costruttore di pace.
Difendendo il suo spesa folle per Abu Mazen, Støre ha dichiarato: “Non si può dire che questa emittente [di Fatah-Autorità Palestinese] sia coinvolta nell’indottrinamento dei bambini o nel negare il diritto di Israele ad esistere”, ed ha aggiunto d’essere contrario al fatto che una tv venga usata per “diffondere odio e istigare al terrorismo”, tutte cose che – a suo dire – non vengono fatte dalla tv dell’Autorità Palestinese.
Purtroppo si sbaglia di grosso. Nel corso degli undici anni da quando è attivo Palestinian Media Watch, non c’è mai stato un periodo caratterizzato da una così intensa demonizzazione di Israele, da continua promozione dell’odio e dalla negazione dell’esistenza di Israele da parte dei mass-media controllati dall’Autorità Palestinese (e da Fatah) come negli undici mesi trascorsi dopo la Conferenza di pace di Annapolis.
Ebrei e israeliani vengono demonizzati dall’Autorità Palestinese attraverso una serie di feroci calunnie, come le menzogne secondo cui Israele diffonderebbe intenzionalmente Aids e droghe fra i palestinesi, condurrebbe esperimenti medici di tipo nazista sui detenuti palestinesi, avrebbe rapito bambini palestinesi nel 1948 per crescerli come ebrei, e preparerebbe la distruzione della moschea di al-Aqsa a Gerusalemme.
Un documentario “storico” della tv dell’Autorità Palestinese ha trasmesso odiose contraffazioni, fra cui delle immagini di cadaveri filmati in Libano nel 1982 spacciate come “prove” di massacri che Israele avrebbe perpetrato nel 1948. Israele viene persino accusato di allevare dei ratti geneticamente modificati che cacciano si accaniscono contro gli arabi, e solo gli arabi, che vivono Gerusalemme.
Per quanto riguarda il riconoscimento di Israele, la tv di Abu Mazen non è diversa da quella di Hamas che senza mezzi termini nega l’esistenza e il diritto di esistere dio Israele.
Si considerino, ad esempio, questi recenti spezzoni della tv palestinese dove dei bambini palestinesi vengono fatti recitare un copione in cui si ribadisce che Israele, da Metulla a Eilat, è tutto “Palestina occupata” che dovrà alla fine essere “restituita”.

Bambino: “Il mio nome è Hiyam e provengo dalla città occupata di Safed”.
Bambino: “Il mio nome è Raad è provengo dalla città occupata di Acco”.
Bambino: “Il mio nome è Arhaf è provengo dalla città occupata di Haifa. Spero che la Palestina tornerà e che noi la difenderemo”.
Dopo questa messinscena, telefona un bambino che dice: “Io provengo dalla città di Beersheba”. E il conduttore della tv dell’Autorità Palestinese immediatamente lo corregge: “Dalla città occupata di Beersheba, naturalmente, dal Negev occupato. Noi benediciamo tutti i bambini del Negev, e sono molto felice che chiamino i nostri bambini dalle terre occupate di Palestina, da quelle terre occupate da Israele”. (Nota: tutte le località nominate in questo brano sono israeliane sin dalla nascita dello stato)

Domanda a un telequiz per bambini. Bambino che conduce: “Elenco dei porti palestinesi?”. Risposta esatta: “I porti di Haifa, Giaffa, Ashkelon, Eilat, Ashdod e Gaza”. (Nota: tutti, tranne l’ultimo, sono su terriorio israeliano sin dalla nascita dello stato)
Bambino che conduce: “Qual è la superficie dello stato di Palestina?”
Haidar: “27.000 kmq”.
Conduttore: “Esatto”.
Attenzione: Giudea e Samaria, note come Cisgiordania, e la striscia di Gaza ammontano a 6.000 kmq. Per arrivare alla cifra di 27.000 kmq bisogna comprendere tutto lo stato di Israele pre-’67, immaginando cioè uno “stato di Palestina” al posto di Israele.

Non sono che due di una serie praticamente infinita di esempi possibili.
Il mondo si infuriò quando il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad annunciò in televisione la sua visione di un mondo da cui fosse cancellato Israele, e vi fu chi propose che fosse posto sotto processo per questo. Invece, quando la tv di Abu Mazen insegna ai bambini palestinesi una identica visione di un mondo in cui non c’è posto per Israele, i paesi occidentali accorrono con il libretto degli assegni in mano.
La tv dell’Autorità Palestinese celebra apertamente i terroristi, anche quelli che hanno ucciso dopo la conferenza di Annapolis. Il terrorista suicida di Dimona, l’altro che ha ucciso otto studenti in una scuola talmudica di Gerusalemme, l’arci-terrorista internazionale di Hezbollah Imad Mughniyeh e tanti altri sono stati celebrati nel corso del 2008 come shahid (martiri della guerra santa) da giornali e tv ufficiali dell’Autorità Palestinese.
Per più di un anno la tv dell’Autorità Palestinese ha mandato in onda un video-clip musicale con il martellante messaggio rivolto a Israele: “O mio nemico, o mio nemico… o serpente avvinghiato alla terra… tu non hai altra scelta, o mio nemico, che quella di andartene dal mio paese”.
Inoltre la dirigenza della tv dell’Autorità Palestinese abbraccia e proclama apertamente in tv la tradizionale ideologia di Arafat volta a distruggere Israele per fasi. In una recente intervista, un parlamentare di Fatah ha dichiarato: “Non vuol dire che rinunciamo alle terre del 1948 [cioè, a distruggere Israele], ma nel nostro attuale programma politico noi diciamo che vogliamo uno stato sulle linee del 1967”.

Dopo che avevamo presentato questa documentazione in un seminario al parlamento norvegese la scorsa settimana, Siv Jenson, presidente del Progress Party, si è alzata e ha annunciato pubblicamente che il suo partito, se vincerà le prossime elezioni (è in testa nei sondaggi), taglierà i fondi all’Autorità Palestinese. Ma il problema è più urgente. L’attuale governo norvegese, in quanto presidente del comitato che coordina gli aiuti, ha l’obbligo morale non solo di congelare immediatamente i fondi destinati alla macchina della propaganda di odio dell’Autorità Palestinese, ma anche di raccomandare che tutto il gruppo dei paesi donatori internazionali faccia altrettanto, condizionando la ripresa delle donazioni all’Autorità Palestinese ad una rigorosa revisione dei libri di testo palestinesi e a un cambiamento totale di prospettiva. Finché i leader dell’Autorità Palestinese continuano a vedere il processo attuale come una fase verso la distruzione di Israele, l’Autorità Palestinese non dovrebbe ricevere nessun sostegno finanziario. Spetta all’Autorità Palestinese dimostrare che ha iniziato finalmente a promuovere la pace presso la propria gente, in arabo, e non solo a parlare di pace in inglese quando sono accese le telecamere straniere.
Il mondo non deve scordare che la macchina della propaganda di odio dell’Autorità Palestinese, finanziata dall’occidente dal 1994 al 2000, fu determinante nel lanciare la più lunga e sistematica campagna terroristica della storia. Alla sua testa v’erano Yasser Arafat e il suo fido confidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen). È cambiato da allora? È vero che in inglese parla di pace, ma la sua voce in arabo, attraverso i suoi mass-media, è più che mai velenosa e carica di odio.
Dopo la presentazione al parlamento di Oslo, un giornalista mi ha chiesto se mi pare giusto che la Norvegia interferisca nella libertà d’espressione dei palestinesi. La mia risposta è stata diretta: i palestinesi hanno l’inalienabile diritto di indottrinare i loro bambini al all’odio più cieco e distruttivo, ma la Norvegia e l’occidente hanno l’obbligo morale di smettere di finanziare tale indottrinamento.

(Da: Jerusalem Post, 28.10.08)

Nell’immagine in alto: Mappa trasmessa dalla tv dell’Autorità Palestinese subito dopo la Conferenza di pace di Annapolis: Israele è cancellato dai coloro della bandiera palestinese