Perché i palestinesi dicono no?

Non vogliono uno stato arabo in più, ne vogliono uno ebraico in meno

Da un articolo di Evelyn Gordon

image_1896Quando i palestinesi dicono d’essere favorevoli alla soluzione “due popoli-due stati”, che genere di stati immaginano? La risposta non è “uno stato arabo-palestinese accanto a uno stato ebraico”, cioè l’unica risposta che Israele potrebbe o che il mondo dovrebbe accettare. Ciò che vogliono è due stati palestinesi oppure, nel migliore dei casi, un unico stato cosiddetto binazionale.
Ad esempio, un sondaggio del palestinese Jerusalem Media and Communications Center ha rilevato che il 69% dei palestinesi vuole che qualunque accordo preveda il reinsediamento all’interno di Israele di tutti i 4,4 milioni di profughi e loro discendenti rigettando alternative come gli indennizzi, l’insediamento nel futuro stato di Palestina o una quota definita di ricollocamenti in Israele. Sondaggi precedenti hanno sempre dato risultati analoghi.
Data l’attuale popolazione di Israele di circa 5,7 milioni di ebrei e 1,3 milioni di arabi, ci troviamo di fronte a una chiara ricetta per l’eliminazione di Israele in quanto stato demograficamente ebraico, certo non a una formula per vivere in pace accanto ad esso.
Come altri prima di questo, anche l’ultimo sondaggio ha rilevato che il 94% dei palestinesi è contrario a qualunque autorità israeliana sul Monte del Tempio di Gerusalemme. In altre parole, rifiutano di accettare qualunque diritto ebraico sul luogo più santo dell’ebraismo. E se gli ebrei non hanno alcun diritto su quel luogo, per implicazione non hanno alcun diritto su nessuna parte della Terra d’Israele. Questa negazione di qualunque diritto degli ebrei su qualunque parte della Terra d’Israele è incompatibile con l’accettazione di uno stato ebraico.
Questi sondaggi non sono solo teorici. Nel 2000-2001 i colloqui israelo-palestinesi naufragarono proprio su questi punti. E i palestinesi sostennero in massa quell’insuccesso. Secondo un sondaggio del luglio 2000, l’83% dei palestinesi approvava il rifiuto di Yasser Arafat dell’offerta di compromesso israeliana avanzata quello stesso mese al summit di Camp David, contro un mero 6% che riteneva che Arafat avrebbe dovuto essere più conciliante. Ecco perché è lecito dubitare che il vero obiettivo dei palestinesi sia l’indipendenza statale: chi vuole davvero uno stato non continua a dire “no” quando gliene viene offerto uno.
A Camp David Israele offrì ai palestinesi più del 90% dei territori, comprese parti di Gerusalemme. Essi non solo rifiutarono, ma risposero scatenando una guerra terroristica. Nel dicembre 2000 l’offerta fu alzata a più del 95%, compreso il Monte del Tempio, ma Arafat rifiutò di nuovo. Il mese successivo, a Taba, Israele portò l’offerta al 97% e Arafat disse ancora di no. E il sostegno dei palestinesi ad Arafat e alle sue decisioni restava immutato.
I palestinesi rifiutarono uno stato che era solo il 3% meno delle loro presunte rivendicazioni solo perché: (a) comportava il riconoscimento del legame fra ebrei e Monte del Tempio e (b) richiedeva l’integrazione dei profughi (e loro discendenti) nello stato palestinese anziché in Israele. In altre parole, preferirono la continuazione dell’occupazione a qualunque accordo che accogliesse il concetto di stato ebraico.
Anche sulla questione territoriale, la mancanza di reale interesse dei palestinesi per l’indipendenza è del tutto evidente. Il sondaggio del Jerusalem Media and Communications Center, ad esempio, rileva che per l’82% sono contrari al fatto che Israele conservi qualunque insediamento foss’anche “in cambio di una uguale quantità di territorio israeliano”. In altri termini, di fronte alla possibilità teorica di un accordo che dia loro l’indipendenza sull’equivalente del 100% di territorio, ben l’82% dei palestinesi dice che lo rifiuterebbe per il solo motivo che non comporterebbe l’espulsione di 100.000 israeliani dalle case in cui vivono.
L’illusione che i palestinesi vogliano uno stato è tutt’altro che innocua. Anzi, è ciò che perpetua il conflitto, deviando gli sforzi degli israeliani e della comunità internazionale in vani tentativi senza fine di soddisfare le loro rivendicazioni anziché focalizzarsi sul vero problema: la non volontà dei palestinesi di accettare uno stato ebraico in qualunque parte della terra.

(Da: Jerusalem Post, 24.10.07)

Nell’immagine in alto: Le mappe della propaganda palestinese illustrano sempre esplicitamente l’obiettivo di cancellare Israele dalla carta geografica