Perché lascio questo governo

Libertà e democrazia sono elementi essenziali per la pace e la sicurezza.

Dalla lettera di dimissioni del ministro Natan Sharansky

image_686Caro primo ministro,
scrivo per informarti della mia decisione di rassegnare le dimissioni da ministro degli affari della Diaspora e di Gerusalemme.
Come sai, mi sono opposto fin dall’inizio al piano di disimpegno perché sono convinto che ogni concessione nel processo di pace debba essere legata a riforme democratiche all’interno della società palestinese. Non solo il piano di disimpegno ignora tali riforme, ma anzi di fatto indebolisce la prospettiva di edificare una libera società palestinese e allo stesso tempo rafforza le forze del terrorismo.
La nostra partenza da Gaza incoraggerà la costruzione di una società dove sia garantita la libertà di parola, dove tribunali indipendenti tutelino i diritti dell’individuo, dove un mercato libero permetta ai palestinesi di costruirsi una vita economicamente indipendente e non sotto il controllo del loro governo? La nostra partenza da Gaza porrà fine all’istigazione alla violenza sui media palestinesi e all’indottrinamento pieno di odio nelle scuole palestinesi? La nostra partenza da Gaza darà luogo allo smantellamento dei gruppi terroristici e alla demolizione dei campi profughi nei quali generazioni di palestinesi sono vissuti in condizioni miserevoli? La risposta chiaramente è no.
Il principio guida alla base del piano di disimpegno si fonda sull’illusione che, lasciandoci alle spalle Gaza, ci lasceremo alle spalle anche i problemi di Gaza. La formula sempre ripetuta è: “noi saremo qui, e loro saranno là”.
Ancora una volta stiamo riproducendo gli errori del passato, non volendo capire che la chiave per costruire una pace stabile e duratura con i nostri vicini palestinesi consiste nell’incoraggiare e sostenere i loro sforzi volti a edificare una società democratica. Ovviamente si tratta di cambiamenti che richiedono tempo, ma Israele non condiziona la sua partenza da Gaza nemmeno all’avvio dei primi passi in questa direzione.
A mio parere, il piano di disimpegno rappresenta un tragico errore che esacerberà il conflitto con i palestinesi, incrementerà il terrorismo e farà svanire la prospettiva di dare vita a una pace genuina.
Ma ciò che trasforma questo tragico errore in un’occasione persa di proporzioni storiche è il fatto che, grazie ai cambiamenti nella dirigenza palestinese e alla ferma convinzione del leader del mondo libero che la democrazia è essenziale per la stabilità e la pace – una convinzione che guida le scelte dell’America in altre parti del mondo – si è aperta una finestra di opportunità senza precedenti. Fatti recenti in giro per il mondo, vuoi in ex repubbliche sovietiche come l’Ucraina e il Kyrgyzstan, vuoi in paesi arabi come il Libano e l’Egitto, dimostrano ancora una volta la capacità delle forze democratiche di innescare drammatici cambiamenti. È assurdo che proprio Israele, unica democrazia in Medio Oriente, ancora si rifiuti di credere alla libertà come forza capace di trasformare il nostro mondo.
(…) Come ministro condivido la responsabilità collettiva di ogni decisione del governo. In questo momento in cui il piano di disimpegno è nelle fasi iniziali d’attuazione e tutte le istituzioni governative sono impegnate in questo processo, sento di non poter più servire lealmente in un governo il cui scopo centrale – in verità, la cui sola ragione d’essere – è diventata una politica a cui sono così risolutamente contrario.
(…) Come in passato, continuerò la battaglia di tutta la mia vita per contribuire a unire e rafforzare il popolo ebraico, sia in Israele che nella Diaspora. Nello stesso tempo, continuerò a propugnare e promuovere l’idea che libertà e democrazia sono elementi essenziali per la pace e la sicurezza.

(Da: Jerusalem Post, 2.05.05)

Nella foto in alto: Natan Sharansky, autore di questo articolo, già famoso dissidente in Urss.