Perché Hamas ha lasciato perdere la Giornata della Naksa e punta invece sulla Giornata di al-Quds, voluta dall’Iran

Un ulteriore segnale della penetrazione di Teheran nella regione

Di Seth j. Frantzman

Seth J. Frantzman, autore di questo articolo

La iraniana Press TV sta promuovendo con forza l’imminente “Giornata di al-Quds” (di Gerusalemme) come il più importante evento annuale di solidarietà coi palestinesi “sotto occupazione israeliana”. Nel frattempo Hamas ha considerevolmente smorzato le proteste che erano previste per martedì, la “Giornata della Naksa”, adeguandosi all’agenda imposta da Teheran. Ora gli organizzatori palestinesi sostengono che la Giornata di al-Quds, venerdì prossimo, vedrà un milione di persone manifestare contro Israele, striscia di Gaza compresa.

La Repubblica Islamica d’Iran istituì la Giornata mondiale di al-Quds nel 1979, fissandola nell’ultimo venerdì del Ramadan di ogni anno, come espressione della sua massimalista politica anti-israeliana. Quest’anno, secondo gli organizzatori, sono previsti eventi a Londra, a Toronto e in altre 800 città in tutto il mondo. Gli organizzatori degli eventi a Toronto dicono che la Giornata di al-Quds è dedicata a “giustizia, pace e amore” contro “l’islamofobia e il razzismo” nonché contro “il sionismo e i crimini di guerra israeliani”. In realtà, ogni anno la Giornata di al-Quds si traduce in una spettacolare kermesse delle più estremiste e viscerali manifestazioni di odio verso Israele.

Dall’hashtag QudsDay4return

Quest’anno i mass-media del regime iraniano hanno creato per l’occasione l’hashtag “QudsDay4return” (Giornata al-Quds per il ritorno). L’hashtag si è immediatamente riempito di stereotipi antisemiti. Una vignetta, ad esempio, mostra “l’evoluzione biologica in Israele” con una cellula che diventa una stella di David, quindi una scimmia e poi uno scimmiesco soldato israeliano (il riferimento è a “scimmie e maiali”, uno dei più antichi e consolidati insulti comunemente usati dai musulmani contro gli ebrei). Un’altra vignetta mostra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu trasformato in un serpente assetato di sangue che sta per divorare l’Argentina, accompagnato dalla scritta: “La partita amichevole Argentina-regime potrebbe essere il primo passo per l’occupazione della Patagonia argentina”. Immancabili, poi, le citazioni dell’ayatollah Khamenei che proclama: “Allah ha ordinato che la Palestina venga liberata”.

I mass-media palestinesi prevdono un gran numero di manifestanti, venerdì al confine di Gaza, e questo dopo che i mezzi di comunicazione pro-Hamas hanno messo la sordina alla “Giornata della Naksa” di martedì scorso: assenti gli hashtag in arabo e inglese, il numero dei manifestanti che si sono presentati martedì è risultato minimo. La Giornata della Naksa commemora la sconfitta nella guerra dei sei giorni del 1967(quando Israele riuscì a respingere l’aggressione di tutti i paesi arabi circostanti) e negli anni passati ha visto in campo considerevoli manifestazioni e proteste. Quest’anno, invece, le proteste sono state molto più contenute del previsto (mentre il personale dell’Autorità Palestinese protestava nella città di Gaza per i tagli ai loro stipendi).

Dall’hashtag QudsDay4return

Quest’anno, è la Giornata di al-Quds a tenere banco. Un poster pubblicato dagli organizzatori e postato su Twitter dal giornalista Nasser Atta, dice che per venerdì 8 giugno “le fazioni palestinesi hanno dichiarato una marcia di milioni di persone”. A Ramallah è comparso un enorme cartellone dedicato alla Giornata di al-Quds. “I palestinesi, frustrati dal cosiddetto campo arabo moderato sunnita che ora è alleato di Trump e normalizza i rapporti con Israele – ha affermato Atta – si stanno preparando a celebrare la festa di al-Quds proclamata dal compianto imam Khomeini”. Questa crescente connessione con la ricorrenza voluta di Teheran indica il potenzialmente unificarsi di agende diverse correlate fra loro.

Da molto tempo l’Iran cerca di presentarsi come l’”anti-imperialista” per eccellenza che si oppone agli Stati Uniti. Tuttavia, negli ultimi anni ha perso credibilità sostenendo la repressione del regime siriano e l’intervento di milizie sciite settarie in Iraq e Libano. Ma c’è sempre la questione palestinese, che torna utile come causa unificante della regione.

Tradizionalmente Hamas è più vicina all’Iran, mentre l’Autorità Palestinese controllata da Fatah è più vicina all’Arabia Saudita. Con il taglio dei fondi dal Qatar, a Hamas restano pochi amici e poche fonti di reddito nella regione. Hamas si ritrova anche con limitate fonti per l’approvvigionamento di armi dopo che l’Egitto ha allagato e distrutto i tunnel che permettevano i traffici clandestini fra striscia di Gaza e Sinai. Anche le otto settimane di scontri di massa al confine con Israele non sono riuscite a suscitare molto sostegno. Isolata, Hamas vede nella Giornata di al-Quds un’opportunità per reclutare nuovo supporto. Se riuscirà a mandare contro il confine migliaia di persone, anche se certamente meno del milione promesso, riuscirà comunque a ottenere la rilevanza che cerca e a rafforzare le sue connessioni con Teheran.

(Da: Jerusalem Post, israele.net, 5.6.18)

Dall’hashtag QudsDay4return: “L’ayatollah Khamenei. Noi diciamo lo stesso che disse l’imam Khomeini: Israele deve scomparire”