Perché i palestinesi devono scusarsi con gli arabi

Hanno insultato i paesi del Golfo per la normalizzazione con Israele, ma hanno ripreso i rapporti con Gerusalemme senza fare una piega: una condotta che gli arabi chiamano wakaha (insolenza)

di Khaled Abu Toameh

Khaled Abu Toameh, autore di questo articolo

La dirigenza palestinese chiederà scusa al Bahrein e agli Emirati Arabi Uniti per averli accusati di tradire i palestinesi e gli arabi firmando accordi di pace con Israele?

A fine novembre, con una mossa a sorpresa l’Autorità Palestinese sotto la guida del presidente Abu Mazen ha annunciato d’aver deciso di ristabilire tutte le relazioni con Israele, compreso il coordinamento sulla sicurezza in Cisgiordania tra le forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese e le Forze di Difesa israeliane.

Abu Mazen dovrebbe scusarsi anche con i palestinesi perché la sua decisione di tagliare i legami con Israele ha privato i malati palestinesi – ad eccezione di un altro importante leader palestinese, Saeb Erekat – della possibilità di ricevere cure mediche nello stato ebraico. Inoltre, la decisione ha privato migliaia di palestinesi del diritto di percepire lo stipendio intero, visto che Abu Mazen si era rifiutato di accettare le entrate fiscali riscosse da Israele per conto dei palestinesi.

L’Autorità Palestinese ha deciso di far tornare i propri ambasciatori in Bahrein e negli Emirati Arabi Uniti, dopo averli richiamati per consultazioni in segno di protesta contro gli accordi di pace tra i due paesi e Israele. La dirigenza dell’Autorità Palestinese accusava gli Emirati e il Bahrein d’aver pugnalato alla schiena i palestinesi e d’aver “tradito il popolo palestinese, Gerusalemme e la moschea di al-Aqsa” accettando di stabilire relazioni con Israele. I palestinesi in Cisgiordania, nella striscia di Gaza e a Gerusalemme est avevano manifestato contro gli accordi di normalizzazione bruciando le bandiere del Bahrein e degli Emirati Arabi Uniti e le immagini dei governanti dei due paesi.

Paradossalmente, ora alcuni palestinesi accusano la dirigenza dell’Autorità Palestinese di ipocrisia e di “pugnalare il popolo palestinese alla schiena” nel momento in cui ristabilisce i rapporti con Israele. Sui social network molti palestinesi e arabi chiedono in modo sarcastico che l’Autorità Palestinese ritiri il proprio ambasciatore da Ramallah per protestare contro la decisione di “normalizzare” le relazioni con lo stato ebraico.

15 agosto 2020: palestinesi a Ramallah bruciano in effige il principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed Bin Zayed, e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman

La decisione della dirigenza dell’Autorità Palestinese di ripristinare i legami con Israele e di far tornare gli ambasciatori palestinesi negli Emirati e in Bahrein è vista da diversi palestinesi come un evidente tentativo di ingraziarsi la nuova amministrazione statunitense, sotto la guida del neo eletto presidente Joe Biden. Probabilmente Abu Mazen spera anche che, in cambio, gli Stati Uniti e alcuni paesi del Golfo tanto per cominciare riprendano a versare denaro nelle casse dell’Autorità Palestinese.

Se da una parte l’amministrazione Biden potrebbe dirsi soddisfatta dai gesti palestinesi, dall’altra gli arabi del Golfo chiedono invece le scuse del presidente Abu Mazen e della dirigenza palestinese. Questi arabi si domandano come possa essere giusto che i palestinesi riprendano i rapporti con Israele mentre non sarebbe giusto che Bahrein ed Emirati firmino trattati di pace con lo stato ebraico. L’analista politico del Bahrein Abdullah Al-Junaid, rivolgendosi ad Abu Mazen, ha scritto:

“Sua eccellenza, presidente Abu Mazen, in quanto cittadino dei paesi arabi del Golfo, accolgo con favore la decisione di far tornare gli ambasciatori palestinesi a Manama e Abu Dhabi, ma lei deve immediatamente pubblicare una dichiarazione ufficiale di scuse a tutti i cittadini del Regno del Bahrein, degli Emirati Arabi Uniti e del Regno dell’Arabia Saudita per le vostre dichiarazioni e gli insulti contro di noi”.

Al-Junaid sottolinea che a settembre Abu Mazen aveva presieduto una riunione delle fazioni palestinesi per condannare e lanciare insulti contro gli arabi del Golfo e i loro leader. “Sin dagli anni Sessanta, i bambini del Golfo hanno contribuito a sostenere i palestinesi con la loro paghetta” ha scritto Al-Junaid, aggiungendo che per tutta risposta i capi palestinesi non hanno mostrato altro che disprezzo per la popolazione del Golfo:

“Lei ci ha accusato di svendere Gerusalemme e il popolo palestinese, pur essendo pronto a rinnovare il coordinamento sulla sicurezza con Israele senza rilasciare una dichiarazione esplicativa ai cittadini palestinesi, per non parlare degli arabi. A questo ha fatto seguito il ritorno degli ambasciatori [palestinesi] ad Abu Dhabi e a Manama senza alcuna vergogna e senza una dichiarazione di scuse da parte vostra. Signor Presidente, non mi interessano le sue questioni interne, ma qualsiasi attacco contro un cittadino del Golfo non è più accettabile. Deve scusarsi pubblicamente e personalmente per quello che ci avete fatto”.

Al-Junaid e altri arabi del Golfo chiedono di boicottare la dirigenza dell’Autorità Palestinese fino a quando Abu Mazen non chiederà scusa per aver offeso i paesi del Golfo e istigato i suoi cittadini a rivoltarsi contro i governanti degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrein.

Lo scrittore emiratino Turki Hasher ha chiesto che la dirigenza dell’Autorità Palestinese si scusasse prima di rimandare i propri ambasciatori in Bahrein e negli Emirati Arabi Uniti. La dirigenza palestinese, afferma, ha finalmente ammesso che il ritiro degli ambasciatori è stato un errore. “Ma non credo che rimandarli sarà così semplice, perché ci devono essere delle scuse ufficiali per questa decisione affrettata, che riflette confusione e malgoverno”, scrive Hasher.

L’analista politico kuwaitiano Mohammed Al-Mulla si chiede per quale motivo tutti coloro che avevano condannato Emirati e Bahrein per aver firmato trattati di pace con Israele tacciano ora sulla decisione della dirigenza palestinese di riprendere i rapporti con lo stato ebraico:

“Abbiamo sentito parlare delle minacce e delle intimidazioni da parte di tutte le fazioni palestinesi e dei gruppi islamisti per gli accordi di pace tra i paesi del Golfo e Israele. Ma dove sono oggi quelle minacce e intimidazioni per la normalizzazione israelo-palestinese?”

Rincara BintUAE1900, un utente dei social network degli Emirati Arabi Uniti: “[I palestinesi] calpestavano le foto dei nostri leader. Ma non li abbiamo visti calpestare le foto di Abu Mazen”.

Alcuni arabi del Golfo hanno reagito alla decisione della dirigenza dell’Autorità Palestinese di riprendere le relazioni con Israele invocando l’espulsione degli ambasciatori palestinesi dagli stati del Golfo e il boicottaggio di prodotti palestinesi.

Un altro scrittore kuwaitiano, Abdel Muhsen Husseini, afferma di trovare strano il fatto che la dirigenza palestinese, dopo aver condannato gli accordi di normalizzazione tra Israele, il Bahrein e gli Emirati, abbia approvato la decisione di ripristinare i rapporti con gli israeliani. Osservando che la decisione della dirigenza dell’Autorità Palestinese equivale alla normalizzazione delle relazioni con Israele, Abdel Muhsen scrive che i palestinesi rimangono divisi a causa della disputa in corso tra la fazione di Fatah, del presidente Abu Mazen, in Cisgiordania, e Hamas nella striscia di Gaza. Secondo Muhsen:

“I palestinesi hanno sprecato risorse e tempo senza fare un passo verso il compimento del progetto palestinese di creare uno stato palestinese. [L’ex capo dell’Olp] Yasser Arafat sprecava tutti gli sforzi palestinesi e mostrava sempre le dita a V in segno di vittoria, ma non è stato capace di ottenere nulla”.

Di recente, il Consiglio di Cooperazione del Golfo ha richiesto le scuse ufficiali di Abu Mazen e di altri capi palestinesi per la loro “retorica irresponsabile, l’istigazione e le minacce” contro i paesi del Golfo che hanno firmato accordi di pace con Israele. Abu Mazen e la dirigenza palestinese, tuttavia, hanno deciso di ignorare la richiesta.

In sitensi, la dirigenza palestinese ha raggiunto livelli ulteriori di ipocrisia. In arabo, la sua decisione di rimandare gli ambasciatori palestinesi negli Emirati e in Bahrein viene definita wakaha (insolenza). E la decisione palestinese di riprendere i rapporti con Israele arriva nello stesso momento in cui i loro mass-media continuano a condannare altri arabi per essersi impegnati nella normalizzazione delle relazioni con lo stato ebraico. La prossima volta che la dirigenza palestinese accuserà gli arabi d’aver pugnalato alla schiena i palestinesi, Abu Mazen e i suoi funzionari dovranno innanzitutto guardarsi allo specchio e confrontare le loro precedenti menzogne con i loro inganni attuali.

(Da: gatestoneinstitute.org, 5.12.20)