Peres: “Quello che occorre è un attacco morale all’Iran”

“Israele non intende risolvere da solo il problema dell’atomica di Tehran”, dice il presidente israeliano.

image_3287Più che in un attacco militare, la comunità internazionale dovrebbe impegnarsi in un attacco” all’Iran “sul piano morale”. Lo ha affermato lunedì in un’intervista il presidente d’Israele Shimon Peres, aggiungendo che il sostegno al terrorismo da parte di Tehran costituisce un problema globale quanto la crisi economica.
Le parole di Peres giungono dopo che la settimana scorsa l’agenzia Onu per l’energia atomica (AIEA) ha diffuso un rapporto secondo il quale esistono le prove che l’Iran si è adoperato per conseguire la capacità di dotarsi di armi nucleari. Israele e Stati Uniti hanno dichiarato che il rapporto dimostra che il mondo deve fare di più per fermare le ambizioni nucleari dell’Iran, e hanno chiesto sanzioni più severe contro la repubblica islamica.
Rispondendo alle domande di Pierce Morgan, della CNN, Peres ha detto d’essere convinto che l’opzione militare non debba essere l’opzione di prima scelta per contrastare la corsa dell’Iran alla bomba atomica. “Non suggerirei di iniziare immediatamente con un’operazione militare – afferma Peres – Preferirei piuttosto vedere sanzioni economiche stringenti, pressioni politiche più strette. Ma quello che manca veramente è un attacco alle basi morali dell’Iran”, un paese che Peres definisce “guasto e moralmente corrotto”. “È l’unico paese al mondo – spiega il presidente israeliano – che minaccia di distruggere un altro paese, e lo fa apertamente. Imprigionano gli oppositori, distribuiscono armamenti, incoraggiano e sostengono ogni centro terroristico in tutto il mondo”.
Peres respinge l’idea che Israele debba agire da solo per risolvere il problema del programma nucleare iraniano: “Prima di tutto – afferma – Israele starà a vedere cosa fa il resto del mondo. Non abbiamo intenzione di buttarci avanti da soli, facciamo parte della famiglia dei paesi del mondo civili e responsabili e ci aspettiamo che i leader che hanno preso un impegno [rispetto all’Iran] lo mantengano”.
Peres ribadisce anche la convinzione d’Israele che l’Iran non è un problema esclusivamente per Israele, spiegando che la minaccia della rete terroristica iraniana è di natura globale quanto lo è la crisi economica. “È un pericolo – dice Peres – e oggi il terrorismo è una questione globale, proprio come l’economia. Può colpire a New York, può colpire in Cecenia, può colpire a Mosca. È mobile e pericoloso. Quindi non penso che gli israeliani debbano sentirsi soli, sotto questo aspetto”.
All’inizio della settimana l’Iran ha ammesso per la prima volta d’essere stato vittima di un nuovo virus informatico volto a danneggiare le sue reti di computer. L’ammissione è stata fatta dal capo della difesa civile iraniana, il generale Gholam Reza Jalali, che ha dichiarato all’agenzia di stampa ufficiale iraniana che i suoi esperti informatici erano tuttavia riusciti ad identificare il virus, chiamato Duqu, e a metterlo sotto controllo.

(Da: Ha’aretz, Jerusalem Post, 15.11.11)

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