Piano Peretz e piano Livni

Dibattito fra laburistri israeliani su diversi approcci al processo diplomatico di pace

image_1541Il parlamentare israeliano Ami Ayalon ha severmante criticato la nuova iniziativa diplomatica illustrata lunedì dal ministro della difesa Amir Peretz alla riunione del gruppo parlamentare laburista. “L’approccio per fasi è destinato a fallire”, ha detto Ayalon, perché richiede che ogni fase venga completata prima dell’avvio della fase successiva. Secondo Ayalon, l’approccio prospettato invece dal ministro degli esteri Tzipi Livni (del Kadima) è migliore perchè la Livni “è giunta alla conclusione che bisogna cambiare strategia e che non si deve condizionare ogni fase alla completa cessazione delle violenze”.
In sitensi il piano illustrato da Peretz, che vuole “combinare l’iniziativa di pace saudita e la Road Map”, prevede tre fasi: stabilizzazione economica e della situazione della sicurezza, negoziati generali su soluzione permanente ed estensione della sovranità palestiese, negoziati specifici sui dettagli della soluzione permanente. Al termine dell’ultima fase si avrebbe l’attuazione degli accordi e la creazione di uno stato palestiense. Il processo potrebbe durare un certo numero di anni e dovrebbe godere del supporto della comunità internazioanle.
In alcune recenti interviste, il ministro degli esteri Tzipi Livni ha prospettato un approccio diplomatico diverso affermando che il dialogo con i palestinesi moderati dovrebbe essere avviato senza attendere che si realizzi la condizione iniziale posta dalla Road Map (cessazione delle violenze e del terrorismo). Non avviare il dialogo coi moderati, ha spiegato Livni, significa di fatto “premiare Hamas”. Secondo alcune fonti citate il mese scorso dal Jerusalem Post, il ministro degli esteri intenderebbe farsi promotorice di un piano basato sull’idea di negoziare da subito uno stato palestinese con confini provvisori, rinviandone l’applicazione sul terreno a quando i palestinesi avranno cessato le violenze e smatellato le strutture del terrorismo.
Un altro esponente laburista, Danny Yatom, ha criticato il piano di Peretz definendolo “virtuale e irrealistico”. “Finchè l’Autorità Palestinese ha due teste – ha detto Yatom, facendo riferimento alla lotta di potere fra il presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e il primo ministro Ismail Haniyeh – sarà impossibile arrivare a qualunque intesa su una soluzione permanente. Al massimo si potrà arrivare a un cessate il fuoco e al rilascio di Gilad Shalit. Peretz, come ministro della difesa, deve capire che, sinché è Hamas che guida l’Autorità Palestinese, le fasi B e C non possono essere realizzate, per cui il suo piano è un mero esercizio politico”.
Critico verso Peretz anche Ophir Pines, un altro candidato alla leadership del partito laburista, che ha accusato il ministro della difesa di incoerenza fra il piano enunciato e le scelte quotidiane del governo.
Scettico anche il vice primo ministro Shimon Peres (di Kadima, ex laburista): “Non credo che si debba venir fuori con qualcosa di nuovo ogni giorno. Si possono progettare piani tutti i giorni, ma poi bisogna anche applicarli”.
Si sono invece pronunciati a favore del piano di Peretz alcuni ministri laburisti come Shalom Simhon, che ha detto di vedere con favore “qualunque politica fondata sull’avanzamento del dialogo con i nostri vicini”, e Isaac Herzog, secondo il quale “abbiamo sempre detto che vogliamo rafforzare i moderati” e “questo piano può servire come base per una riflessione all’interno del partito laburista”.

(Da: YnetNews, israele.net, 8.1.07)
Nella foto in alto: Il parlamentare laburista israeliano Ami Ayalon