Pita o missili?

I nuovi capi arabi dovrebbero pensare all'economia, ma la loro logica potrebbe essere diversa dalla nostra.

Di Eitan Haber

image_3563Anche un bambino vede cosa sta accadendo attorno a noi: proprio sotto i nostri occhi si sta realizzando una nuova storia all’interno di paesi ostili con decine di milioni di abitanti, e noi è come se assistessimo dagli spalti al dispiegarsi degli eventi imprecando contro arbitro e giocatori. Ma in un futuro molto prossimo questo processo riguarderà direttamente la nostra vita, e la vita dei nostri figli, dei nostri nipoti e delle generazioni successive.
In questa fase l’Occidente, Israele compreso, sta dimostrando una profonda carenza di comprensione circa gli sviluppi nella galassia della Fratellanza Musulmana. Alcuni dicono che Israele non si era mai trovato in una situazione così ardua dai tempi della guerra di Yom Kippur. In ogni paese, su ogni scacchiere qualcosa sta succedendo, e noi dobbiamo farci i conti sul piano sia tattico che strategico: dobbiamo fare i conti contemporaneamente con Iran, Siria, Egitto, Libia, Yemen, Giordania, Libano (Hezbollah), Hamas nella striscia di Gaza, Autorità Palestinese in Cisgiordania, e l’elenco potrebbe continuare.
Lo stato d’Israele, in quanto parte dell’Occidente, è sotto attacco da parte della jihad globale. Ideologia e tattiche sono state importate da al-Qaeda, che non è un’organizzazione con un comandante supremo e una struttura gerarchica. È un’idea che sta conquistando il cuore di milioni di persone. Tutti i paesi musulmani della nostra regione, così come quelli più distanti, tremano di paura. In alcuni di loro, come l’Egitto, la presa del potere islamista è già avvenuta. In altri, come la Siria, è in corso una battaglia sanguinosa. Mentre Bashar Assad affonda lentamente nelle acque dell’oceano dell’estremismo islamico, dobbiamo pensare a chi gli succederà perché questi “ribelli” probabilmente porranno a Israele una minaccia ancora più grave. Sono divisi in gruppi separati e rivali che hanno una cosa in comune: il fanatismo religioso islamico che mira ad impadronirsi del mondo, o perlomeno di una sua grossa fetta. “Cristiani massacrano dei musulmani e la colpa viene data agli ebrei”, disse Ariel Sharon dopo le stragi di Sabra e Chatila in Libano. In questi giorni musulmani vengono massacrati da altri musulmani, ma chi ne pagherà il prezzo? Noi di sicuro, e non soltanto noi.
Il mondo arabo si sta spaccando in regioni e sotto-stati. A breve termine questo potrebbe darci un po’ di respiro, finché non si riorganizzeranno. Ma la storia ci ha insegnato che alla fine, quando il processo nel giro di qualche anno si sarà assestato, l’intero mondo musulmano incolperà Israele e ne farà il suo principale bersaglio.
Ovviamente Israele non può andare incontro a coloro che perseguono la sua scomparsa, ma all’interno dei gruppi rivali nei paesi arabi vi sono quelli che capiscono che la lotta per la vita di milioni di persone nei prossimi anni si giocherà verosimilmente sul piano dell’economia. Israele deve far capire a costoro che la pace con noi fa parte dell’equazione per aprire le porte alle derrate. Tanto per dire, fra setto o otto anni il signor Mohamed Morsi, in Egitto, avrà bisogno di cento milioni di focacce pita al giorno se vuole che ogni egiziano ne abbia almeno una da mangiare. Gli egiziani potranno solo sognarsi di mangiare il loro popolare piatto di mulukhiyah. Nella situazione attuale, Morsi e i capi degli altri paesi della “primavera araba” devono decidere che cosa è più importante per loro: la pita o i missili?
L’Occidente, e a quanto pare anche Israele, suppone che nei prossimi anni i capi arabi opteranno per il pane in Medio Oriente: che saranno giudicati da come affronteranno le sfide dell’economia. Il che risponde a una sana logica occidentale. Ma chi dice che la nostra logica sia anche la loro logica?

(Da: YnetNews, 11.10.12)

Nella foto in alto: Eitan Haber, autore di questo articolo