Porre fine al monopolio del petrolio: il ruolo di Israele

La tecnologia israeliana sta rivoluzionando l'uso del trasporto elettrico e dei biocarburanti

Di Emmanuel Navon

image_3035L’emergere della Cina come importante importatore di petrolio sta causando tensioni geopolitiche con gli Stati Uniti sul problema di assicurarsi le riserve di petrolio. Anche le risorse petrolifere della Russia – che spiegano significativamente la politica estera sempre più aggressiva di quel paese – costituiscono una preoccupazione per gli Stati Uniti, così come l’attesa diminuzione delle riserve di petrolio mondiali nei prossimi decenni. La soluzione di questo problema sta nel porre fine allo status monopolistico del petrolio promuovendo l’uso di biocombustibili e di elettricità per i trasporti: un campo in cui Israele può aiutare grazie alla sua avanzata posizione nella produzione delle auto elettriche e dei biocarburanti di seconda generazione.
Più di qualunque altra fonte di energia, il petrolio è al centro delle tensioni geopolitiche mondiali a causa del suo monopolio come fonte di energia per i trasporti (terra, mare ed aria). La dipendenza degli USA dal petrolio non è legata alla produzione di energia. Solo l’1-2% dell’elettricità usata negli USA è prodotta dal petrolio. Allo stesso modo, solo il 4% dell’elettricità dell’Unione Europea è prodotto dal petrolio. Poiché l’economia industrializzata non genera più elettricità a partire dal petrolio, promuovere l’energia nucleare o l’energia rinnovabile non avrebbe alcun effetto sulla riduzione della dipendenza da petrolio. Costruire più impianti nucleari, pannelli solari e pale eoliche ridurrebbe solo l’uso del carbone e del gas nella produzione di energia. Il che avrebbe un impatto positivo sull’ambiente, ma praticamente nessun impatto sul consumo di petrolio.
Gli USA sono quasi autosufficienti per la produzione di energia, ma completamente dipendenti dal petrolio importato per i trasporti. Anzi, l’America dipende dalle importazioni di petrolio più oggi di 40 anni fa, a causa del declino nella produzione nazionale. Nel 1973, gli USA importavano il 35% del consumo di petrolio; nel 2007, il 60%.
Il solo modo per ridurre davvero la dipendenza da petrolio in un paese come gli USA è cambiare la fonte di energia usata dai motori.
Ci sono due alternative realistiche: elettricità e biocarburanti. Mentre l’idrogeno appare sulla carta come una terza alternativa, è ancora poco pratico e troppo costoso. L’idrogeno non è disponibile in natura in forma utilizzabile e deve quindi essere separato dai materiali (come acqua, gas naturale o carbone) di cui solo una parte viene usata come carburante.
A tal proposito, la tecnologia israeliana sta rivoluzionando l’uso dei trasporti elettrici e dei biocarburanti. Lo scienziato Yitzhak Barzin ha fondato nel 2002 GreenFuel, una compagnia che produce carburante biologico dalle alghe. Nel 2007 l’imprenditore Shai Agassi ha fondato Better Place, con l’obiettivo di promuovere le auto elettriche in tutto il mondo. Nel gennaio 2008 Better Place ha firmato un accordo di partnership con Renault-Nissan per lanciare un nuovo progetto di auto elettrica. Renault-Nissan sta costruendo i veicoli mentre Better Place fabbrica la griglia elettrica di ricarica, che permetterà ai suoi clienti di ricaricare ovunque parcheggino. Ancora più interessante, le stazioni di cambio batteria permetteranno ai conducenti di cambiare semplicemente la loro batteria scarica con una a piena carica in meno tempo di quanto ci vorrebbe per riempire un serbatoio di benzina. Queste stazioni saranno frequenti come i distributori di benzina, e il cambio di batteria non richiederà alcun costo supplementare, in quanto il cliente paga solo il chilometraggio.
Sebbene Israele sia tra i primi e principali “paesi test” di Better Place (la compagnia sta anche implementando il modello in Danimarca e alle Hawaii), il governo ha fatto troppo poco per promuovere i biocarburanti. Per contro, l’UE e gli USA hanno adottato politiche che rendono obbligatorio l’uso dei biocarburanti. La direttiva della Commissione Europea sull’energia rinnovabile richiede che il 10% dei carburanti nella UE sia composto di biocarburanti entro il 2020. Molti degli aerei leggeri fabbricati in Europa utilizzano ora bio-diesel, per ragioni sia di costo che di qualità dell’aria. La US Air Force sta introducendo l’uso di carburanti sintetici fatti da gas derivato da carbone o biomassa. Lo scopo è quello di utilizzare una miscela 50:50 di carburante sintetico e tradizionale da jet per metà delle necessità dell’aviazione entro il 2016. E la Marina americana sta testando biocarburanti nelle turbine delle navi. Recentemente ha anche lanciato una nave d’assalto anfibia che funziona con un motore elettrico a bassa velocità. L’ambizione della Marina USA è di costruire navi completamente elettriche.
Israele è certamente consapevole della necessità di detronizzare il petrolio, e ha recentemente preso iniziative in questa direzione (come il lancio della conferenza annuale internazionale sull’energia rinnovabile nel 2007, la fondazione dell’Institute for Renewable Energy Policy all’IDC nel 2008 e la costituzione di una commissione nazionale per la sostituzione dei carburanti fossili nel 2009). Lo scorso settembre il governo israeliano ha deciso di investire quasi 200 milioni di shekel (45 milioni di euro) nei prossimi 10 anni in Ricerca e Sviluppo allo scopo di creare alternative al petrolio (il piano prevede che i fondi del governo siano integrati da donazioni del settore privato per circa 180 milioni di shekel – 38 milioni di euro – l’anno).
Per evitare i rischi di una dipendenza esclusiva dalle auto elettriche (un blackout causato da disastri naturali potrebbe bloccare i trasporti in intere regioni), i veicoli elettrici ibridi plug-in, che vanno a elettricità ma continuano a funzionare automaticamente con carburante liquido (compreso il biocarburante) quando la carica elettrica si è esaurita, diventeranno probabilmente i più diffusi veicoli del futuro. E poi, sostituire le auto a benzina con quelle elettriche riduce solo parzialmente la dipendenza mondiale dal petrolio, a causa del massiccio uso di petrolio da parte di navi e aerei (sia civili che militari). Di qui, l’importanza dei biocarburanti. La controversia sui biocarburanti è troppo ampia e complessa per essere discussa qui. Un’osservazione importante, però, è che essi non hanno bisogno di essere prodotti dalle coltivazioni alimentari. I biocarburanti di seconda generazione sono prodotti da scorie, alghe e vegetazione non commestibile. Un esempio è l’etanolo cellulosico. Un altro esempio sono le alghe, che raddoppiano la loro massa ogni poche ore e producono 30 volte la produzione di olio dei girasoli per acro. Inoltre, le alghe divorano il diossido di carbonio, il principale colpevole del riscaldamento globale. Coltivare le alghe permette la produzione di biocarburante. Rimane tuttavia curioso il fatto che i biocarburanti sono praticamente inesistenti sulla scena dei trasporti israeliani. Il governo dovrebbe essere più attivo al riguardo.
Contribuendo a spezzare il monopolio del petrolio nei trasporti, Israele non solo rafforzerà il proprio valore strategico di fronte a USA ed Europa, ma potrebbe anche fornire ai suoi vicini produttori di petrolio una buona ragione per essere più pragmatici.

(Da: Jerusalem Post, 11.10.10)