Prevedere il tasso di efficacia della chemioterapia

Potrebbe essere presto possibile grazie a una nuova metodica messa a punto da ricercatori del Weizmann di Rehovot.

image_1196Gli scienziati dell’Istituto Weizmann (Rehovot, Israele) hanno trovato un metodo per prevedere il successo della chemioterapia che indica quanto facilmente il farmaco può essere fatto penetrare nel tumore.
I farmaci della chemioterapia, somministrati per via endovenosa, sono il fondamento della lotta contro il cancro. Ma i medici sanno che a volte questi farmaci rappresentano una cura efficace, e altre volte no. Come trasformare in successi alcuni di questi fallimenti? Un’équipe di scienziati dell’Istituto Weizmann, guidati dalla professoressa Hadassa Degani del Dipartimento di Regolazione Biologica, ha approntato un metodo non invasivo, a base MRI, per prevedere possibili problemi. I risultati dei loro studi sugli animali, che compaiono sulla rivista Cancer Research, potrebbero in futuro influenzare le cure per milioni di malati di cancro.
Le iniezioni endovenose si basano sul fatto che il flusso sanguigno porti i farmaci dove sono necessari. Normalmente un materiale come un farmaco di chemioterapia penetra in un tessuto secondo il principio del livellamento della concentrazione: il materiale si diffonde da un’area di alta concentrazione ad una di bassa concentrazione finché la concentrazione diventa uguale dappertutto. Tuttavia, in alcuni tipi di cancro, anche se il materiale “vuole” espandersi in modo regolare, i fluidi nel tumore possono esercitare una pressione per impedirlo. Quando la pressione interna creata da questi fluidi sale oltre un certo livello, agisce come una barriera che impedisce ai farmaci e ad altri materiali di penetrare nel tumore.
Il metodo sviluppato dagli scienziati del Weizmann può misurare, con uno scan MRI non invasivo, se la pressione dei fluidi nei tessuti cancerogeni si trova a livelli che potrebbero rendere inefficace la chemioterapia. La loro ricerca, che ha condotto a questo metodo, è stata compiuta con l’attrezzatura per l’imaging della risonanza magnetica (MRI) simile a quello che si trova negli ospedali e nelle cliniche. Un agente di contrasto spesso impiegato nella MRI è stato usato al posto dei farmaci della chemioterapia, e questo materiale è stato iniettato in topi speciali affetti da tumori diversi. L’équipe ha creato degli algoritmi informatici (istruzioni per il computer) che hanno permesso di verificare il collegamento tra la quantità di materiale che si è fatto strada nel tumore e la pressione dei fluidi all’interno del tessuto tumorale. La ricerca dell’équipe dell’Istituto Weizmann, oltre a quella di altri gruppi di ricerca, dimostra che questo rapporto può variare da un animale all’altro, da un essere umano all’altro e perfino da un tessuto all’altro nello stesso animale.
La professoressa Degani dice che, idealmente, la pressione dei fluidi all’interno dei tessuti tumorali dovrebbe essere controllata usando il metodo trovato da lei e dalla sua equipe prima che il paziente inizi la chemioterapia. Se si scopre che la pressione è alta, potrebbe essere possibile ridurla in vari modi, per esempio con farmaci simili a quelli usati per abbassare la pressione sanguigna. Il metodo, se si dimostrasse utile nelle prove cliniche, potrebbe avere il potenziale per aumentare in modo significativo il tasso di successo della chemioterapia.
La ricerca della professoressa Degani è finanziata da numerosi Istituti e da privati, in Israele e negli Stati Uniti.
L’Istituto Weizmann per le Scienze di Rechovot è una delle massime istituzioni al mondo per la ricerca multidisciplinare. Famoso per la sua ampia esplorazione delle scienze naturali ed esatte, l’Istituto ospita 2.500 tra scienziati, studenti, tecnici e staff di supporto. Gli sforzi di ricerca dell’Istituto comprendono il tentativo di trovare nuovi modi per combattere le malattie e la fame, esaminando questioni fondamentali in matematica ed informatica, sondando la fisica della materia e l’universo, creando nuovi materiali e sviluppando nuove strategie per proteggere l’ambiente.

(Da: Weizmann Institute of Science, 24.04.06)

Nella foto in alto: la prof. Hadassa Degani del Dipartimento di Regolazione Biologica (Istituto Weizmann)