Primo, ripristinare la corretta catena di comando

Il successore di Halutz dovrà poter contare su una dirigenza politica capace di dare gli ordini giusti

Da un articolo di Anshel Pfeffer

image_1551Sebbene il capo di stato maggiore risponda in primo luogo al ministro della difesa, il generale Dan Halutz ha deciso di inoltrare la sua lettera di dimissioni direttamente al primo ministro. Quest’ultimo gesto della sua carriera non è che l’ennesimo sintomo di tutto ciò che è andato storto nel rapporto fra gli alti comandi delle Forze di Difesa israeliane e l’attuale dirigenza politica.
Halutz non era stato nominato capo di stato maggiore perché il governo pensava che fosse un’idea brillante avere per la prima volta a capo delle forze armate un comandante dell’aviazione, ma perché Ariel Sharon lo aveva scelto personalmente. Sharon aveva aggirato l’allora ministro della difesa Shaul Mofaz, politicamente debole, e aveva nominato il generale che riteneva a lui più fedele, e che avrebbe attuato alla lettera il piano di disimpegno dalla striscia di Gaza e gli altri piani che Sharon aveva in cantiere.
Sharon elusa la gerarchia mettendo il suo uomo a capo dell’esercito. La cosa poteva funzionare finché era lui in carica. Ma quando Sharon venne sostituito da un primo ministro senza esperienza militare e da un ministro della difesa che non avrebbe mai voluto essere tale, la catena di comando divenne risultò totalmente squilibrata.
Con Ehud Olmert e Amir Peretz formalmente suoi superiori, Halutz iniziò a sentirsi l’unico adulto rimasto ad occuparsi della sicurezza di Israele. La cattiva conduzione della guerra contro Hezbollah in Libano, a quel punto, è stata una prevedibile, tragica conseguenza.
Ancor prima che la Commissione Winograd diffonda il suo primo rapporto provvisorio, è chiaro che le unità combattenti israeliane, nonostante alcune defaillance secondarie sul terreno, hanno dato buona prova di sé nei combattimenti. Ciò che è miseramente mancata è stata una chiara direzione di marcia dall’alto. Cinque mesi dopo la fine della guerra ancora non sappiamo quali fossero esattamente gli esatti obiettivi militari indicati alle forze armate, non c’è accordo sulla questione se reagire all’aggressione Hezbollah con una offensiva a tutto campo sia stata la mossa giusta, né chi abbia realmente vinto una guerra che, non a caso, è ancora senza un nome.
Queste confuse conseguenze sono frutto diretto dell’incapacità della leadership politica di produrre una coerente strategia durante la guerra, e dell’incapacità del capo di stato maggiore di sottoporre all’approvazione politica le opzioni militari sul tappeto.
Il successore di Halutz avrà due urgenti compiti da assolvere nei primi mesi del suo incarico. Primo, dovrà tradurre in pratica la lezione tratta dalla condotta dell’esercito durante la guerra. Halutz ha fatto il primo passo creando una quarantina di comitati incaricati di valutare la performance dell’apparato militare ad ogni livello.
Sul secondo obiettivo, invece, il successore non potrà contare sull’aiuto lasciato da Halutz: dovrà riportare gli alti comandi delle Forze di Difesa israeliane nella loro appropriata posizione, che è quella di eseguire le direttive del governo eletto. Ma non potrà farlo senza una leadership politica che capisca le questioni militari e che sia capace di dare gli ordini giusti.

(Da: Jersualem Post, 17.01.07)