Putin deve capire che Israele non può tollerare una presenza militare iraniana ai suoi confini

I nuovi equilibri di potere che russi e iraniani stanno stabilendo in Siria aprono un capitolo nuovo nella burrascosa storia degli sforzi di Israele per neutralizzare le minacce alla sua esistenza

Di Eyal Zisser, Shimon Shiffer

Eyal Zisser

Scrive Eyal Zisser: «Da quando le forze russe sono entrate in Siria, due anni fa, per combattere a fianco del presidente siriano Bashar Assad, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente russo Vladimir Putin hanno preso l’abitudine di incontrarsi ogni pochi mesi per garantire il pieno coordinamento tra i due governi e fra i comandi militari dei due paesi allo scopo di evitare qualsiasi attrito indesiderato. Il successo di questi sforzi è indiscutibile, come dimostra il fatto che i russi hanno fatto quello che volevano in Siria e sono riusciti a domare la ribellione contro il regime di Damasco, mentre Israele ha mantenuto piena libertà operativa quando ha ritenuto necessario agire, ad esempio per colpire convogli di armi iraniane dirette a Hezbollah.

Il principale problema di Israele, comunque, non è mai stata la presenza della Russia in Siria, bensì la presenza dell’Iran e di Hezbollah, gli alleati di Mosca nella campagna per salvare il regime di Assad. Su richiesta dei russi, l’Iran ha gettato nello scontro decine di migliaia di combattenti: truppe iraniane, miliziani Hezbollah e volontari sciiti da un po’ tutto il Medio Oriente. Questi contingenti rappresentano attualmente una notevolissima forza di combattimento schierata sul campo di battaglia siriano. Ora però, mentre la guerra sembra volgere al termine con la vittoria di Putin, Assad e degli iraniani, in Siria inizia una nuova lotta per il controllo e il predominio.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente russo Vladimir Putin, mercoledì a Sochi

In questa lotta di potere, Iran e Hezbollah hanno la meglio per via della loro presenza militare sul campo. Il loro obiettivo è chiaro: trasformare la Siria in una base operativa avanzata per minacciare e forse anche colpire Israele, cosa che hanno già tentato di fare in numerose occasioni lungo i confini settentrionali dello stato ebraico. Secondo notizie recenti giunte dalla Siria, gli iraniani stanno cercando di costruirvi basi militari e Teheran ha già avviato la costruzione di un impianto di produzione di missili per Hezbollah nel nord-ovest del paese.

E’ chiaro che Israele non può tollerare una presenza militare iraniana ai suoi confine, e neanche più all’interno della Siria. I russi non sembrano capire appieno questa esigenza. Sono disposti ad allontanare gli iraniani dal confine israeliano, ma hanno bisogno degli iraniani nel paese per garantire il proseguimento della stabilità imposta in Siria. Pertanto, il compito che attende Netanyahu nei suoi incontri con Putin è quello di far capire la posizione di Israele. Compito particolarmente importante alla luce della mancanza di volontà da parte di Washington di svolgere un qualsiasi tipo di ruolo nella definizione del futuro della Siria.» (Da: Israel HaYom, 23.8.17)

Shimon Shiffer

Scrive Shimon Shiffer: «Il primo ministro Benjamin Netanyahu si vanta spesso dei suoi stretti rapporti con i suoi amici, il presidente russo Vladimir Putin e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Ma cosa può concretamente ottenere Israele da questi stretti legami circa il teatro siriano?

Netanyahu, ha spiegato il suo ufficio, è andato nella città russa di Sochi per incontrare Putin e discutere con lui delle preoccupazioni di Israele circa l’intesa che prende forma fra russi e americani per porre fine alla guerra civile in Siria, e che si prevede lascerà Assad al potere e favorirà gli interessi di Iran, Hezbollah e milizie sciite. In effetti, dopo tutti gli incontri di coordinamento e i colloqui al vertice degli ultimi anni tra Netanyahu e Putin, Israele rischia di ritrovarsi sotto la minaccia diretta dell’esercito delle Guardie Rivoluzionarie iraniane che stazionerà ai suoi confini sulle alture del Golan. Israele si troverà così a fronteggiare sulla porta di casa la minaccia di nuovi razzi che verrebbero fabbricati nell’impianto che Teheran ha costruito per Hezbollah nei pressi di Aleppo. E si troverà a fronteggiare la minaccia di migliaia di combattenti dalle milizie sciite afghane e pakistane.

Ciò pone la questione di come Israele intenda garantire i suoi interessi vitali in questo nuovo Medio Oriente, in cui gli attori in controllo della situazione si profilano essere Russia e Iran. Netanyahu non si aspetta di ricevere una mano dall’amico Trump: gli Stati Uniti sotto la sua presidenza non hanno una vera presenza nella guerra civile siriana, né mostrano di avere alcun particolare interesse ad aiutare i loro alleati. Anche se gli americani hanno colpito obiettivi del regime dopo che Assad aveva usato armi chimiche, tutto ciò che Trump sta realmente facendo è continuare la politica del suo predecessore Obama: coinvolgimento limitato nelle zone di conflitto.

Miliziani sciiti iracheni e libanesi della Brigata Hussein con un prigioniero dell’Esercito Libero Siriano, prevalentemente sunnita, ad Hatita, presso Damasco

E così, per quante linee rosse Israele abbia fissato, si trova da solo a difenderle. Durante i combattimenti in Siria, Israele ha messo in chiaro che ogni tentativo iraniano di trasferire missili e altre armi strategiche a Hezbollah avrebbe incontrato una reazione decisa. In effetti, il comandante dell’aviazione a fine incarico Amir Eshel ha rivelato che i jet israeliani hanno condotto più di cento raid aerei, distruggendo i convogli di armi in marcia verso il Libano. Negli ultimi anni questi attacchi sono stati resi possibili dai protocolli di coordinamento sviluppati tra Forze di Difesa israeliane ed esercito russo allo scopo di evitare incomprensioni e scontri accidentali. I protocolli di coordinamento si sono dimostrati indubbiamente efficaci. Ma cosa farà Israele quando gli iraniani consolideranno il loro controllo sull’area? Netanyahu fisserò nuove linee rosse? Sandy Berger, consulente per la sicurezza nazionale americana nell’amministrazione Clinton, diceva che il problema degli israeliani è che ogni linea rossa che fissano si scolora rapidamente in una linea rosata. Netanyahu potrebbe scoprire che anche le sue linee rosse stanno perdendo forza alla luce dei nuovi nuovo equilibri di potere che il suo amico Putin sta stabilendo nella zona, insieme agli iraniani. E questo sarà il preludio di un capitolo completamente nuovo nella burrascosa storia degli sforzi di Israele per neutralizzare le minacce alla sua esistenza.» (Da: YnetNews, 23.8.17)