Putin paga palestinesi dei campi in Libano per combattere in Ucraina

Arruolati palestinesi di Fatah e Fplp, ma anche libanesi del filo-iraniano Hezbollah e militari siriani agli ordini di Mosca

Di Majdi Halabi/The Media Line

Majdi Halabi, autore di questo articolo

Fonti della sicurezza del governo libanese citate da Media Line affermano che palestinesi residenti in Libano vengono arruolati come mercenari per combattere in Ucraina agli ordini della Russia. Stando alle fonti, l’opera di reclutamento viene svolta da attivisti affiliati all’ambasciata palestinese in Libano.

La maggior parte dei palestinesi schierati in prima linea in Ucraina proviene da Ain al-Hilweh, il più grande campo palestinese in Libano, poco a sud della città portuale di Sidone. Secondo quanto riferito, gli arruolati sarebbero soprattutto membri del movimento politico Fatah, che fa capo al presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen, nonché di altre organizzazioni armate come il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Agli arruolati verrebbe riconosciuto da enti russi una paga mensile (350 dollari) e un compenso per le famiglie, in cambio dell’impegno a combattere nel conflitto in Ucraina per conto delle forze russe.

Secondo le fonti della sicurezza libanese, il reclutamento di palestinesi e altri viene effettuato in coordinamento con l’organizzazione sciita libanese Hezbollah, sostenuta dall’Iran. Anche Hezbollah starebbe attivamente arruolando suoi giovani sostenitori per assistere i russi nella guerra in Ucraina, in particolare quelli esperti nell’utilizzo di droni e quelli che hanno fatto esperienza nella guerriglia in aree urbane.

Riad Kahwaji, un eminente studioso libanese di questioni di sicurezza e difesa che risiede a Dubai, ha dichiarato a Media Line che il reclutamento di palestinesi dal Libano è plausibile. “Non ho informazioni specifiche in merito – ha detto – ma non sorprende che accadano queste cose perché nei campi palestinesi non c’è lavoro per i giovani”.

Aprile 2022: manifestazione a sostegno della Russia su una spiaggia di Beirut. Le candele formano la scritta “Per la Russia!”

Non è chiaro esattamente quanti palestinesi sarebbero stati reclutati per combattere per conto della Russia, ma si pensa che circa 300 individui abbiano già completato un rapido addestramento in Russia e siano stati mandati in prima linea. Stando a quanto riferito, nel campo profughi di Ain al-Hilweh un altro gruppo di circa 100 combattenti aggiuntivi è in fase di organizzazione e preparazione per essere dispiegati nel prossimo futuro.

Muhammad Sarmini, direttore dell’Abaad Center for Strategic Studies con sede a Londra e Istanbul, ha dichiarato a Media Line che dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, a fine febbraio 2022, la Siria ha utilizzato due percorsi per reclutare combattenti che andassero a unirsi alle truppe d’invasione russe.

La prima strada è il reclutamento tramite il gruppo Wagner, unìorganizzazione paramilitare (mercenaria) che si ritiene sia stata fondata da Dmitry Valerievich Utkin, un ex ufficiale delle forze speciali della Direzione principale dell’intelligence russa (GRU). Emissari del gruppo Wagner (che opera di fatto agli ordini di Mosca) hanno reclutato combattenti nelle regioni lungo la costa siriana con un’alta popolazione di giovani palestinesi. Il processo di reclutamento è stato condotto da emissari all’interno della base aerea di Khmeimim, un’installazione controllata dai russi vicino alla città portuale nordoccidentale di Latakia.

La seconda strada prevede l’invio di combattenti delle forze regolari siriane, in particolare delle unità militari supervisionate dalla Russia come la 25esima Divisione Operazioni Speciali, agli ordini del generale Suhail Al-Hassan. Secondo Muhammad Sarmini, questi combattenti d’élite sono ben remunerati per entrare in zona di guerra, percependo fino a 500-700 dollari al mese, una somma molto alta per gli standard siriani.

La decisione della Russia di reclutare combattenti siriani mira a due obiettivi: aumentare il numero di effettivi agli ordini di Mosca in Ucraina e attestare la lealtà del regime di Bashar Assad, che non sarebbe sopravvissuto fino ad oggi senza il sostegno russo.

Interpellata, l’ambasciata palestinese in Libano si è rifiutata di rilasciare commenti sulla questione, limitandosi ad affermare di non avere alcun collegamento con il conflitto in Ucraina.

(Da: Jerusalem Post, 28.2.23)