Quale confine fra Siria e Israele?

La posizione siriana non è affatto ovvia e la gente dovrebbe esserne informata

Da un articolo di Shlomo Avineri

image_1562Il dibattito pubblico sui negoziati con la Siria è di solito veemente e ideologico, ma spesso ignora i semplici dati di fatto che delineano la storia, sinora, dei rapporti fra Israele e Siria. La cosa vale anche per il modo in cui sono stati presentati all’opinione pubblica i particolari dei recenti colloqui privati fra il signor Alon Liel e un personaggio siriano-americano.
La principale materia del contendere nei precedenti negoziati con la Siria ruotava intorno ai futuri confini. L’offerta più generosa avanzata finora da Israele ai siriani è stata la disponibilità ad abbandonare le alture del Golan con la volontà di ritirarsi – pur stabilendo al contempo misure di sicurezza, sulle quali non ci soffermeremo in questa sede – fino al confine internazionale fra la Siria e quello che era il territorio pre-Stato di Israele. Si tratta dell’unico confine nella zona che goda di una legittimità internazionale, e va notato che il ritorno al confine internazionale costituisce la chiave di volta anche degli accordi di pace con Egitto e Giordania. La posizione della Siria è differente. Damasco non fa riferimento al confine internazionale e chiede invece il ritorno alla linea armistiziale rimasta in vigore fino al 4 giugno 1967.
Molti vedono il contenzioso fra le due posizioni come una controversia su pochi chilometri o addirittura pochi metri di territorio, ma non è esattamente così. La linea d’armistizio con la Siria rispecchiava le conquiste ottenute da Damasco durante la guerra d’Indipendenza d’Israele. Nonostante i siriani alla fine siano stati respinti, il loro attacco all’interno di Israele nel 1948 permise a Damasco di trattenere tre enclave che appartenevano al territorio pre-Stato di Israele: nelle adiacenze del torrente Dan presso una delle sorgenti del fiume Giordano; in una breve estensione a ovest del Giordano presso il moshav Mishmar HaYarden, e sul lato orientale del Lago di Tiberiade compresa l’area di Mevo Hama.
Nonostante queste aree venissero smilitarizzate, esse non vennero mai restituite al controllo di Israele e per anni rappresentarono una fonte di dispute infinite. A causa loro, Israele non aveva accesso alla riva nord-orientale del lago di Tiberiade (che, secondo il confine internazionale, dovrebbe essere invece un lago interno israeliano) né all’area di Mevo Hama.
Dunque la Siria non sostiene semplicemente che Israele dovrebbe ritirarsi dalle Alture del Golan, territorio che è senza dubbio siriano. La Siria chiede anche un ritorno alla linea ’49-‘67che lasciava nelle sue mani quelle enclave (piccole, ma di grande importanza – si pensi anche solo al controllo delle acque) che appartenevano al territorio pre-Stato di Israele e che avrebbero dovuto entrare a far parte del territorio israeliano.
V’è motivo di pensare che l’atteggiamento di non riconoscere in generale i confini internazionali nell’area sia ciò che sta dietro alla percezione siriana, che considera i nazionalismi arabi come dettati dall’imperialismo occidentale dopo la prima guerra mondiale: dopotutto la Siria non riconosce nemmeno il confine con il Libano come un vero confine internazionale, tant’è che a tutt’oggi Damasco non riconosce il Libano come uno stato indipendente e sovrano.
È ragionevole supporre che questa sia anche la posizione siriana circa il confine internazionale fra la Siria e il territorio pre-Stato di Israele. Per questo – e non solo per ragioni territoriali – la Siria insiste sulle linee del 4 giugno 1967. Ecco da dove nasce il suo rifiuto di dichiarare esplicitamente che il villaggio di Ghajar cade all’interno del territorio libanese.
Su un altro piano ciò significa che la Siria, che non riconosce legittimità all’occupazione israeliana delle alture del Golan nel 1967, sostiene invece la legittimità delle sue conquiste del 1948.
Un resoconto di ciò che sembra sia stato concordato nei colloqui privati del signor Liel indicava concisamente l’abbandono del Golan e il ritorno alle linee del 4 giugno 1967. Dalla mappa allegata al resoconto sembra di capire che anche l’area attorno a Mishmar HaYarden, situata a ovest del fiume Giordano, dovrebbe passare alla Siria. Questo non significa “scendere dal Golan” ma molto di più, e cioè una testa siriana a ovest del Giordano e all’interno del territorio pre-Stato di Israele compreso ciò che appartiene a Mevo Hama.
Può darsi che qualcuno lo ritenga un giusto prezzo in cambio della pace con la Siria: è una questione su cui si può discutere. Ciò che invece è fuori discussione è che, nei colloqui privati condotti dal signor Liel e dai suoi fautori, la posizione siriana sul territorio sia completamente e incontestabilmente accettata. L’opinione pubblica israeliana dovrebbe esserne informata.

(Da: YnetNews, 24.01.07)